Un’ottima annata quella che porta la data del 2015. Ottima in generale ma in particolare per il Brunello di Montalcino che sembra aver trovato una coerenza generale, segno che quando l’uva è sana, il lavoro in cantina è solo un accompagnamento. Vincono dunque l’eleganza e la finezza nel 2015, mentre l’opulenza riscontrata in altre annate è rara, ma questo davvero non sembra un di meno per un millesimo che si fa bere, è immediato, con vini già pronti e godevoli. 2015: eleganza, finezza, prontezza di beva Personalmente ho ritrovato il mio Brunello, con quelle fini speziature animali in molti campioni, l’intensità del frutto e in molti casi quei tannini perfettamente levigati dentro a un sorso di piacevole pregnanza. Certamente il 2015 sarà un’annata di riserve, che nel 2014 sono state pochissime, per cui rimandiamo al prossimo anno. Le aziende migliori? Tante, sui 143 campioni assaggiati alla cieca. Ora, se la soglia delle eccellenze (dai 4* in su) ha interessato più del 60% dei campioni, tanto per intenderci, l’asticella delle cantine che andiamo a citare in questo articolo necessariamente si alza, per evitare di fare un elenco lunghissimo. Quindi ecco i migliori assaggi, che sono arrivati alla soglia dei 5*, partendo da un gruppo di cantine a noi nuove, rispetto al riconoscimento Top Hundred, che saranno prese in considerazione per il prossimo Golosario 2021.
Brunello di Montalcino 2015: le scoperte
La prima è la Fornacella, che aveva pienezza e mineralità, ma anche una complessità evidente data dalle sue note animali. Un bel campione. Sorpresa inaspettata la lettura del nome La Colombina, per il campione che ha avuto i 5* della perfezione. Bel naso, fine, frutta speziata e un equilibrio in bocca esemplare con tannini ben levigati. Un prototipo davvero tipico di questa annata che conferma la piacevolezza della bevuta.
Bene anche il Brunello di Montalcino 2015 de
La Fiorita che aveva anche note mandorlate. Una frutta vinosa ha accompagnato l’assaggio de
La Magia, mentre la filigrana l’abbiamo trovata nel
Paradiso di Cacuci col suo sorso pieno e di carezzevole tannicità.
Bell’equilibrio nel Brunello di
Piancornello e una speziatura tipica che vira a sentori animali con il Brunello di
Renieri. Sorpresa poi nel leggere il nome di
Roberto Cipresso che esce per la prima con un Brunello di Montalcino tutto suo davvero esemplare: sul mio taccuino ho scritto “
ha tutto quello che deve avere un Brunello elegante” con il bagaglio di ricchezza che consente questa annata. Ottimo il Brunello dell’azienda
San Giacomo, che spicca per la freschezza alla fine di un sorso complesso. Decisamente pieno il Brunello di
San Carlo. Nuovo per noi è poi
Casisano, una cantina che ci ha fatto conoscere un Brunello con note balsamiche e un finale giustamente tannico di lunga persistenza.
Roberto Cipresso
Brunello di Montalcino 2015: le conferme
Bene, ed ora le conferme, che in un’annata così importante sono state tante, per cui le cantine che citiamo, con mia grande soddisfazione, sono quelle che hanno raggiunto il punteggio che sta intorno ai 5*. Iniziamo dal fondo questa volta, per andare al campione 141: Ciacci Piccolomini d’Aragona, bravi! Si impone anche il Castello di Romitorio e l’ottima Carpineto, che in queste anteprime si è sempre distinta, nel Chianti come nel Vino Nobile, ma qui con il Brunello ci ha dato forse il meglio con un bicchiere ricco già al naso, rotondo e pieno.
Felici di annoverare anche quest’anno, fra i top,
Caprili e poi un tris di storici come
Argiano,
Caparzo e
Agostina Pieri che spicca per le note fruttate e animali insieme ed è ricco quanto basta per farsi bere con voluttà. Notevole il Brunello di
Villa i Cipressi che ci fa pensare a un versante di Montalcino benedetto dalla buona sorte. Via con un altro tris di conferme:
Tenuta di Sesta con un Brunello fragrante, la
Tenuta la Fuga, esemplare al naso e infine
Le Potazzine con quella speziatura delle grandi annate che qui interpretano in maniera magistrale.
Eccoci poi all’affermazione di un nostro amore, che è
Ridolfi e di un grande del territorio come
Salvioni. Leggere poi il nome di
Podere Brizio, nostro top hundred di tanti anni fa, fra i Brunello setosi e balsamici ci ha fatto piacere, a conferma di una storia che prosegue. E ottimo anche il Brunello di
Pian delle Vigne che ha profondità ed equilibrio, così come il Brunello di
Mastrojanni che è un esemplare di tipicità davvero notevole: note calde animali e tannini finissimi.
Evviva per il Brunello di
Lambardi (e che gioia vederlo spiccare, essendo affezionati da tanti anni al suo lavoro) e per quello del
Marroneto. Non male
Greppone Mazzi e
Il Poggione (ma potevano smentirsi questi giganti?) Ampio lo spettro aromatico al naso del Brunello di
Fuligni, mentre il campione di
Fattoi si è distinto per la sua mineralità. E infine, anche se è stato il primo dei Brunello assaggiati che poi abbiamo voluto riassaggiarlo per avere conferma di quella pienezza immediata è il Brunello di Montalcino 2015 di
Col d’Orcia, grande come e più di sempre. Anche il colore non troppo carico è coerente nel presentare la sua bella stoffa. Si può dire, anche se non li dico mai, che la scalarità del sorso che termina con quei tannini precisi mi ha portato a un vino croccante. Evviva il Brunello di Montalcino 2015!