Buona giornata amici, soci del Club di Papillon, lettori che ci avete intercettato in rete.
Con questo editoriale di introduzione vorrei evitare il più possibile la scontatezza di pronunciare cose acclarate che riguardano ciascuno di noi in questo periodo inaspettato. Lascio al diario di questa settimana e ai commenti in fondo al pezzetto di cronaca, le considerazioni cosiddette esperienziali.
Qui invece vorrei sottolineare i passaggi di alcuni articoli che sono usciti sui giornali e che m’hanno fatto pensare. Uno è di Paolo Pileri su Avvenire di ieri (martedi 24 marzo), che scrive al direttore: «Non torneremo alla normalità, perché la normalità era il problema». È una frase che non mi esce dalla testa. In questi giorni, sbarrati in casa, spero che a nessuno sfugga l’importanza della riflessione sul post-Covid. I discorsi istituzionali ci annunciano privazioni sempre meno sopportabili in cambio di un “fuori dal tunnel” dove ci riabbracceremo, ci stringeremo la mano e torneremo in piazza. Mi chiedo: è questo davvero quel che speriamo per il domani? Tornare da dove siamo partiti? Ai virus culturali che avevamo? Io non voglio tornare da dove ero partito.
Certo, il Paese in ginocchio che troveremo non sarà quello di prima. E bisognerà rimboccarci le maniche. Ma per andare verso quale direzione? La stessa di prima? Questa è una domanda che abbiamo il dovere di farci oggi, pur tra le lacrime. È ora il sacrosanto momento nel quale elaborare il lutto di un passato politico ed economico che ci ha consegnato a una normalità che normalità non era affatto. Tutto quel che la normalità respingeva, dagli accordi sul clima, agli investimenti in sanità pubblica, allo stop al consumo di suolo e al traffico, alla tutela della biodiversità, agli investimenti in ricerca, cultura e manutenzione del Paese, a incentivare la buona agricoltura (e non l’altra), al dare dignità al lavoro sconfiggendo la mentalità che “fare il nero è necessario”, all’economia circolare e fondamentale al posto della tradizionale, al perseguire corruzione e furbizia “senza se e senza ma” e così via, deve ora essere messo in cima all’agenda pubblica di una normalità che va costruita proprio ora, nelle macerie in cui siamo. Altro che balconi, tarallucci e vino.
Ed è la stessa cosa che in un’intervista alla Stampa ha detto Pupi Avati: “Si è interrotto il film della vita. Approfittiamone per migliorarci”. Anche la televisione dovrebbe approfittarne, credo, perché le conduttrici melense che ci riservano i vari canali nelle trasmissioni di punta fanno parte di quella normalità che non ci serve, men che meno in questo momento.
Si discute poi sul fatto (Repubblica) che il Coronavirus sarebbe il nemico della globalizzazione, con un mondo che potrebbe uscire meno integrato e con le frontiere semi-aperte. Può darsi che sia così, ma sono le inevitabili prove generali di un’Europa e di un mondo che si trova in guerra. E se gli aiuti che ci sono giunti dalla Cina, vengono letti (come sono stati letti), come la conquista lenta dell’Europa quasi che tutto fosse una strategia, vien quasi da rimettere al mittente questa analisi.
Detto questo, vi rimando a cercare, sul Giornale di domenica 22 marzo, l’articolo del nostro amico Luca Doninelli che ha raccontato un sogno: “Vorrei realizzare uno spettacolo per passeggiatori solitari, immaginando Milano come un grande teatro”. “Sarà uno spettacolo musicale – dice Doninelli – perché le parole non ci mancano, i ragionamenti non ci mancano e nemmeno gli esempi. E poi perché spesso le parole dividono, generano accordi e disaccordi e in un tempo in cui i corpi si allontanano è meglio non insistere con le parole, che possono creare unanimità ma anche unanimismo, discussione ma anche polemica inutile”. “La musica quando è grande musica, è come una sorta di abbraccio, capace di avvicinare i lontani, scava nella memoria facendo riaffiorare tesori sepolti, meraviglie dimenticate e giunge dove le parole non possono arrivare.” Del resto si chiede ancora Luca: “Non è questo ciò che ci attendiamo da un’ opera d’arte? Che cioè, in essa sia contenuto un messaggio riservato solo a me, a te”.
Ebbene, con questo sogno che ci porta a riappropriarci delle cose belle, vi invito alla lettura del diario della settimana e delle numerose mail che sono giunte a noi. Condividere tutta questa umanità è un modo per restare desti, perché - dicono gli psicologi – la mancanza di relazioni provoca analfabetismo emotivo. E non fa per noi.
Ed eccoci al secondo aggiornamento della Circolare on line, scritta non più dalla trincea dell’ufficio, ma da casa propria, dopo il penultimo decreto ministeriale che ha stretto ancora di più le maglie. Intanto prosegue l’attività sul nostro portale del gusto, che ora, oltre al “pensiero della sera” e a alla ricetta del giorno, ci porta anche le ricette filmate e “Il pensiero del mattino”. Ma non è finita. Seguiteci!
Paolo Massobrio
L’idea di mettere la Circolare online era stata dettata dalla necessità, perché le situazioni cambiano vorticosamente, ma soprattutto i servizi postali non avrebbero garantito la consegna in tempo per l’evento che annunciamo: Golosaria Monferrato. Un evento che comincia a metterci in allarme, perché il 9 di maggio potrebbe essere ancora in un periodo di revoca. Ne stiamo discutendo, ipotizzando già settembre, e già sul prossimo aggiornamento di mercoledì sapremo meglio. Intanto è saltata la “Giornata di Resistenza Umana” che era prevista a Sordevolo per il 4 luglio. Questo è ufficiale, giacché la stessa rappresentazione della Passione, per la prima volta nella storia, è stata annullata, per slittare nel 2021. Ma nel frattempo è stata disdetta Aromatica a Diano Marina (anche questa a settembre).
Il cantautore Franco Fasano, raggiunto a Roma da una richiesta, ci esegue un suo brano, "Mi Manchi", interpretato da Fausto Leali a Sanremo e da Andrea Bocelli. Lo mettiamo sul nostro sito e lo struggimento di questa canzone sarà il leit motiv di questi giorni.
Il Coronavirus non avrà un picco, ma un’onda, dicono gli esperti che scrivono sui giornali e appaiono in televisione. Il professor Burioni, fisso da Fazio Fazio, è già uscito con un libro (poteva mancare?) mentre la discussione accesa è sui vaccini e sui provvedimenti regionali. Ma nel frattempo, vengono colpiti gli amici vicini: muore la mamma del nostro amico Riccardo e pochi giorni dopo anche il papà. Con l’angoscia di non sapere dove ora sarà la salma. Con gli amici, vogliamo stare vicino a Riccardo e attraverso Zoom recitiamo il rosario in 100, dopocena. Muoiono anche i preti, due di Milano che conoscevo, don Marco e don Luigi, perché deve essergli stato fatale il contatto con la gente. Ma nel frattempo mi informano che anche Livia, la sorella di don Giussani, è morta.
Con il telefono (WhatsApp è davvero una gran bella invenzione) cerco notizie dagli amici. In particolari quelli delle zone più colpite. E ci scambiano informazioni con Giorgio Lazzari, il nostro delegato di Bergamo, che non nasconde la paura e lo smarrimento per quanto sta accadendo, con i cimiteri al collasso e le bare portate via dall’esercito. E nella Bergamo surreale perde la vita Giacomo Bersanetti, il designer del vino, marito di Chiara, figlia di Luigi Veronelli. Aveva 63 anni e il Covid-19 gli è stato fatale. Fu lui a inventare le etichette del Bricco dell’Uccellone, di Ai Suma e poi del Passum di Mariuccia Borio. Ma qualche giorno dopo ci raggiuge la notizia che anche Gianni Mura se n’è andato: non gli ha retto il cuore mentre era a Senigallia in convalescenza. Ma qui il Covid non c’entra. Entrambi erano di casa da Giacomo Bologna, in quello strano Brasile dove andava in scena un’umanità varia.
In questa foto la squadra di calcetto dei giornalisti, a Erbusco, nel settembre del 1996. Oltre al sottoscritto, in piedi: Edoardo Raspelli, Franco Ziliani, Luigi Veronelli; in basso: Francesco Arrigoni, Gianni Mura, Enzo Vizzari.
Prosegue l’attività anche a distanza, coi pochi collaboratori che restano attivi. E nel nostro piccolo laboratorio ci viene l’idea della guida virtuale ai ristoranti che fanno delivery (che dovrebbero essere recensiti sui giornali più diffusamente), quindi la rubrica dedicata all’ascolto del vino e quella che insegna a fare gli esercizi in casa. Dai dati di ieri, accogliamo il risultato di 8.000 pagine visitate. Una bella soddisfazione.
Oggi poi è il compleanno di Paolo Frola, il medico condotto di Rocchetta Tanaro, cantautore che fa 70. Ma nonostante la pensione imminente, lui ha accettato la proroga per essere in prima linea con i suoi pazienti. E mi dice che in paese non risultano contagi.
Il meteo annuncia giornate con temperature notturne sotto zero, ma il sole splende in questo primo giorno di primavera. Per molte persone la chiusura nelle proprie case sta diventando una fatica insopportabile. E a questo punto vorrei che sentissero il racconto degli alpini al fronte, reclusi per un anno in trincea. Lo ha fatto Andrea Carabelli, attore, amico, che è diventato uno dei pensieri della sera. Invece il nostro Maurizio Lega, agronomo a Bordighera ha fatto un video bellissimo, che ha avuto molte visite, dedicato alle piante e ai fiori della Riviera che lui cura nei giardini più belli. Fra i post più seguiti c’è poi la ricetta di Francesca Settimi sulla focaccia e la disquisizione di Franco Martinetti sulla Barbera. Ma anche il racconto di Mario Rigoni Stern letto da Claudio Gallina, sul piacere della casa, riscuote consensi.
Fra le proposte che avanzano c’è anche quella di Oscar Farinetti, per una patrimoniale generalizzata. Lo dice in un’intervista e se quel nome appare ostico alla politica e anche alle persone alla fine, c’è da scommetterci, sarà l’unica strada percorribile per risollevarci, dopo aver raschiato il barile per tamponare una crisi i cui contorni si conosceranno più avanti. Nel frattempo arriva un’ulteriore stretta dal governo, a inizia una settimana che per noi doveva coincidere con quella di Golosaria Monferrato.
Sulla Stampa a tutta pagina Sergio Poletti, il patron di Palzola, dedica una pagina al suo casaro storico in pensione da tempo, Gian Mario, che ci ha lasciati. Un bel gesto di stima. Ma nel frattempo il virus ti accerchia, toccando l’affetto degli amici più cari. Andrea di Alessandria è in ospedale e anche Dario a Torino. E ci scrive dal suo letto una lettera bellissima e coinvolgente, dove in un passo dice: “…Si sono fatte le 5,30, una gentile infermiera già distrutta dice che dobbiamo fare i prelievi. Ma ci sono difficoltà sul prelievo arterioso. La consolo, le racconto della Piazza dei Mestieri, e va via un po’ meno distrutta. Si sviluppa una strana simpatia umana in un ospedale. Perché torna a esserci simpatica la nostra umanità più profonda e quella di chi ci sta attorno. La mia saturazione e migliorata e non ho febbre da quasi 20 ore. Sto imparando tante cose”.
Le giornate cominciano, apparentemente, ad essere uguali l’una all’altra e il tempo sembra scorrere anche velocemente. La mia giornata inizia con la sveglia alle 6,30. Alle 7 siamo collegati con Sat 2000 per assistere alla messa del Papa, che è un momento di pace, di semplicità, che andrebbe suggerito a chiunque, anche a chi non crede. Poi, dopo colazione la lettura dei giornali e la redazione della Notizia del Giorno. Ci si collega coi collaboratori e si imposta IlGolosario.it. Seguono telefonate, messaggi, fino alle 13: pranzo, riposo e ripresa dei lavori alle 15, fino alle 19, quando ci si prepara per la cena, previa, due o tre volte la settimana, una degustazione di vini per portarsi avanti col lavoro. Ci si ritira verso le 22,30, appena arriva a casa nostra figlia. In questo periodo le cantine hanno scoperto la degustazione via Skype e ti contattano: inviano i campioni poi ci si collega in una video degustazione a distanza.
Alla fine anche Vinitaly ha gettato la spugna: non è bastato spostarlo da aprile a giugno, le incertezze legate a quella che è diventata una pandemia hanno costretto i vertici di Veronafiere a rimandare la 54^ edizione al 2021. Ma non passa neanche un giorno dall’annuncio che subito Merano Wine Festival esce con un comunicato della serie: noi siamo a novembre e rappresenteremo degnamente il vino italiano.
Oggi è il giorno dell’annunciazione a Maria. E il vangelo di Luca riporta le parole dell’arcangelo Gabriele: "Tutto è possibile a Dio". Nella messa di oggi il Papa ha semplicemente riletto il vangelo, quasi senza commenti, perché un fatto non ha bisogno di interpretazioni: è un fatto. Oggi esce anche la mia rubrica settimanale su Avvenire, che ho voluto dedicare ai negozi di prossimità che stanno svolgendo un lavoro prezioso. E mi chiedo: potrà la politica ignorare ancora lo spopolamento e l’impoverimento, in fatto di servizi, della provincia italiana? Secondo Confesercenti il 44% dei negozi inizia a pensare di non riuscire a riaprire, mentre i ristoratori cominciano a immaginare forme alternative come il Dark Kitchen americano che vive grazie ai ristoranti digitali. Non è fantascienza, sono pensieri che frullano nella mente di imprenditori che, sotto la scure di affitti gravosi in assenza di fatturato, sono vicini al collasso. Ecco il mio articolo su Avvenire.
VEDERE IL MIO LAVORO DI AGRONOMO SOTTO ALTRA LUCE
Amo Papillon perché mi fa vedere le cose che faccio con una luce differente. Mai avrei pensato di fare un video con il mio lavoro. L’ho fatto, ed ho visto quello che faccio sotto un’altra luce. E l’ho visto meglio. Grazie Paolo.
Buona notte a tutti.
Maurizio Lega - Delegato Club Papillon Ponente Ligure
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Ussignur, Enzo, giri intorno a casa mia....
Quella di Pico è campione del rapporto qualità-prezzo, con un’azienda molto bella in mano a (ex) giovani, bravi imprenditori. Bella, molto, la storia della trama che fa da sfondo all’etichetta. L’azienda è sui confini del #Nizza. Se ti capita prova i prodotti di Cascina Garitina di Gianluca Morino, uno dei presidenti di quel gruppo di giovani produttori che in quasi 30 anni hanno cambiato il volto della Barbera (chè qui da noi, è femmina).
Subito dopo la stagione e l’espressione del genio barberista di Giacomo Bologna, la forza economica dei Bersano, l’eleganza di un senzavigna come Franco Maria Martinetti, il periodo minimal (per quantitativi prodotti) delle Vigne dell’Angelo, periodo in cui molti campioni erano affidati alle cure di Giuliano Noè, beh appena dopo quel periodo galleggiante tra la fine degli Ottanta e la prima metà dei Novanta, beh - dicevo - proprio in quel periodo un gruppo di vignaioli ha sognato #barbera e poi #nizza e ora, e ora #mga.
In quel territorio l’eco portava da Asti e dalle colline del Ruchè - dove l’avvocato tiene casa - le note di Paolo Conte. E nello stesso periodo il buon Lauzi gettava ancora e metteva radici a Rocchetta Tanaro (paese dei Marchesi Incisa proprietari del vino più blasonato) e pure paese del grande Jack (oltre che del mio amico Beppe Sardi, molto più che uno chef, molto...).
Beh, intorno a quel paesino in quello stesso periodo la follia dei seigiornisti, il genio di Mario Fongo, le meraviglie della regina del mosto narrate da un medico condotto che amava cantare “Volo gabbiani”; in quel periodo e in quel posto un grande Paolo Massobrio inventava Papillon e mille altre cose. Che minestrone di ricordi mi hai sollecitato. Mi sa che devo farti venire qualche giorno qui da noi a testare e tastare il grande e meraviglioso Piemonte.
Matteo Ferraris
Buongiorno Paolo,
Approfitto del suo gentile invito a scriverLe.
Volevo complimentarmi con lei per il modo in cui riesce a farci sentire il suo sostegno sincero in questi momenti così difficili.
Noi ristoratori siamo da sempre una categoria dove non c’è collaborazione, dove ognuno fa per sé e dove, purtroppo, capita di sentire colleghi che si rallegrano di disgrazie altrui piuttosto che cercare il proprio successo.
Torino, che sono certo lei conosce molto bene, è una città particolare, è una città dove la spesa media per la ristorazione è la più bassa tra tutte le grandi città in Italia, dove l’offerta è vastissima e di qualità ma spesso la richiesta è limitata al fine settimana o nei locali delle zone della movida. Una città in cui è normalmente difficile andare avanti.
Io vorrei gentilmente chiederLe soltanto di provare nel limite del possibile, attraverso la sua autorevole firma, di provare a risvegliare nei ristoratori quel senso di unione e collaborazione che finora è mancato nei momenti di crisi.
Io purtroppo non ho la ricetta per venirne fuori, sono però disponibile a condividere con altri colleghi le mie esperienze, ad ascoltare i loro suggerimenti.
È il momento dell’umiltà e della collaborazione. Dobbiamo diventare una cosa sola. Uniti ce la
faremo.
Enzo Gola - ristorante Cà Mentin - Revigliasco (Torino)
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Che bello anche tu, (lei), non molli (molla) mai!
Si capisce che: noi non facciamo gli Agricoltori, noi siamo Agricoltori.
Tu (lei): giornalista, comunicatore.
Autenticità: che sia la pietra miliare ove rifondare il nostro futuro.
Grazie.
Michele Ventura - Michele Ventura Vino - Sorano (GR)
Caro Paolo,
grazie di cuore per quello che hai messo in piedi: ancora una volta diventa evidente (per impedire che ce ne possiamo scordare: anche così agisce la "Provvidenza") che la creatività nasce da un soggetto che guarda all'umano e alla realtà.
Andiamo, però, anche alla concretezza della tua provocazione. Da alcuni mesi (ormai quasi un anno) sono diventato il presidente di una piccola cooperativa di assistenza domiciliare, prevalentemente con utenti anziani e disabili. Inizialmente ho iniziato a collaborare con loro nel "settore sociale", cioè, praticamente, selezione di badanti per le famiglie (che assumono direttamente la persona, senza intermediazione. Poi mi hanno chiesto un coinvolgimento con una piccola cooperativa sociale brianzola, creata da alcune infermiere professionali che, però, essendo tutte dipendenti, facevano fatica a gestirla: l'abbiamo così rilevata, senza costi con l'impegno di tenere i dipendenti. E così ho iniziato a fare, dopo il professionista, anche l'imprenditore: proprio come hai fatto tu.
Come ti puoi immaginare, in questo periodo è il caos: dobbiamo individuare gli utenti "essenziali" a cui garantire il servizio, in una situazione in cui il DPI sono introvabili. Ora poiché, in questa situazione si fa fatica a dormire, stanotte mi sono guardato tutto la "nuova versione" del sito. E' consolante, non sentimentalmente, ma come quando una amico o mia moglie (dico sempre a Odette che è la mia migliore amica) mi guarda in faccia e mi accompagna in una situazione faticosa. Quello che hai iniziato, e a cui tanti stanno partecipando (anch’io voglio farlo, sto pensando al come) è interessante, è utile, è fonte di stimolo al pensiero. Avevo il desiderio di farlo conoscere, ma la stanchezza mi impediva di capire in che modo.
Stamattina è arrivata la tua mail, ed ho pensato di aggiungere la segnalazione di quanto Papillon sta facendo ai miei prossimi. Ognuno di loro la prenderà per quello che troverà piacevole, anzi, meglio, per ciò che troverà utile.
Grazie ancora, Paolo, ciao e buon lavoro.
Rino Franzese – Milano
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Carissimo Paolo,
In questo tempo nuovo che ci è dato di vivere il concetto di “compagnia”, a te tanto caro, è rappresentato molto bene dai pensieri giornalieri che ci arrivano dalle tue rubriche.
Ci aiuta tutto ciò che ci fa compagnia: oggi la frase non è per nulla banale. Grazie dunque e, soprattutto, dai, che dopo sarà ancora più bello stare insieme.
Dai un bacio a Silvana e ai ragazzi da parte mia e di Margherita.
Carlo
Carlo Accornero – Novara
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Carissimi amici,
grazie del vostro gradito pensiero.
Questa tristezza che ci pervade, sapendo che questo nemico è capace di colpire quando e chi vuole, ci rende tristi e indifesi. Che la Santa protezione della nostra Madonna di Oropa scenda su tutti noi e…non solo!
In attesa di un nostro prossimo convivio, porgo cari saluti a tutti e un arrivederci.
Bianca Rosa Zumaglini – Bianca delle Conserve - Biella
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Ciao Carissimi Paolo e Silvana,
nella speranza di trovarvi bene in una situazione che ci ha travolti in pieno.
Detto questo, sono sereno e pieno di fiducia in quanto la situazione ci costringe a guardare l'essenziale e il nostro bisogno di tornare alle Origini.
Con gli amici Jodi, Edo ed altri ancora, siamo vicini a sostenerci in questo momento con idee e semplice compagnia.
Il mio amico di infanzia e sindaco di Borgomezzavalle (Valle Antrona), sta facendo un grande lavoro per poter mantenere la bottega di paese aperta (come ti avevamo raccontato), ed oggi si dimostra un punto fondamentale di accesso ai generi di prima necessità per una valle intera evitando di far convergere molte persone nei supermercati.
Insomma ho tanti esempi che ci donano speranza e certezza che la strada giusta per noi é condividere e sostenere il bisogno dell'altro come risorsa per tutti noi.
Con gioia ti confermo che siamo soci Sostenitori ed anche mia moglie Paola è diventata socio Famigliare. Una grande famiglia.
Alessandro Bassa - Pizzeria TU - Villadossola (VB)
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Cari Soci,
in questi giorni di segregazione molti di noi hanno più tempo per riflettere, leggere, scrivere o occuparsi della propria casa, ognuno libero di seguire i propri interessi.
Per dirla in inglese (che fa fine e non impegna, come dicevamo una volta) siamo passati dal time-lapse allo slow-time; è come se la nostra vita quotidiana, che nel primo caso era ben rappresentata dalla rapidità delle immagini che non duravano più di 20 secondi, adesso scorresse al rallentatore, ben oltre le 24 ore canoniche di una giornata: o almeno questa è la mia sensazione.
Per riempire questo tempo, personalmente faccio un po' tutte le cose ricordate all'inizio, ma ho aumentato lo spazio dedicato alla lettura, ricavandolo da quello prima utilizzato per correre: sì, sono un runner, categoria un po' vituperata in questi giorni.
Ma la mia rinuncia è precedente alla gogna o alle regole emanate di recente, risale infatti ad una quindicina di giorni fa quando in una splendida giornata di sole mi sono ritrovato a correre a fianco dell'Ospedale di Biella pensando che lì dentro c'era tutto il tristissimo mondo che vedevo scorrere nelle immagini televisive e anche, al lavoro, la socia di Papillon Biella, medico anestesista e rianimatrice, alla quale la sera prima avevo mandato un messaggio di sostegno.
Mi sono sentito un privilegiato e mi sono detto che non era il caso che lo facessi anche vedere a "tutto il mondo". Se proprio voglio correre lo posso fare intorno a casa, e già questa è una fortuna.
Ma veniamo al tempo dedicato alla lettura e al perchè ve ne parlo nelle nostre News. Come avrete notato, da qualche tempo il sito https://www.ilgolosario.it/it si è completamente rinnovato: più leggero e agile da consultare, con una bella grafica e belle fotografie. Ma non è di questo che voglio parlare, voglio invece sottolineare e segnalare la rapidità con cui alcuni dei suoi contenuti si sono adattati alle recenti vicende drammatiche.
Nella parte del Giornale del gusto in evidenza sono apparse due sezioni dedicate alla Ricetta della sera e al Pensiero della sera, che corrispondono alle necessità umane di nutrirsi, non solo di cibo ma anche di positività. Molti degli articoli del Giornale hanno a che vedere con le situazioni quotidiane di clausura ed alla necessità di fare movimento, di consumare alcuni tipi di prodotti o di seguire un regime particolare di dieta.
Nella Notizia del Giorno la sezione L'Assaggio, al posto di indicare un suggerimento per un ristorante (che oggi non si potrebbe provare) riporta ricette elaborate da chef famosi che si possono realizzare a casa propria.
Novità anche per La Circolare, che verrà aggiornata settimanalmente sul sito.
Tutto molto interessante, da qui il mio invito a consultare il sito ed a leggere tutti i suoi contenuti.
Ora, queste che potrebbero a posteriori essere considerate delle scelte scontate, sono a mio avviso invece delle scelte coraggiose e innovative generate da un giornalista che in questo caso si è rivelato anche un vero imprenditore: Paolo Massobrio, insieme a Marco Gatti.
Paolo presidia l'ufficio di Alessandria e ha dovuto rivoluzionare la sua azienda, ridefinire gli orari e le presenze in ufficio, gestire le ferie del personale: tutto questo non riducendo l'output giornaliero ma incrementandolo in quantità e qualità.
Complimenti a lui e a tutto lo staff del Club di Papillon e di Comunica Edizioni.
A tutti loro, e a noi, dedico il titolo e il sottotitolo del libro dello scrittore francese Jean-Michel Guenassia:
IL CLUB DEGLI INCORREGGIBILI OTTIMISTI
Quello che per loro contava nella terra promessa non era la terra. Era la promessa.
Un caro saluto a tutti, con la speranza di vederci presto.
Arnaldo Cartotto - delegato Club Papillon di Biella
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