È stata una tornata di assaggi molto interessante quella che ci ha visti impegnati questa settimana. Qui di seguito l’esito della nostra degustazione dove certamente si nascondono dei Top Hundred 2023 accanto a clamorose conferme e novità, nel nome della Colleganza.
Un colle di circa trenta ettari, quasi del tutto incolto all’origine, è diventato a partire dal 2005 il vigneto della tenuta fondata da Lorenzo Fonzone Caccese e dalla sua famiglia. Siamo a Paternopoli, nell’areale del Taurasi e dei grandi bianchi campani - Fiano, Greco di Tufo e Falanghina - e tutti questi vini fanno parte della dotazione aziendale. A firmare i vini c'è un grande - Luca D'Attoma - e la mano si sente su tutti i campioni che hanno uno stile impeccabile. L'Irpinia Falanghina Le Mattine 2021 si presenta come un campione iconico di questo vino, esuberante, ma con classe al naso, dove si coglie la polpa della mela su un tappeto di fiori. In bocca ha una bella freschezza e un finale lungo dove ritorna la mela. Il Fiano di Avellino 2021 segue la stessa filosofia produttiva che mette in risalto le peculiarità del vitigno, sempre nel segno della freschezza. Al naso le note minerali sono più accentuate accompagnate dall'albicocca e da una macedonia di frutta appena accennata. In bocca è vibrante con un finale amaricante che invoglia a bere. Il Fiano di Avellino Riserva “Sequoia" 2020 appare invece come una evoluzione di questo vino nel segno della rotondità: si amplificano le note minerali ingentilite dalla vaniglia da affinamento. Un vino di haute couture, ma meno emozionante. Il Greco di Tufo 2021 ha nella sapidità il suo segno distintivo. La nota salmastra si coglie già al naso, accompagnata da una piacevole speziatura. In bocca è sapido, minerale, con finale amaricante. Per il Greco di Tufo Riserva “Oikos" 2020 l'impressione è quasi un copia-incolla di quanto scritto precedentemente per il Fiano. Si accentua la nota salmastra, a cui si aggiunge la dolcezza del fiore (camomilla) e della vaniglia da invecchiamento. Un vino più morbido, anche in bocca, addomesticato.
Siamo a Moasca, nell'Astigiano, una vera e propria enclave della Barbera. E qui, nei vigneti sotto il castello, c'è la proprietà della famiglia Ghidella, che da tre generazioni cura le uve e da qualche anno ha deciso di vinificare con un proprio marchio. Il vino è il loro mestiere e lo dimostrano tutti i loro prodotti a cominciare dal Brut "Sei Bollissima" (prevalentemente a base barbera con una parte di cortese e una piccolissima percentuale di sauvignon), un metodo charmat per nulla piacione. Di colore paglierino carico, ha naso molto piacevole con la parte verde e floreale del sauvignon che si fa sentire al naso e nella chiusura amaricante, di erbe amare. La Barbera d'Asti "Il Ritorno" 2020 è quella che ci aspetteremmo in queste colline in cui bazzichiamo da oltre 30 anni: naso più floreale che fruttato (c'è netta la rosa della barbera), accompagnata da una nota ematica. In bocca c'è corpo, accompagnato da una bella acidità e un finale ammandorlato. Una Barbera ricca e profonda. Il Nizza Viamai 2019 invece soffre - come la gran parte dei Nizza - del vizio di origine di voler essere un grande vino internazionale, senza rispettare la propria natura. Il naso si fa importante, con note di smalto e cacao, ma in bocca quella mandorla perde la sua piacevolezza e lascia spazio all'amaro.
L’azienda vitivinicola Poderi Garona prende nome dall’omonima località del comune di Boca, che da sempre è considerata una zona importante per la produzione di vino. La famiglia Duella ha i suoi vigneti qui da oltre un secolo, quando le vigne erano coltivate dal bisnonno dell'attuale proprietario, Renzo. Abbiamo apprezzato il Colline Novaresi Bianco “Il Bianco dei Poderi” 2020, un bel campione di erbaluce in purezza, con note nette di miele, zafferano, idrocarburi. Elegante anche al sorso con la giusta freschezza. Notevole anche il Colline Novaresi “Tritone" Rosso 2019, mix ben riuscito di nebbiolo, vespolina, uva rara, che spicca al naso per i profumi balsamici e floreali e in bocca può contare su un tannino ben presente.
Si tratta di un'azienda nata come progetto indipendente di alcuni importanti nomi del panorama vitivinicolo italiano: Mark Hartmann (direttore vendite Colterenzio), Enrico e Marco Faccenda (Cascina Chicco), Giulio Corti (Les Cretes), Emanuele Schembri (commerciante di vini) e come enologo il valdostano Federico Curtaz, che ha già dato più volte prova del suo talento. Il risultato è quello atteso: il Vermentino di Gallura Superiore 2021 “Kramori" è grande fin dal primo tuffo nel bicchiere. Il naso ha trama sulfurea, con una parte verde ben evidente, di asparago selvatico. In bocca è pieno, rotondo, con una elegante speziatura finale. Uno dei migliori Vermentino assaggiati negli ultimi mesi.
Molto buono anche se meno caratterizzante il Cannonau di Sardegna “Aisittà" Riserva 2019: naso molto fine, con profumi di frutta fresca, rosa, accompagnati da una speziatura dolce che oscilla tra la cannella e i chiodi di garofano. In bocca è tannico, ampio, ma non troppo lungo, con un finale retro-olfattivo che richiama la foglia di tabacco.
Vecchia conoscenza del Golosario, questa cantina già Top Hundred con l'Alto Adige Lagrein 'Raut'. Avevamo presente i rossi, meno i bianchi, approfonditi in questa degustazione che ne ha messo in luce la grande classe, il mestiere, la filosofia tesa all'eccellenza.
L' AA Gewurtztraminer 2021 “Frauenrigl" è un campione iconico di questo vino: naso avvolgente di rosa e fiori d'arancio, in bocca l'aromaticità del vitigno si traduce in una nuance floreale evidente.