Una riapertura davvero molto attesa quella del ristorante Due Palme di Centallo, locale ben noto soprattutto a partire dagli anni '60 del secolo scorso anche fuori dai confini della "Granda".
Piuttosto frequente infatti vedere seduti alle sue tavole volti noti del calcio, dell'imprenditoria e della politica nazionali, attirati dai piatti della tradizione piemontese e, in particolare, dall'inarrivabile "riso mantecato al fondo bruno".
Con duecento anni ininterrotti di storia alle spalle, anche per quello che era all'inizio soltanto un luogo di ricovero per "cavalli e vetture" arriva, inevitabile, il giorno della chiusura: nel 2019 Ernestina Alladio Dalmasso, quinta generazione "con le mani in pasta", lascia a malincuore la guida dell'attività per "raggiunti limiti d'età". Proprio questa eredità ora viene raccolta da Valerio Reynaudo, chef giovane d'età ma non certo d'esperienza. È lui che, affiancato in sala dalla moglie Ana Paula, si è gettato con entusiasmo in questa sicuramente impegnativa avventura. Anche per noi, golosi impenitenti, difficile non lasciarsi tentare dalla novità.
Eccoci allora qui, seduti a una delle tavole ben apparecchiate di una delle
due salette ristorante aperte per il servizio normale (per occasioni speciali gli spazi non mancano). Gli arredi, perfettamente conservati, raccontano di un passato che molti di noi, diversamente giovani, ancora ben ricordano: pavimenti di cotto scuro lavorato, alta boiserie alle pareti, doppia tovaglia rigorosamente bianca, pochi mobili severi ed essenziali.
In apertura, piemontesissimo appetizer la classica, e buona, giardiniera, cui facciamo seguire un'ottima
insalata di nervetti, cipolla e misticanza
e un morbido e croccante
batsuà e verdure in carpione: saggio equilibrio tra la dolcezza della carne e la giusta punta di acidità delle verdure che l'accompagnano.
Dopo un assaggio di
tortello ripieno all'amatriciana su crema di pecorino stagionato, esplosivo e davvero radioso excursus fuori dai confini regionali,
ecco arrivare il
riso Acquarello mantecato al fondo bruno. Per noi, che non abbiamo metro di paragone con i miti del passato, un giudizio radioso arriva da sé, e senza forzatura alcuna, per questo piatto dal perfetto punto di cottura del riso, cui la mantecatura regala una cremosità appena addensata e dal gusto non troppo aggressivo.
Eccellente secondo la
costoletta di agnello alla Villeroy, la cui ottima materia prima, felicemente accompagnata da una per nulla scontata purea di patate, consente di gustare anche il delizioso grasso che lega la carne all'osso.
Di nuovo radiosa la
finanziera, preparazione sempre più rara, che qui si esprime in un grande equilibrio di consistenze e sapori, morbidi e sostenuti, e in un sapiente uso dell’aceto, al palato poco più che accennato ma capace di riemergere nel retrogusto con una piacevole persistenza.
Come non concludere con un dolce ricordo? Amalgama perfetto di consistenze e sapori per lo
spumone alla nocciola e salsa al cioccolato caldo
e felice ritorno all'infanzia lo
zabajone al cubo, soffice, cremoso e biscottato.
Carta dei vini, già ricca e interessante ma che promette di crescere ancora, dagli onesti ricarichi e con possibilità di buone scelte a bicchiere.
Ottimo rapporto qualità/prezzo e alta qualità della materia prima che previlegia i prodotti del territorio per la cucina di un ristorante che non ha però dimenticato la grande tradizione delle osterie d'antan.
Due Palme
via Busca, 2
Centallo
Tel. 01711891743