Non gli si contano gli anni, perché l’età dei re non importa. Silvio Brarda è il re del bue grasso, incoronato oltre 25 anni fa da Giacomo Bologna che lo scoprì a una fiera del bue grasso a Carrù e da allora lo portò ovunque, in quelle cene dove si facevano le “meno venti”, con Veronelli e il conte Riccardi, e dove Silvio stava in disparte con la sua timidezza. Poi Giacomo lo additava davanti a tutti e diceva: “Gli ho visto dare i bignè alle sue bestie”. E giù a ridere, mentre si tagliava quella carne tenerissima, che lui seguiva passo dopo passo con una passione rara.
Quando una quindicina di anni fa, preso dallo scoramento per la burocrazia invadente, annunciò di voler chiudere, Vittorio Feltri scrisse un editoriale in prima pagina sul Giornale. Poi Silvio chiuse per davvero, qualche anno dopo, ma fu impossibile: “Andavo alla fiere - mi disse - e non ero più nessuno”. La moglie, che gli è sempre stata a fianco, nel frattempo tesseva la rinascita. Che è ripartita con la figlia Enrica e col genero Luca Gandione, bravissimi.
Pochi giorni fa siamo stati a trovarli, nella loro macelleria luminosa, ampia, con un bancone che non finisce più. Ci sono i tagli di carne rossa sulla sinistra, dai quali Silvio non si stacca mai, c’è il salame di bue al Barolo appeso, che ti fa venire voglia, ci sono i prodotti del Golosario negli scaffali, ma soprattutto ci sono due cose da andar giù di testa: la trippa già confezionata e condita in vaschette e il bollito misto pret à porter (il nome è nostro e Silvio si diverte a ricordarlo). Un bollito misto già cotto, sottovuoto, con varie pezzature, completo, senza testina, più magro, per due o per una famiglia intera. Un prodotto geniale che naturalmente va a ruba. Come tutto il resto, in questa macelleria fantastica, alla periferia del centro storico di Cavour. Meta imperdibile (via Peyron - tel. 01216295).