La tinca è uno dei pesci più rappresentativi della vocazione all’acquacoltura del Piemonte. Fino a inizio Novecento, lo ricorda la storica guida del Touring degli anni Trenta, uno dei prodotti più conosciuti della regione era proprio il pesce. Di lago, ma anche di fiume. Nel giro di pochi anni, la scomparsa dei corsi utilizzabili e la chiusura delle peschiere hanno reso di fatto estinta questa pratica, se si eccettuano alcune zone. Tra queste il comune di Ceresole dove l’habitat ricco di acquitrini e stagni aveva dato vita a una fiorente attività di questo tipo sopravvissuta in imprese come quella di Giacomo Mosso che nella sua Cascina Italia (Via Pautasso, 75 - tel. 0172575014) ha messo in produzione 7 peschiere ricavate nei terreni circostanti.
Le tinche vengono allevate in modo naturale, a lento accrescimento per poi essere vendute sia fresche che sottovuoto, già ripulite dalle viscere, sia in carpione.
L’ultima idea si chiama Sliska, una tinca in carpione che è stata precedentemente sliscata (un processo completamente manuale) e che si può anche consumare in un panino, come nelle merende d’antàn.