Il Monferrato è (anche) la regione più “castellata” d’Italia. Lo straordinario paesaggio collinare infatti è dominato da piccoli insediamenti e impreziosito dalla presenza di numerosi castelli, ognuno dei quali ha una propria storia da raccontare e peculiarità da scoprire.
Ed ecco quelli che apriranno le loro antiche porte in occasione di Golosaria Monferrato nel weekend del 6 e 7 maggio.
L’attuale struttura del castello, che presenta una robusta cinta muraria, fu edificata nel 1290 dal Comune Libero di Asti. Nel XVII secolo, l’edificio principale aveva la forma di una casaforte e consisteva di un blocco abitativo racchiuso entro una lunga manica a forma di C che ospitava un minuscolo cortile interno. Nel XVIII secolo, la famiglia Amico radicalmente trasformò il complesso da semplice edificio militare all’attuale lussuosa dimora barocca, presumibilmente progettata da Benedetto Alfieri.
All’interno del castello è possibile ammirare il prestigioso Salone Verde, con un magnifico pavimento in ceramica di Vietri, l’imponente Salone Rosso con pregevoli affreschi e nelle cantine l’importante Museo Etnografico ’L Ciär, che costituisce una ricca raccolta di testimonianze della vita passata. Dal 1904 il castello è di proprietà comunale e ospita gli Uffici Comunali, un Ristorante, un Cafè, l’Ufficio Turistico, una Foresteria e un Teatro.
La prima traccia di costruzione risale al X secolo d.C., e tuttora è in corso una approfondita ricerca storica, archeologica,artistica e architettonica sulle antiche origini e vita del castello nella sua storia. Dopo essere stato ricostruito più volte a causa dei molteplici conflitti che videro protagonista il territorio, la trasformazione avvenne nel XVII secolo. Venne rimaneggiato nel 1667 dal Marchese Flamino Giacinto Balbiano che ne fece la sua dimora trasformandolo in comoda villa barocca in mattoni a vista. Fu in seguito ceduto alle suore del Cottolengo che lo adibirono a casa di riposo e a luogo dello spirito, dove operarono per oltre un secolo (1902-2010). Dal 5 giugno 2010, con una nutrita manifestazione inaugurale, lo storico maniero ha riaperto i battenti in una veste totalmente rinnovata. E’ la nuova sede della Fondazione Paolo Ferraris che ha inteso realizzare tra queste storiche mura il “Centro culturale di incontro con il territorio”, aprendo la proprietà al pubblico con una serie di iniziative di primaria importanza culturale, artistica, turistica, paesaggistica, economica e sociale, divenendo un importante punto di riferimento tra cultura e territorio. Al piano nobile nel corridoio si incontra una magnifica pendola d’epoca e si accede ad uno degli ambienti più suggestivi del Castello, il grande “Salone delle Feste”, che ora ospita la mostra sul restauro “Gli arnesi della memoria - Memory Tales and Tools”.
Ha origini estremamente antiche: Piea è citata in documenti già nel 832, mentre del suo "castrum" ne fa menzione papa Anastasio in una bolla del 1154. I primi signori nel XII secolo del maniero furono i DePlaya che nel 1206 giurarono fedeltà vassallatica ad Asti. Il feudo successivamente risulterà frammentato in più parti fino a l1372 quando veràà suddiviso tra Piea e i conti Roero. Solo nel 1434 Ludovico Roero riuscirà a impossessarsi di Piea ottenendo quindi l'investitura di tutto il feudo. Nel 1687 il castello, in seguito ad aspre battaglie, appariva in cattive condizioni, cosicchè il conte Roero iniziò un lavori di restauro che poco alla volta trasformeranno il maniero da austera roccaforte militare a palazzo nobiliare. A quest'epoca risale infatti il Salone Galliari, sfarzoso salone da ballo e le sale auliche attigue. A inizio del XIX secolo il complesso passò per via ereditaria al marchese Faussone di Clavesana e a fine Ottocento diviene proprietà dell'illustre famiglia Bombrini. Attualmente il castello è residenza privata e sede prestigiosa di un museo d'arte antica. La sua magnificenza gli ha permesso di essere inserito nell'elenco delle dimore storiche d'eccellenza d'Italia per la grande ricchezza artistica dei suoi interni, Le sale sono affrescate e impreziosite da magnifici lampadari di Murano e mobili d'epoca. Di grande impatto anche l'ampio parco all'italiana che nella bella stagione si colora con la spettacolare fioritura di 40.000 bulbose, in occasione dell'ormai celebra manifastione floreale de "Il Narciso Incantato".
Sorge nell’omonima piazza (Piazza Castello, appunto), nella parte nord-ovest della città. Il suo grande portale d’accesso è rivolto verso il centro di Casale, mentre alle sue spalle è protetto dal fiume Po. I lavori per la costruzione del Castello di Casale Monferrato, voluto da Giovanni Il Paleologo, marchese di Monferrato, ebbero inizio nel 1351 e si conclusero nel 1357. Il Castello fu oggetto di numerosi cambiamenti e ristrutturazioni, dovuti anche alla necessità di adattare la fortezza agli sviluppi delle armi e delle tecniche belliche dell’epoca. Dopo un primo glorioso periodo di vita, alla morte dell’ultimo dei Paleologi, il Castello di Casale Monferrato passò nelle mani dei Gonzaga, ma all’estinzione della dinastia cominciò il suo lento e inesorabile declino. Nel corso della sua esistenza il Castello svolse la funzione di fortezza, di sede di corte e, infine, sotto i Savoia, di caserma. All’inizio degli anni 2000 è stato dato il via ad alcuni importanti lavori di ristrutturazione che hanno iniziato a risollevare le sorti del Castello fino a trasformarlo in quello che è oggi, tuttavia la strada per la sua completa rinascita è ancora lunga.
L'origine del toponimo, secondo alcuni, può essere ricollegata alla voce latina "ovilia", plurale di ovile, a conferma della primitiva organizzazione pastorale della zona. Altri invece sostengono che derivi dal patronimico romano Avilius che ha lasciato più di una traccia nella zona. Le prime notizie certe del Castello si possono trovare in un documento datato 14 giugno 1322 con cui il Marchese di Monferrato Teodoro I concedeva alla famiglia Pocaparte la licenza "Hedificandi Castrum Ivilie" come propria dimora fortificata. Risale a questo periodo la costruzione della torre rotonda e del muraglione che sorregge il giardino pensile. In seguito all'imposizione di nuove tasse da parte di Giovanni II Paleologo per riscattare i luoghi e i castelli pignorati dal padre Teodoro, iniziò nel XIV secolo un contenzioso nel quale i Pocaparte risultarono essere i più colpiti. Lo scontro giuridico si concluse con verdetto sfavorevole alle tesi dei Pocaparte. In seguito a ciò Antonio di Giovanni fu il primo dei Pocaparte a rinunciare ai suoi possessi su Uviglie: egli donò infatti tutti i suoi beni feudali a Maria di Serbia - madre e tutrice di Gian Giacomo Paleologo e di Guglielmo IX Marchese del Monferrato - in cambio della promessa di una dote di almeno mille fiorini a vantaggio dei suoi figli. Castello e beni di Uviglie passarono poi, per sua precisa volontà testamentaria, al Conte Emanuele Cacherano di Bricherasio ideatore e fondatore della FIAT nonché erede di una nobile famiglia di banchieri molto vicina ai Savoia. Quest'ultimo, morto celibe nel 1904, lasciò tutti i beni di Uviglie in eredità alla sorella Contessina Sofia Cacherano di Bricherasio che, in quanto nubile, concesse nel 1928 ai Missionari della Consolata di Torino la possibilità di insediarsi nel Castello facendone la sede di un noviziato. Durante la seconda guerra mondiale nel castello venne traslata la salma di Don Giuseppe Allamano per proteggerla dai bombardamenti che colpivano la città di Torino. Il Castello, inoltre, nei secoli ha ospitato San Luigi Gonzaga - durante la permanenza di suo padre Ferdinando in Monferrato in qualità di governatore del Ducato - San Giovanni Bosco e infine i nipoti del Negus, Imperatore d'Etiopia, durante il periodo di permanenza al Castello dei Missionari della Consolata, molto attivi nell'Africa Orientale Italiana. La proprietà dell'immobile fa oggi capo alla "Società Castello di Uviglie".
Il castello di Giarole venne costruito in seguito a un diploma dato dall’imperatore Federico Barbarossa a 4 cavalieri della famiglia Sannazzaro il 4 dicembre del 1163 in cui, tra gli altri privilegi, concedeva loro di costruire un castello dovunque volessero nei loro possedimenti. Si trova in pianura ai limiti orientali del Monferrato a pochi chilometri da Casale Monferrato in una zona compresa tra colline ricche di vigneti e di graziosi borghi medioevali e il Po. Nel corso dei secoli è stato rimaneggiato per essere trasformato da castello di difesa a residenza di campagna. Mantiene tuttavia ancora adesso la sua struttura originale con tre delle quattro torri d’angolo, un fossato e tracce del ponte levatoio d’ingresso. Nel Settecento venne ridecorata l’ala meridionale, mentre l’ala occidentale e settentrionale fu oggetto di un importante restauro e ridecorazione nel periodo compreso tra il 1854 e il 1857. Quest’ultima parte fu affrescata da pittori torinesi quali Grosso e Morgari secondo lo stile neogotico e neo rinascimentale in voga in quel periodo. Di particolare interesse sono anche le carte da parati delle camere da letto che risalgono alla metà dell’Ottocento, le sovrapporte della sala da ballo e di alcuni salotti. Nel corso dei secoli ha ospitato i Paleologo marchesi di Monferrato nel 1300 e 1400, i Gonzaga nel 1500 e 1600, il Re Carlo Emanuele III con il figlio futuro Vittorio Amedeo III nel 1745 e il Re Vittorio Emanuele II e l’Imperatore Napoleone III nel maggio del 1859. Nel 1911 fu ospite del conte Giambattista Sannazzaro Natta S.A.R. il principe Emanuele Filiberto di Savoia Duca d’Aosta durante le manovre militari del Monferrato. Il castello è sempre stato di proprietà della famiglia Sannazzaro che tuttora vi risiede.
Ha più di mille anni di storia. Già nel VIII secolo la Bolla firmata da Carlo Magno menziona la “Cortem magnam nomina Gabianam”. Nel 1164, Federico I concede ambita investitura a Guglielmo II di Monferrato. Da questa data, e per l’importanza strategica ed economica del Castello e della sua contrada, iniziano assedi e guerre che s’inscrivono nel libro della storia. Il feudo passa ai Montiglio, ai Gonzaga, a Ferdinando di Mantova che cede nel 1622 il Castello ad Agostino Durazzo. Vi sono documenti contabili nei registri comunali i quali attestano già attorno all’anno 1000, a Gabiano un economia fondata sulla vite e sul vino. Oggi Giacomo Cattaneo Adorno, ultimo Marchese di Gabiano, insieme alla moglie Emanuela, appassionati e determinati, desiderano captare la valenza del territorio ed estrarre al meglio la materia prima, in modo che la tradizione vinicola del Casato, aggiornata alla tecnologia enologica più illuminata, continui, con vini di alta qualità legati al territorio, in grado di tener testa ai grandi vini secolari. Il paese di Gabiano copre da solo una delle più piccole e antiche DOC d’Italia. L’Agriturismo “3 Orologi” di recente apertura e collocato nell’antica corte medievale, offre la possibilità di proseguire l’esperienza del gusto e provare un menù degustazione con piatti a base di ricette tradizionali e prodotti biologici e a km zero, tra cui nella stagione autunnale, anche il rarissimo tartufo bianco della zona. La vista a perdita d’occhio sul paesaggio intatto vale da se la visita.
Attorno al Castello si può godere di un maestoso Parco di circa 5 ettari che racchiude un rarissimo Labirinto. Gli ospiti potranno così passeggiare intorno ad un vero e proprio monumento, considerato uno dei rari esempi rimasti nell’ambito dei labirinti storici del Piemonte”.
Il Castello di Camino si erge sulla collina che domina l’abitato e rappresenta uno dei castelli più scenografici del Monferrato. Fondato dagli Aleramici, è munito di mura e di torri merlate. Il primo nucleo, costruito per scopi difensivi, risale al XI secolo. Passato nelle proprietà del marchesi di Monferrato, fu amministrato a lungo da un Gastaldo, finchè nel XIII secolo, il marchese Teodoro Paleologo, bisognoso di denaro, concesse ai fratelli astigiani Tommaso e Francesco Scarampi l'investitura del castello e del luogo di Camino, già dotato di statuti propri. Divenuto definitivamente di proprietà della famiglia astigiana, che vi dimorò fino al 1952, fu ceduto da Valentina e Paola, figlie di Ferdinando, ai padri Somaschi e poi agli attuali proprietari. Si deve al tenente colonnello Ferdinando, ultimo erede degli Scarampi a risiedere nel castello ed esperto di studi medievali e architettonici, il restauro del XIX secolo secondo i dettami della scuola francese di Viollet Le Duc, consistente nella realizzazione della sala da pranzo in stile neo-gotico, della biblioteca, e del teatro affrescato con episodi del Don Chisciotte. Nello stesso periodo vengono ricavati uno spazioso cortile e una piccola cappella. Sono stati ospiti del castello monferrino molti personaggi illustri, tra cui Don Bosco, il Re Vittorio Emanuele III durante le grandi manovre del 1911 e Benito Mussolini nel 1928, anno in cui diede ordine di realizzare l’Acquedotto del Monferrato. Oggi i saloni affrescati, i cortili e il parco del castello ospitano cerimonie ed eventi culturali.