Cibi che fanno bene alla mente, boom delle spezie e bugie sulla pasta

17.02.2020

Mens sana in corpore sano. Lo diceva Giovenale e lo conferma la scienza; il benessere della mente passa anche dal cibo e patologie come l’Alzheimer si possono combattere a tavola. Ma qual è il menu per una mens sana? Via libera agli alimenti della dieta mediterranea: dall’olio extravergine d’oliva al pesce grasso come salmone, sgombro, pesce azzurro, sardine e acciughe. E poi verdure arancioni e a foglia verde, frutta, yogurt, agrumi, uova, cioccolato fondente e impasti integrali. Tutto completato da abbondante acqua. Gioia Locati sul Giornale di domenica. @ Le spezie si fanno largo in cucina e diventano un business che a livello globale vale oltre 6 miliardi di dollari, cui si va ad aggiungere quello delle erbe officinali e aromatiche, di grande interesse per l’Italia che produce 25 milioni di chili con 3.000 aziende coinvolte e oltre 7.000 ettari coltivati che coprono solo il 70% del fabbisogno nazionale. Un settore particolarmente dinamico cui sarà dedicato un intero salone anche al Macfrut di Rimini, dal 5 al 7 maggio. (QN) @ Dici Brunello, dici tesoro. Alla vigilia di Benvenuto Brunello in programma a Montalcino dal 21 al 24 febbraio, si parla ancora del mercato del Brunello che, dal vigneto alla cantina, conta su un trend inarrestabile: il valore aggiunto delle etichette del Consorzio di Montalcino tocca quotazioni record e intanto il gruppo Lvmh ha messo gli occhi su Castello Banfi. L’approfondimento di Paola Jadeluca su Repubblica. @ Dimenticate il tè nero d’Oriente. Il migliore del mondo arriva dalla Val d’Ossola ed è prodotto dall’azienda floricola Compagnia del Lago Maggiore in collaborazione con la cooperativa Risorse. Il riconoscimento è stato assegnato al recente International Black Tea Tasting Competition 2019, dove i maggiori esperti dei Paesi produttori di tè al mondo hanno individuato come migliore tè tra i 40 aspiranti quello italiano. (Avvenire). @ Quanti “fake” circolano sulla pasta? Se lo chiede Angelo Allegri, che sul Giornale di oggi ripercorre la storia - lunga 4 mila anni - del piatto divenuto simbolo dell’Italia e sfata diverse false credenze: il mito sull’origine asiatica, ad esempio, è frutto di una contraffazione che risale alla fine del XVI secolo. Gli spaghetti non li hanno inventati i cinesi, ma i sumeri. E a importarli nella Penisola sono stati arabi e siciliani. Da sempre si mangiano con il formaggio; le nozze con il pomodoro risalgono solo ai primi dell’Ottocento.

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