Siamo agli albori del secolo scorso quando ha inizio una storia d'amore tra una famiglia – i Bersano – e un territorio patria dei più grandi viticoltori – il Monferrato. L'anno è il 1907 e proprio nel cuore del comprensorio della Barbera d'Asti, ovvero Nizza, inizia l'avventura della Casa Vinicola Bersano. Il grande e indimenticabile impulso qualitativo al marchio aziendale viene dato nel 1935 da Arturo, carriera da avvocato ma vita da vignaiolo, il quale, credendo nella forza e soprattutto nella bellezza del territorio, impone la sua orma sui vigneti e in cantina.
Fondatore della Confraternita della Bagna Caoda, la sua figura resterà per sempre associata a un movimento di tutela e valorizzazione dei prodotti monferrini, oltre alla capacità manageriale ed imprenditoriale. A cavallo degli anni '80-'90 l'azienda è promotrice del successo langarolo con l'etichetta Cascina Badarina (tenuta acquistata nel 1968 a Serralunga d'Alba), aggiungendo alla propria gamma un'etichetta di Barolo.
Il 1985 è l'anno in cui alla guida arrivano Ugo Massimelli e Biagio Soave: sono loro a consolidare l'imponente realtà di cascine – oltre alla Cremosina acquistata da Arturo e alla Badarina in Langa si aggiungono la Generala ad Agliano Terme e la San Pietro a Castagnole Monferrato – e a portare la produzione all'incredibile numero di un milione e duecento mila bottiglie.
È per la forza di questa storia che non potevo assolutamente rifiutare l'invito di Paolo Massobrio e Andrea Voltolini a visitare la cantina per una degustazione, dove veniamo accolti calorosamente dall'energico Filippo Mobrici – agronomo e manager della «Bersano vigneti» – e da Roberto Morosinotto – attento ed esperto enologo. Guidati proprio da quest'ultimo, procediamo con un tour di quattordici etichette.
Ho voluto fare questa degustazione in cantina per svariati motivi. Il primo è quella Barbera d’Asti Generala 1997, secondo anno di produzione che, prelevata nella mia cantina, mi ha aveva stupito. E non avrei mai immaginato un’integrità del genere. Il secondo motivo era respirare una storia che ci appartiene.
Nel 1986 partecipai alla mia prima bagna caoda nel Museo Bersano, ma Peppino Zola, amico di lunga data e figlio di quell’Angelo Zola, fondatore dell’Associazione Barman, mi aveva parlato a lungo dell’amicizia fra Arturo e Angelo, quando a Viverone facevano la bagna caoda e Arturo portava il Dolcetto. Chi era Arturo Bersano? Un visionario, un leader del mondo del vino, un ambasciatore che aveva la netta percezione del valore del Monferrato in quanto a vini. E quindi della Barbera.
La degustazione di venerdì è stata una conferma: la Barbera, vino di caratura internazionale senza se e senza ma. Complesso come i grandi vini rossi del mondo, decisamente grande quando invecchia, ma già rorido di promessa quando è giovane.
Stefano, che è anch’egli figlio di queste terre (lui è di Mongardino, io di Masio), ha descritto bene questi assaggi che sono stati un regalo. Come lo è stata la stretta di mano con Ugo Massimelli, colui che insieme al suo amico Biagio Soave ha dato una continuità affettiva ed effettiva a questa cantina preziosissima per tutto il territorio. Giornata memorabile!