Avvicinarsi a un vino con l’idea di volerlo conoscere significa identificare il territorio da cui proviene, il vitigno (o i vitigni) dal quale deriva. Vuol dire in fondo comprenderne le peculiarità per poterlo apprezzare.
L’Abruzzo è una regione con caratteristiche ampelografiche, geologiche, di altitudini e climi che variano considerevolmente da una zona all’altra: ecco che un Pecorino di costa sarà ben diverso da un suo omologo che cresce sotto al Gran Sasso, stessa cosa per un Montepulciano, per parlare di due autoctoni importanti.
Un approccio ideale è quindi quello che va verso la conoscenza dell’identità territoriale, ma anche della tradizione culinaria che al calice si abbina, come suggerisce il Consorzio vini d’Abruzzo.
Partendo dal mare, davanti alla costa dei trabocchi dove il paesaggio di una città roccaforte come Vasto si svela con meravigliosi vigneti che guardano l’Adriatico, quasi a formare anch’essi delle onde, ci immergiamo tra antichi insediamenti romani e zone coltivate a ulivo. Qui troviamo Jasci & Marchesani, la prima azienda abruzzese riconosciuta come biologica. Lungo lo stesso litorale Cantina Frentana produce un Montepulciano che fa un passaggio in cemento dopo essere stato in legno apportando così equilibrio e ossigenazione al vino. Spelt di La Valentina è una riserva del 2016, vino speziato e caldo, intenso e alcolico: è un’azienda di Spoltore, antico borgo alle spalle di Pescara e lavora vigneti sui 400 metri di altitudine in una zona ricca di corsi d’acqua con una ridotta produzione di 50 ettolitri per ettaro.
Spostandoci verso la Majella, in una delle zone più verdi e incontaminate d’Abruzzo, troviamo Zaccagnini, una grande realtà a livello mondiale nella quale vignaiolo e proprietario coincidono.