Ed eccoci immersi in una degustazione speciale e, per certi aspetti, esclusiva, dedicata al Cabernet. Una scelta di bottiglie casuali, sia come arco di tempo sia come zone di produzione, per arrivare a comprendere quanto sia affascinante, alla fine, il gioco fra terroir e vitigno, che offre risultati totalmente differenti, addirittura inaspettati.
Alla degustazione eravamo in 9: oltre al sottoscritto la squadra di giovani degustatori di Milano: Matteo Ponzo, Michele Lopriero, Pietro Grassi e Giovanni detto Rudy de le Bontà di Rudy; la squadra di giovani degustatori di Torino: Gabriele Scivetti, Luca Odifreddi, Abel Dall’Olio e Stefano Sicari. Iniziamo con una novità che quest’anno è salita agli onori dei Top Hundred. E benché si trovino nel Salento questo risulta il Cabernet più giovane da cui partiamo.
Salento Cabernet Sauvignon “LaDame” 2022
Colore violaceo vivo e fitto. Al naso prugna rossa matura, che cresce, con un profumo molto intenso e persistente che ha un’evoluzione verso un che di liquirizia. In bocca è setoso, fine, vellutato, con un lieve cenno di affinamento in legno, ma il bello è che sul fondo l’acidità prolunga il sorso. (N.B. da quando lo abbiamo assaggiato nove mesi fa per le finali dei Top Hundred a oggi, questo vino è cresciuto, come pure Marco Gatti ha avuto modo di rilevare nella degustazione dedicata a Milano di un mese fa Link. E questo ci porta a fare la prima considerazione su questo vitigno: la sua promessa di longevità. Non a caso è un vitigno “internazionale” fra i più considerati, ma, alla luce di questa degustazione è anche un vitigno alloctono nazionale che è fra i più diffusi).
Basilicata Cabernet Sauvignon “Plinia del Calace” 2020
Ed eccoci ancora al Sud, esattamente in Basilicata, da una cantina che portò a impalmare come Top Hundred 2022 l’altro Cabernet Sauvignon, il “Sciffrà” 2017 affinato in legno. Questo invece è di un rosso ancora più trasparente e limpido. Il naso è speziato: prima senti caffè, cuoio, tabacco, poi arriva il frutto. In bocca è rotondo, fresco, diritto, anche questo minerale, con un tannino ben integrato. Al fondo ti rimane la freschezza dei chiodi garofano. Questa cantina della famiglia Patrone è giustamente presente a Golosaria Milano da tre edizioni e si è fatta conoscere con grande interesse, da parte di pubblico e buyer, anche per l’ottimo rapporto qualità/prezzo. Tutto meritato.
Toscana Cabernet Franc “Filare 18” 2019
Questa cantina e questo vino lo abbiamo visto nascere. Siamo a Suvereto, dove la famiglia Casadei, che era ed è in Toscana col Castello del Trebbio, ha aperto un luogo dove racconta come un grande vino possa nascere dentro la biodiversità. Ogni anno noi assaggiamo il Filare 18 che nel 2020 fu fra i nostri Top Hundred con il millesimo 2018. Questo dell’anno seguente ha colore rubino fitto, naso speziato intenso, dove avverti il pepe e note vegetali, ma anche un che di melanzana. In bocca il sorso è disteso, avvolgente, vellulato, setoso; i tannini sono fini e il legno è integrato, con la frutta del retrogusto dove non mollano i terziari, evocando il cioccolato.
Toscana Cabernet Sauvignon 2019
Stessa annata, stessa regione, ma qui siamo a Poggibonsi (Siena). E se nel 2023 questa cantina è balzata agli onori dei Top Hundred con il Chianti Classico 2021, uno dei migliori assaggi fra centinaia di cantine di quella denominazione (merito anche dell’enologo Franco Campanelli) questo Cabernet racconta di un savoir faire (e qui c’è lo zampino di un bravo cabernettista come Carlo Ferrini) e di un terroir. Lo avverti nella sua potenza, subito con note balsamiche ma sostanzialmente vegetali, che virano verso l’erbaceo, il terriccio bagnato e poi le erbe officinali e la mineralità del talco. In bocca è pieno, aggressivo anche nei tannini, allappante. Ha un gran bel corpo.
Vigneti delle Dolomiti Rosso “Faye” 2018
Questo vino iconico è prodotto con cabernet sauvignon al 50% e poi cabernet franc, merlot e lagrein. Siamo in Trentino. Il colore è di un rubino consistente, dove si fanno strada i piccoli frutti che vanno verso la confettura; ha note vegetali, tabaccose e poi sensazioni di fiore appassito, spezia secca, noce moscata. Il naso è tuttavia elegante. Morbido all’ingresso, senti la freschezza dei piccoli frutti, il tannino è un po’ scomposto, il finale è amaricante.
Alto Adige Cabernet e Merlot 2008
E qui, con questo taglio bordolese altoatesino entriamo già in un altro decennio. Il colore è rubino consistente con riflessi aranciati. Al naso note terziarie di sottobosco, con un cenno balsamico molto intenso e persistente, tanto che la nota ricorda l’eucalipto e l’after eight (cioccolato e menta disteso). In bocca è pieno, ampio, fresco; finisce secco ed ha una buona sapidità. Di questa cantina, sempre dell’annata 2008, premiammo fra i Top Hundred l’Alto Adige Lagrein “Greif”. Era esattamente Golosaria del 2010.
Alto Adige Cabernet Sauvignon “Lafòa” 2007
Siamo sempre in Alto Adige, a Cornaiano e di fronte abbiamo una bottiglia che è diventata un mito. Qui l’enologo dovrebbe essere Donato Lanati e la bottiglia, che ha 15 anni, desta una certa curiosità mista a scetticismo (avrà retto? si chiedono alcuni). Intanto il colore rubino è fitto e al naso spicca il peperone verde; un naso ampio, con un bouquet che mostra anche frutta rossa matura, idrocarburi, poi note di ribes e confettura di lamponi. Il sorso è ampio e caldo, i tannini integrati, c’è un perfetto equilibrio che chiude con una nota sapida. Un vino perfetto, a cui abbiamo assegnato all’unanimità il massimo dei voti.
Toscana Rosso “Lupicaia” 2000 (c.s e merlot)
Il Lupicaia oggi viene prodotto dal Castello del Terriccio, presenza che si è fatta notare alla scorsa edizione di Golosaria Milano, dove un suo vino, il Gran Annibale 2019 (petit verdot e carbernet sauvignon) è salito sul podio dei Top Hundred. Ma il vino iconico rimane il Lupicaia che noi premiammo nel 2008 con il millesimo 2004. Questa bottiglia del 2000 ha colore rubino irriconoscibile tanto sono aranciate le sue sfumature. Senti il propoli, la menta, l’arancia candita e lo zest di arancia; è profondo, quando mostra ancora fiori e frutti maturi, mentre i terziari in fondo evocano il cuoio su una nota balsamica. In bocca è rotondo, pieno, con tannini ancora vivi e galoppanti, che hanno fissato ilcolore. C’è potenza e alla fine ti lascia una nota di caramello salato. Ora, questo vino che ha 25 anni, è stato valutato, come il precedente, col massimo dei voti. E questa è la conferma di quanto dicevamo sul vitigno. Grandissimo negli ultimi cento metri, vince nel tempo.
Colli Orientali del Friuli Cabernet 2005 e 2000
Bella sorpresa per questa cantina, di cui abbiamo testato due annate del suo Cabernet. Il 2005 ha colore rubino e al naso note di incenso, radicchio, giardiniera, caffè, sedanorapa, coriandolo, polvere da sparo. In bocca è tannico, molto balsamico, i tannini sono ancora vivi, ed al palato evoca la freschezza del prezzemolo.
Esagerato sarà il Colli Orientali del Friuli Cabernet 2000. Ha colore rubino opaco, poi da un naso chiuso viene fuori la frutta con la polvere da sparo. In bocca è pazzesco il suo equilibrio, con un’acidità ancora viva!!! Anche questo ha ottenuto il massimo dei voti. E di questa cantina, nelle prossime settimane, si ripromettiamo di volerne sapere di più.