"E’ un problema di abitudine, la cultura plasma potentemente il modo di alimentarsi”. Così Carlo Grande su La Stampa di oggi interviene sul discorso della carne lavorata, ritenuta potenzialmente dannosa dall’Oms, sostenendo che la necessità primaria sia quella di “Trovare soluzioni che salvino il macroambiente (la Terra) e il nostro stomaco”. E riprendendo i numeri del sovrasfruttamento - ambientale e animale - legato al consumo di carne, conclude: “Ogni volta che mangiamo una bistecca dovremmo ricordare quanta sofferenza ci mettiamo in bocca. Più che per la nostra salute, è per ragioni ambientali, economiche ed etiche che dovremmo smettere di consumarne”. (La Stampa) @ E su Repubblica anche il professor Eugenio Del Toma torna sul discorso del consumo delle proteine, tessendo le lodi dei legumi come economica (ed ecologica) alternativa alla carne. Ma avverte: “Cereali e legumi non forniscono, da soli, tutti gli aminoacidi essenziali presenti nelle carni (…) ma anche i nostri antenati hanno imparato a compensare queste carenze utilizzando combinazioni del tipo riso e soia o mais e fagioli. E’ giusto che oggi la ristorazione proponga più legumi e meno carni”. @ Ma degli effetti collaterali di un’alimentazione scorretta parla anche Elena Dusi, che su Repubblica riporta la storia di Giulio, il ragazzo di 14 anni arrivato a pesare 105 chili per colpa di abitudini sbagliate, trovandosi costretto a dover ridurre le dimensioni del suo stomaco attraverso un’operazione chirurgica.