Chi se l’aspettava che questo “balabiott” fosse “inscì bun”!
Vess on balabiott, scriveva prima della pandemia Giangiacomo Schiavi, nella sua corrispondenza con i lettori sul Corriere della Sera, «secondo un dizionario della libreria Meravigli, vuol dire essere un “ballanudo”, una persona poco affidabile e senza carattere ma nella storia della parola c’è qualcosa d’altro: i balabiott erano i ballerini nudi che animavano le feste di Villa Simonetta, gioiello del Quattrocento in via Stilicone, proprietà di illustri famiglie prima di finire al Comune. All’epoca del conte Scheibler, i balli nudi crearono grande scandalo e la villa fu chiamata de i balabiott».
Se quindi “balabiott” è termine con cui, in dialetto milanese, si vuole bonariamente dare a qualcuno dell’inconcludente, della “persona poco affidabile e senza carattere”, l’Osteria del Balabiott, al contrario, che abbiamo scoperto grazie alla dritta dell’ottimo Valerio M. Visintin, penna di razza di ViviMilano, è indirizzo “affidabile e con carattere”, e l’insegna, in realtà, evocando questa espressione dialettale, altro non vuole fare che dichiarare che qui atmosfera e cucina parlano milanese.
All’esterno un gazebo ambito nella bella stagione e dai no green pass, all’interno una saletta con i tavoli ben distanziati apparecchiati con le tovaglie a quadri bianchi e verdi, e alle pareti stampe con i volti della Milano della cultura come Gioann Brera, Dario Fo ed Enzo Iannacci. Come abbiamo detto, se l’ambiente ricorda le trattorie di un tempo del capoluogo lombardo, anche la cucina di chef Antonio Mauro e del suo braccio destro Simone Marchisio, parla milanese.
Piazza Vesuvio 13
Milano
tel. 02 23163376