È stato presentato martedì 24 ottobre all'Agriturismo La Pedruscia di Civo (SO) il progetto Val3Ciuta, finanziato con fondi Pnrr da Regione Lombardia, per studiare le tre attitudini della pecora Ciuta: la produzione di lana, di carne e latte.
Un passaggio fondamentale per valorizzare questo meraviglioso animale e dare continuità al lavoro svolto dagli allevatori custodi, che dal 2013 sostengono il progetto di mantenimento della razza in via d’estinzione spinti unicamente dalla grandissima passione.
Sul
comparto lana, essendo per gli allevatori una tappa obbligata la tosatura e divenendo per loro un rifiuto speciale, si studia da anni, anche attraverso le manifestazioni dedicate in Valfurva a luglio nel 2021 e 2022, che hanno riunito soggetti da tutta Italia. Si è potuto così focalizzare il problema principale della lana: nel lavaggio e nelle prime lavorazioni con l’intento di far ripartire la filiera di piccole produzioni, recuperando uno stabilimento da poco dismesso in Lombardia. Importante la collaborazione con l’azienda Cotoni Sondrio - Gruppo Marzotto a conferma dell’interesse per la Ciuta: ha esortato a credere nella possibilità che un prodotto altamente territoriale possa fare da motore per un intero territorio, citando l’esempio di Brunello Cucinelli per il borgo in cui è rimasto con la sua attività di altissimo livello.
Quindi le Olimpiadi invernali 2026 come vetrina che dovrebbe regalare visibilità a tutta la Valtellina promuovendo realtà uniche come può essere la Ciuta.
Per quanto concerne
carne e latte con i suoi derivati, l’impiego è iniziato negli agriturismi facenti parte del progetto ma, vista la bontà dei salumi e dei formaggi e il loro alto valore organolettico, testimoniato dalle ricerche delle università coinvolte nel progetto, si conta che possano avere un buon riscontro di pubblico. La strada è ancora lunga ma ben visibile per la Pecora Ciuta, grazie al lavoro coordinato dall’
Associazione Pro Patrimonio Montano composta dagli allevatori custodi, che si può dire l’abbia salvata dall’estinzione, che ha dimostrato che questa razza seppur la più piccola delle Alpi, è la più adatta a territori scoscesi come quelli della Valtellina.