Quel Barolo e quel Lambrusco

Dalle nostre ultime degustazioni in vista dei Top Hundred, grandi assaggi tra la via Emilia e Monforte d'Alba

04.05.2022

Si avvicinano le finali dei Top Hundred, a giugno, ma in lista abbiamo già una serie di campioni più che convincenti. Senza dimenticare Collio, Marche e Salento.

Azienda vitivinicola Fangareggi di Correggio (Re)

Pane e Lambrusco. O Lambrusco e pop corn come direbbe un altro illustre concittadino di Giuseppe e Roberto che dal 2005 conducono questa azienda agricola che era già del nonno Augusto e che può contare su vigneti tra Modena e Reggio Emilia. Un'azienda di cuore, ma anche tanta tecnica perché le tre interpretazioni che ci hanno proposto di Lambrusco sono tutte grande, ognuna a suo modo.
Il Lambrusco Bianco dell'Emilia Secco Biancospino lascia stupiti per quel naso che ti aspetteresti agrumato e invece è quasi mosto, ricco, allegro, avvolgente, al pari di come si presenta in bocca dov'è pienezza in una inedita versione dorata. Il Lambrusco Rosato Vigna Rosa ha naso molto classico di ciliegia, fresca, profumata, croccante che ritroviamo identica in bocca in un sorso che si fa cremoso. Dopo una lunga discussione al tavolo degli assaggi però il massimo dei voti è andato al Lambrusco Vigna Nera, il loro primo vino, quello che definiscono tradizionale, contadino. Ma non è così: è un vino terragno, emiliano, che ha il calore di certe canzoni, quelle atmosfere di Rane a Rubiera Blues, con naso di cascina, frutta rossa e buccia di salame, in bocca è tannico, vibrante, graffiante. Romantico come un vecchio blues.

Elena Cecilia Neri di La Morra (Cn)

In un mondo di fenomeni, può capitare qualche volta che chi lo è veramente spesso venga notato di meno. Noi quattro anni fa abbiamo conosciuto la cucina di Alessandro Neri, del GrecAle, e ne siamo rimasti ammaliati al punto da prendersi la corona e la menzione tra le migliori tavole di Langa. Il vino è quasi un di più, un'intuizione nata quasi per caso, come regalo per la figlia (sua e di Elisa che è invece l'anima della sala) Elena Cecilia. Hanno scelto in mezzo al Barolo di puntare su un vino antico, introvabile, nobile. Una specie di Don Chisciotte. Nasce così il loro Verduno Pelaverga Mirau 2020 intenso fruttato con naso di pepe nero e finale amaricante con un tannino che è pura seta e si spande in bocca.

Passo delle Tortore di Pietradefusi (Av)

Le prenotiamo già per la prossima edizione di Young To Young a Vinitaly queste quattro giovani imprenditrici che hanno dato vita alla loro azienda con l'aiuto di un altro giovane enologo formatosi in Francia, ma che in Irpinia ha trovato la giusta ispirazione. Prima vendemmia nel 2020 per un progetto nuovo di zecca che promette grandi cose. Il nome è ispirato alle tortore, simbolo di amore, famiglia e fedeltà alla terra e alla natura che sono state per molti anni le abitanti di questo territorio.
Tra i nostri assaggi Greco di Tufo Le Arcaie 2021 che ha naso di mela verde e agrumi e in bocchi una spiccata acidità. Il Fiano di Avellino Bacio delle Tortore 2021 punta su un naso più dolce, dove il miele incontra la camomilla. Ai vertici c'è però l'Irpinia Campi Taurasini Pietra Rubra 2020, un vino concentrato, dalla bella intensità che al naso mescola frutta e polvere da sparo e in bocca è tannico, vellutato, lungo.

Traversa 1816 di Spigno Monferrato (Al)

Un nuovo marchio - Traversa 1816 - per un progetto che coinvolge una famiglia storica nel mondo del vino, quella dei Traversa di Spigno, attraverso i nipoti Edoardo e Sebastiano Rovera, enotecnici che dopo esperienze in Italia e in Europa hanno ripreso le vigne del nonno e dello zio per vinificare in proprio. Il risultato è più che positivo, con una produzione già strutturata, matura, testimonianza dell'esperienza di più generazioni, rinvigorita però da una vena d'innovazione che si legge nella spumantistica e in un'interpretazione del nebbiolo che guarda lontano.  Il Vino Spumante Metodo Classico Pas Dosé Traversa Zero, di colore paglierino brillante ha naso che punta sugli effluvi floreali al naso che poggiano su un sorso vivo, secco, verticale accompagnato da una bella cremosità al palato. Il Monferrato Bianco Il Barigi 2020 alla vista è brillante, con un naso che oscilla tra l'uva spina e le note più gessose, in bocca ha acidità e mineralità. Va a tutta ciliegia, dalla vista all'assaggio che sembra quasi avere un residuo dolce il Vino Rosato I Cajarè. Il Dolcetto D’Acqui La Muiette 2019 è un buon campione di questo vino, con naso fruttato di media intensità e un tannino ben presente. Ci è piaciuta - e molto - la Barbera del Monferrato I Chini 2018 che al naso ha, pulita, la rosa tipica della Barbera, con una profondità già propria dei grandi vini. In bocca ha corpo, acidità, insomma tutto quello che ti aspetteresti da questo vino. Il vero campione della tornata e soprattutto la grande sorpresa è il Langhe Nebbiolo Confini 2019 che apre una nuova prospettiva per questo vitigno in un territorio ai confini dell'Alta Langa finora poco considerato. Invece nel bicchiere troviamo un vino dal naso ampio, complesso, con una viola quasi in purezza, il pepe, il corredo di speziatura che ritorna anche in bocca sul finale, accompagnando un tannino ben diffuso. Insieme al Pas Dosé, l'assaggio migliore per questa cantina.

Azienda agricola Gradis'ciutta di San Floriano del Collio (Go)

Una scoperta di Vinitaly rinverdita dagli assaggi fatti in redazione, quella della cantina di Robert Princic nel Collio. Il nome, Gradis'ciutta, è stato scelto da Robert a vent'anni quando muoveva i primi assi nella produzione di vino, dopo gli studi alla scuola di Conegliano. Oggi si tratta di una realtà da 35 ettari che può contare su una nuova cantina ecosostenibile e su una struttura enoturistica ricavata da un'antica villa rilevata e recentemente ristrutturata. Tra i nostri assaggi, anzitutto, il Rebolium MMXVI Sinefinis Rebula metodo classico che, come suggerisce il nome latino, nasce dalle uve di ribolla raccolte nel Collio e a Biljana e Kojsko in un progetto che vuole proprio sottolineare l'assenza di confini (Sinefinis) tra due territori affini separati solo da un punto di vista amministrativo. Lo spumante è un metodo classico 24 mesi, di colore oro, che al naso ha la frutta tipica della ribolla e in bocca punta sull'equilibrio. Il Collio Ribolla Gialla 2021 è il campione che ci ha convinto di più: ha un naso pulito, di frutta fresca, tropicale, intensa. In bocca è verticale, minerale, sapido, con finale piacevolmente amaricante. La Ribolla Sveti Nikolaj 2018 nasce dai terreni acquistati nel Brda e vinificata nella cantina del Collio con breve macerazione e invecchiamento in botte grande. Il risultato è un vino complesso, ricco, che al naso ha sentori di frutta matura e frutta secca e in bocca è velluto.

Paride Chiovini di Sizzano (No)

(https://www.ilgolosario.it/it/chiovini-paride-sd28425)
Una grande conferma per questa cantina che già lo scorso anno era arrivata alle finali dei Top Hundred. Ci colpisce il Colline Novaresi Vespolina Afrodite 2021 che al naso è pepe nero, in purezza, di una piacevolezza che ha pochi pari. In bocca è fresco, scalpitante, con il giusto tannino. Un vino vivo come pochi altri che abbiamo preferito al seppur valido Sizzano 2016 pieno, muscoloso, che al naso ha complessità ma difetta di quella freschezza che ci ha fatto innamorare dell'altro vino.

Leone De Castris di Salice Salentino (Le)

(https://www.ilgolosario.it/it/leone-de-castris-sd01380)
Siamo ai vertici della viticoltura pugliese, veri e propri padri del vino di questa regione. Li abbiamo premiati per il Salice Salentino, vino che hanno contribuito a far nascere, ma ci è sempre piaciuta per un rosato, il Five Roses, che per anni ha rappresentato uno dei vertici in Italia per questa tipologia. Una scuola che è classe ed eleganza e ritroviamo in questo Puglia Primitivo Rosato Marisa 2021 dal bellissimo colore buccia di cipolla che al naso mostra profumi delicati di rosa accompagnati da una speziatura che lo tiene vivo. Al naso è equilibrio e giusta acidità. Mette i muscoli con il Gioia del Colle Primitivo Colpo di Zappa 2019 che al naso mixa mandorla e frutta sotto spirito e il Gioia del Colle Primitivo Riserva Saliscendi 2019, intenso, ricco, di una complessità dove vino parte fruttata e profumi di caffè e cacao.

Podere dell'Angelo di Rimini

(https://www.ilgolosario.it/it/podere-dell-angelo-sd28290)
Un secolo di viticoltura sui colli di Rimini per quest'azienda che ha puntato sul biologico e su una selezione di vini territoriali, legati a una storia, che è quella di una Romagna contadina capace però di guardare al mare e alle sue stelle. Il Colli di Rimini Rebola Biologico Giulietta 2021 porta in etichetta una dondolante Giulietta a identificare un'espressione di Rebola che punta su un naso dolce, di albicocca, in bocca filigranoso, con un finale amaricante. Il Colli di Rimini Sangiovese Superiore Biologico Fulgor 2021 è un sangiovese vero, che sa di collina, con note animali al naso che affiancano la frutta matura e in bocca la giusta acidità da accompagnare i salumi.

Sparapani di Cupramontana (An)

Tutto iniziò... da una trattoria che (rara avis) esiste ancora. E' il 1955 quando la famiglia Sparapani dà avvio alla sua attività di ristorazione che li porta poi a puntare sul vino con i vigneti impiantati negli anni Settanta e su una cantina che dal 2014 ha anche una nuova, tecnologica, casa. Per noi due, significativi, assaggi: il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Salerna 2021, esemplare di razza, che com'è nell'anima di questo vino concilia la parte floreale, elegantissima, e quella più terragna, di pelle, che lo avvicina a un rosso vestito di bianco. In bocca ha corpo e una sapidità intrigante. Ben fatto anche il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Frati Bianchi Il Priore 2020 che smorza questi tratti selvatici del Verdicchio, aggiunge al naso le note di frutta secca e in bocca diventa più vellutato.

Brangero di Diano d'Alba (Cn)

Non la conoscevamo ancora questa cantina di Diano d'Alba (Cn) ed è una scoperta che ci ha fatto piacere. La parte originaria è situata nella parte alta della collina prospicente il paese. A questa si è aggiunta una proprietà a Barolo a partire dal 2006 e, l'anno dopo, a Cervo (Im): un vigneto affacciato sul mare dove spiccano pigato e rossese. Al momento ci siamo concentrati sulle Langhe. Il Dolcetto di Diano D’Alba Sori Cascina Rabino Soprano 2020 ha naso evoluto, di frutta sotto spirito e spezie, in bocca è caldo, ricco. Il Langhe Nebbiolo Quattro Cloni 2019 fa centro puntando su un'interpretazione fresca del vitigno che si esprime con una peculiare speziatura, una nota quasi balsamica, in bocca ha un tannino ancora da smussare, leggermente amaricante. Di razza il Barolo Monvigliero 2017 che in bocca ha la viola e un cenno di liquirizia che ci fa capire di essere di fronte a un Barolo quasi didattico, da manuale capace di comunicare la cifra di eleganza propria di questo vino. In bocca ha tannino diffuso.

Amalia Cascina in Langa di Monforte d'Alba (Cn)

Abbiamo parlato più volte di questa realtà (vedi qui e qui) per capire su cosa orientarci in una produzione capace di lasciare il segno. Ora non abbiamo più dubbi: è grandissimo il Barolo Bussia Vigna Fantini 2018 che mostra un'altra faccia del Barolo, quella della Langa che è terra e sangue, la Langa della malora e dei cortili che sa però guardare lontano. E lo fa con un bicchiere che al naso concilia la frutta candita (arancia) e la pelliccia, il legno, il cortile. In bocca il tannino è fine, come a mettere un velo di seta su un vello arcaico, in questa interpretazione - passateci il termine - animale del Barolo.

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