ABC dell'acqua, anguilla contro il gran caldo e flebo di vitamine

28.07.2016

Beviamo poco e soprattutto male. Ne è convinta l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha dettato un vademecum con le regole precise per imparare a bere, perché non introdurre liquidi a sufficienza può portare a patologie serie ed importanti. “A rischiare e non poco è il nostro sistema circolatorio - commenta il professor Antonio Rebuzzi, primario cardiologo dell’Università Cattolica di Roma - Ogni funzione biologica dell’organismo è legata all’acqua”. Ma quanta occorre berne per poter stare bene? Nei giorni più afosi almeno 1,5 litri, che aumentano per chi fa dello sport. Da evitare assolutamente: bevande ghiacciati e alcol, che non va mai sostituito con l’acqua (Il Giornale) @ Ma un aiuto contro il gran caldo può rivelarsi anche l’anguilla. Un piatto apparentemente non estivo ma talmente “rinvigorente” che in Giappone vanta anche un giorno dedicato. Il “Giorno del Bue”, con riferimento al segno zodiacale del Bue, è infatti il giorno in cui tradizionalmente si mangia Una-don, l’anguilla con salsa di riso capace di ridare forze al fisico debilitato dal caldo umido. Ogni anno il giorno speciale cambia, e quest’anno cade il 30 luglio. Lo spiega Mariella Tanzarella su Repubblica. @ In principio erano gli integratori. Ora, per dare al proprio organismo una sferzata di energia ci sono le flebo di vitamine. E’ l’ultima follia in arrivo dagli States, dove la moda di farsi iniettare in vena sali minerali e sostanze antiossidanti sta contagiando anche chi non fa parte dello star system. Una moda che però non ha alcun fondamento scientifico e che, se fatta in modo non corretto, può provocare infezioni del sangue. In Italia la tendenza non si è ancora diffusa, ma l’offerta di flebo alle vitamine è già compresa nei pacchetti di alcune lussuose beauty farm. (Panorama) @ “Era il cocco di mamma. In cucina è un artista, ma il suo omaggio a Monk non mi convince”. A parlare è Paolo Bottura, fratello dello chef dell’Osteria Francescana di Modena che sul Corriere della Sera racconta alcuni aneddoti di famiglia. “Un giorno - dice - Massimo mi prese di nascosto la Porsche e fece un incidente. La portò a riparare e me ne accorsi perché era sparita la firma del mio carrozziere”. E aggiunge: “Quando mangio da lui…pago il conto”. @ Da cibo sdegnato dai ricchi a prelibatezza in tutto il mondo, come lo stocco e la colatura di alici. E’ la storia della ’nduja calabrese, la marmellata di salame portata al Sud dai soldati di Murat per ingraziarsi gli “scugnizzi” del Regno di Napoli. Su La Stampa l’approfondimento di Mimmo Gangemi.

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