È (il frutto) il quid dei Pinot Nero d’Oltrepò

Appunti del terzo evento dedicato al vitigno cult del territorio

27.09.2023

Metti un lunedì pomeriggio in Oltrepò Pavese, con una preview godibilissima la sera prima a Le Cave di Cantù di Casteggio, il ristorante coronato di Damiano Dorati, chef davvero bravo, anche per la capacità di accogliere tutti in un sala unica.

Ed ecco il baccalà in tempura con tarte tatin di cipolle, salsa di acciughe e aceto di melagrana da abbinare ai brut dell’Oltrepò; il Carnaroli Riserva San Massimo con la pasta di salame, zafferano di Mornico Losana e fondo bruno
e poi, coi Pinot Nero vinificati in rosso, ecco il manzo di razza Varzese in lenta cottura al Pinot Nero, con gelato alla mostarda di Voghera e blu di capra, che mi ha portato a fare il bis. Dolce, il suo Caprineve con mandorle, spezie e frutti rossi.
La sala unica de le cave di Cantù di CasteggioIn questa occasione, avendo al mio tavolo due campioni del Golosario, Bosco Longhino che è Top Hundred 2023 con il suo Oltrepò Pavese Pinot Nero Pas Dosè Metodo Classico del 2018 e Caterina Cordero dell’azienda Cordero San Giorgio di Santa Giuletta in provincia di Pavia, ho assaggiato subito i loro vini, con un certo orgoglio.
Grandissima ed elegante la bollicina di Bosco Longhino (sarà anche espositore a Golosaria, come pure Cordero), enormi i due Pinot Nero in Magnum della cantina Cordero che sembrano aver fatto a gara con la finezza, in particolare il SG ‘67 così denominato perché proviene dal loro vigneto più vecchio, il primo ad essere impiantato nel 1967.
Ma al nostro tavolo c’era anche Roberto Lechiancole di Prime Alture e l’aperitivo a casa sua con l’ultima annata di "Io per te", la sua bollicina di Pinot Nero, è stata la migliore di sempre. Ottimo anche il Pinot Nero Monsieur Pinot Noir, creato grazie all’aiuto dell’enologo francese Jean François Coquard. Al mio fianco il piacere di una cantina che seguiamo da diversi anni, Cavallotti di Cigognola che mi ha stregato con il suo Cruasè La Bolla Rosé Brut millesimato 2018 Metodo classico,
ma anche con il Pinot Nero 2022 vinificato in rosso, che era immediato, coi tannini ben levigati e presenti.

Il giorno dopo siamo entrati nel vivo della Terza edizione dell’evento dedicato al Pinot Nero in Oltrepò Pavese, come sempre all’Antica Tenuta Pegazzera di Casteggio, con 34 aziende che complessivamente avevano in degustazione 95 etichette, divise fra Oltrepò Pavese Metodo Classico Docg e Pinot nero dell’Oltrepò Pavese Doc.
Carlo Veronese, il direttore del Consorzio di Tutela ha commentato le masterclass, alle quali non ho partecipato, ma voglio rilevare ciò che ha detto: “Le masterclass hanno sottolineato un grande fermento e una qualità dei vini sempre maggiore, segno che la strada è quella giusta”. È così, non ci sono dubbi.
Jacopo Cossater, relatore della masterclass dedicata all’Oltrepò Pavese Metodo Classico Docg, ha commentato (e io condivido): “I metodo classico che abbiamo assaggiato hanno profili molto diversi, ma sono tutti legati da un filo conduttore, dato dall’eleganza. Sono prodotti che hanno un rapporto qualità/prezzo incredibile, perfetti per la ristorazione.”
Filippo Bartolotta ha invece parlato della rivoluzione in corso nel Pinot nero dell’Oltrepò Pavese Doc: “Un’interpretazione sempre più autentica delle caratteristiche identificative coi vini che risultano più eleganti, con al centro il frutto, senza essere troppo marcati con i legni.
Ora, ho riportato queste tre considerazioni perché le avrei fatte anch’io. Sottolineando che l’eleganza nelle Bollicine è un dato di fatto sempre in crescita, così come ritrovare finalmente un’identità nel Pinot Nero vinificato in rosso, a patto che non si esageri coi legni usati male, per fare quel “vinone” che poi toglie l’anima elegante a questo vino, ma anche il frutto. Da questo punto di vista, l’esperienza della famiglia Cordero che ha raggiunto dei risultati davvero pregevoli, credo sia un conforto e un confronto utile per tutti. Perché il Pinot Nero che vogliamo, è così!!!
E ora i miei assaggi.

Della cantina Frecciarossa di Casteggio ecco il Pinot Nero “Carillo” 2022 che è subito molto fine, fruttato.
La frutta la ritrovi anche in bocca, in una bella trama tannica setosa. Il loro “Giorgio Odero” 2018 è profondo al naso e pieno in bocca, ma non tradisce una grandissima finezza. Il finale è amaricante.

Di Bruno Verdi, cantina di Canneto Pavese, dopo aver assaggiato il suo Oltrepò Pavese metodo classico Pinot Nero Vergomberra 2015 in grandi formati la sera prima (spettacolo!) ecco col campione di Vergomberra 2019 che sta 38 mesi sui lieviti. E questo brut dal colore oro è subito molto fine al naso, elegante, con quella leggera nota di erba bagnata che ricorda vini d’Oltralpe. In bocca è molto ricco, ampio, fresco, con una vena fruttata e minerale che è esattamente il mood Oltrepadano. Cercatelo. Buono anche il Cruasé 2020 colore buccia di cipolla, già speziato al naso, in bocca morbidoso, fragrante con un finale ammandorlato.  
Terre Bentivoglio di Santa Giuletta mi ha colpito con l’Oltrepò Pavese Pinot Nero Pas dosé 40 mesi. Colore oro; note di frutta distesa. Vibrante al naso e in bocca lo avverti fresco, molto intenso e persistente. Piacevolissimo il corpo.

Travaglino di Calvignano è la cantina che anche quest’anno ha fatto strike nei miei assaggi, con 5 asterischi pieni su tutti i vini. Ecco il Gran Cuvée 2018: un extra brut dal colore oro brillante. Al naso note profonde ed eleganti dove emerge subito la frutta. Ci sono tensione minerale e cenni di spezie. Il sorso è molto ricco, fresco, pieno, sapido. Ancor più intrigante il “Vincenzo Comi” 2016. Extrabrut che champagneggia: ricco di erbe officinali riesce ad essere immediatamente balsamico. In bocca è cremoso, elegante, con un finale sapido che è perfetto. Il Pinot Nero rosé 2019 “Monteceresino”, nasce a 350 mt sul mare. Ha colore che tende all’arancio. E al naso note argillose e minerali. Molto buono, pieno, sapido, lungo.
Quindi l’Oltrepò Pavese Pinot Nero “Pernero” 2022, fruttato fresco, dove senti i tannini e anche la freschezza. Ma voti ancora alti per il “Poggio della Buttinera”, Pinot nero riserva 2019. Colore aranciato; naso franco e fruttato dove avverti sempre la viola. Molto profondo al sorso, tannico, elegante, con la finezza di un Chanel n 5. Mi ha colpito assai la profondità. Per questo andrò presto ad assaggiare gli altri vini di questa maison che ha pure una grande vocazione enoturistica.

Eccoci ora da Lefiole, cantina di Montalto Pavese. Si parte con l'Oltrepò Pavese Pinot nero “Isabèl” Brut 2020 che racconta la fragranza elegante come una caramella. In bocca è molto teso e ricco. L' “Alené” 2021 ha note ematiche ed è graffiante. Un gradino in più nell' “Amadì” riserva 2020 si sente il legno ma, paradossalmente fa uscire meglio le caratteristiche del Pinot nero, la grafite, segno che lo strumento ha elevato anziché coprire. Brave Fiole!
Sorpresa poi La Travaglina di Santa Giuletta (PV) con l’Oltrepò Pavese Pinot Nero “Martinburgo” 2016 che sta 70 mesi sui lieviti. Ha colore brillante verso l’oro; senti note di erba bagnata ma anche spezie e frutta tipica. Diciamo che è una frutta su un letto di erba bagnata. Anche questo al top: ricco, fresco, fruttato... e di lunga persistenza.
Il “Julille” Cruasé 2011 ha colore arancio e spuma ricca; naso speziato e un poco ematico. Tanta roba, mi vien da dire di fronte alla sua pregnanza speziata. Capolavoro!

È stato bello anche ritrovare l’Oltrepò Pavese “Testarossa” 2016, gloria della cantina di Santa Maria della Versa. Il colore paglierino vira verso l’oro. In bocca ha una bella consistenza ed è piacevole la sua mineralità. Un campione che non si può dimenticare.
Detto questo, anche Ca del Gé, cantina di Montalto Pavese, mi ha colpito con un notevole Oltrepò Pavese Pinot Nero Pas Dosé 2017. Un vino che dal colore che tende all’oro fa emergere note distese di frutta, e poi in bocca un equilibrio che evoca il velluto. Molto buono.
Il 2017 Brut è anch’esso molto fresco, teso, anche questo minerale, sapido.  Bravi tuttavia anche sull’interpretazione del Pinot nero rosso, dove avverti i piccoli frutti e la grafite. Ma è con l’ “Albaron” 2020 che ne cogli la complessità maggiore per un Pinot Nero da gara: iconico, complesso, elegante. Bravi!
Di Cavallotti, cantina di Cicognola abbiamo già detto del Cruasè, ma il loro Blanc de noir dal colore paglierino verso oro, è altrettanto interessante. Il naso teso offre frutta e mineralità incisiva. Anche questo mi colpisce per l’immediatezza, pur essendo complesso nel suo tratto elegante. È una bella promessa questa cantina che entra nel novero della mie preferite, avendomi conquistato con 3 vini. Il terzo è questo: il Pinot Nero 2022, vinoso, iconico, fresco, con piccoli frutti e noci. E qui lo dico: croccante, grazie ai suoi tannini che giocano su una bella frutta. Una bottiglia da bere con voluttà.

Chiudo il mio giro, con Vistarino, dove il preferito è stato l’Oltrepò Pavese Pinot Nero “Costa del nero” 2021. Dal suo rubino i riflessi sono già aranciati; al naso senti i piccoli frutti. In bocca è elegante e qui tannini e acidità si rincorrono.
Che bella soddisfazione questa degustazione, che proseguirà a Golosaria, perché oltre alle cantine di Pinot Nero citate, fra gli espositori ve ne sono altre che parteciperanno all’enoteca. E poi altre cantine che magari non fanno il Pinot Nero, ma certamente il Buttafuoco e la Bonarda!

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