«Le vendemmie, e in generale l’intero comparto agricolo, sono sempre più condizionati dai cambiamenti climatici».
Così Riccardo Cotarella, principe degli enologi, in occasione di un’intervista in cui gli veniva formulata la domanda che, ogni anno, a fine agosto, rimbalza nel mondo del vino, sul valore della vendemmia che inizia.
«È sempre più difficile pronosticare qualità e quantità di un’annata, perché nell’arco di venti chilometri abbiamo scenari completamente diversi: si passa da vigneti in sofferenza per la siccità, a zone dove c'è stata anche una eccedenza di piogge. Questo accade a livello locale e ovviamente su scala nazionale e internazionale, creando delle difficoltà enormi nell'interpretare il trattamento dei vigneti».
Per queste ragioni, sebbene sia complicato fare un’analisi dettagliata di quella che sarà la vendemmia 2019, il presidente degli enologi ha previsto che quella in corso, mediamente sarà «una buona annata, anche se il raccolto in alcune zone, sia dell’Umbria che dell’intero territorio italiano, sarà più contenuto rispetto allo scorso anno».
E considerato che avere meno produzione, come dice Cotarella «non è proprio un male, dato che ci sono delle giacenze da smaltire. Importante è che riusciamo a mettere sui mercati prodotti di qualità».
Ai vignaioli impegnati in queste settimane nel raccogliere il frutto delle loro fatiche, dedichiamo il rosso che più di ogni altro, in questa estate, ci ha emozionato. È il Sangiovese Superiore Beato Enrico della cantina Santini. Figlio delle colline di quella Coriano, in provincia di Rimini, che Paolo Massobrio ha definito la “Montalcino di Romagna”, nel bicchiere ha colore rosso rubino, al naso si propone con eleganza emozionante con profumi di frutta rossa, e in particolare di ciliegia, e di prugna, sentori speziati, nota balsamica e di tabacco, mentre al palato si propone come l’anima dei romagnoli, generoso e vivo, con tannino ben integrato, freschezza che sostiene la beva, piacevole sapidità e finale lunghissimo. È uno dei migliori vini d’Italia.