Michelin 2017. “Poca roba”, per dirla in gergo giovanile. Tanto per cambiare, solo briciole per l’Italia… Nessun nuovo tre stelle. Solo cinque nuove due stelle. La stella a qualche giovane tanto per dire che la Rossa guarda al futuro. Un solo vincitore, Enrico Bartolini che fa poker di stelle, conquistando nei suoi locali due stelle al Mudec a Milano, una al Casual a Bergamo e una alla Trattoria di Castiglione della Pescaia. Stop. Arrivederci e grazie. Tutti a casa.
La sensazione, che anche la cornice scelta per la presentazione, il teatro regio di Parma, non sia stata casuale, ma sia stata pensata per far digerire un’edizione che, non c’è dubbio, è tra le più in tono minore degli ultimi anni. Ora, se non si può non essere felici del successo di Enrico Bartolini (talento che abbiamo l’orgoglio di aver scoperto e lanciato, e oggi vero fuoriclasse della ristorazione italiana). Così come non si può non applaudire al passo in avanti, tra i due stelle, di fuoriclasse come Antonio Guida del Seta di Milano (ci siam stati ancora nei giorni scorsi, e lui, Alberto Tasinato e i loro collaboratori, non c’è dubbio, sono grandi) e di Alfio Ghezzi, portato con lungimiranza dai fratelli Lunelli delle cantine Ferrari, alla guida della Locanda Margon. Esaurite in un baleno le note positive ("le luci" son tutte qui), una miriade invece "le ombre".
Con queste poche novità la Michelin ha liquidato la pratica Italia, al solito mortificando la ristorazione del nostro Paese. Fastidioso il ritornello, che secondo i responsabili della guida dovrebbe avere effetto consolatorio, che con 343 locali stellati, il nostro Paese nel mondo è alle spalle solo della Francia. E per quale motivo dovremmo essere felici di arrivare sempre, nella migliore delle ipotesi, secondi? E 343 locali, di cui solo 8 ai vertici, sarebbero molti? Non ci va bene affatto, visto che, particolare non di poco conto, l’arbitro, vale a dire chi dà i voti, è della stessa nazione che vince, e soprattutto, perché la nostra “squadra”, non è fatta solo di una manciata di buoni giocatori, ma da centinaia di campioni, e potrebbero quindi vincere senza problemi. Si può forse essere contenti che fuoriclasse come Andrea Berton e Viviana Varese, che hanno dato a Milano cucina e locali da sogno, o come Davide Oldani che, alle porte del capoluogo lombardo, ha creato un ristorante che, a detta dei più grandi critici internazionali, oggi è un gioiello di caratura mondiale, abbiano solo una striminzita stellina?
Senza dire che è a dir poco incomprensibile il perché Roberto Conti del Trussardi alla Scala, Daniel Canzian, Wicky Prian di Wicky’s di Milano e Cristian Magri di Settimo Milanese, ancora una volta siano rimasti a bocca asciutta, niente stella. Paura di una “grandeur” milanese, che potrebbe far ombra alla “grandeur” parigina? Poiché a pensar male si fa peccato, ma a volte ci si azzecca, poi, come non immaginare che se Cannavacciuolo, Cracco, Iaccarino, Niederkofler e Vissani, si chiamassero Cannavacciuolò, Craccò, Iaccarinò, piuttosto che Niederkoflèr e Vissanì, cioè fossero cuochi francesi, le tre stelle che meriterebbero le avrebbero da una vita?
E di più, se errare è umano – nel caso della Rossa, le penalizzazioni meno condivisibili del recente passato, chissà perché, hanno riguardato sempre quella regione orgoglio del gusto italiano che è il Piemonte – si può forse non vedere il perseverare in valutazioni su cui, chi ama la cucina, non può che non essere in disaccordo? E ci riferiamo al non avere ridato le due stelle, a quel geniaccio che è Davide Scabin, solo una stella, nel suo caso suona come dire che Leo Messi è un discreto “pedatore”. A non far tornare tra i più grandi quella regina dei fornelli che è Luisa Valazza, che vive una stagione di assoluto splendore.
A perseverare a non restituire la stella che ha avuto per 36 anni, e che oggi strameriterebbe ancora, a Piero Bertinotti del sommo Pinocchio di Borgomanero.
Tra le zone “indigeste” agli ispettori d’Oltralpe, ancora una volta, anche la Liguria – troppo vicina alla Costa Azzurra? – e in particolare Genova e provincia, del cui rinascimento rappresentato da Davide Cannavino di Genova Voltri, Israel Feller di Chiavari, i Circella di Ne, i Carbone di Manuelina di Recco, la Rossa sembra non curarsi affatto, visto che non solo non li premia, ma addirittura alcuni li dimentica, neppure segnalandoli.
Pochi premiati, un gran numero di big mortificati da valutazioni che ne fotografano al ribasso il valore, indirizzi che meritano e territori ignorati… Michelin, per la ristorazione italiana, che è grandissima, i conti quest'anno proprio non tornano!