Cossetti, la barbera una questione di famiglia

12.06.2015

La famiglia nel vino è importante, anzi è il naturale centro di produzione. E’ l’unità intorno a cui si radica l’azienda. E forse proprio la famiglia è quello che distingue il tessuto produttivo italiano. Non è un caso partire da qui per raccontare questi vini. Perché bisogna andare lungo il Belbo, tra le colline dove l’Alessandrino lascia il posto all’Astigiano, tra il Castello di Bruno e l’antico bosco delle Sorti. Qui, nel 1891, Giovanni Cossetti apre la sua cantina di vinificazione ma toccherà al figlio Clemente guardare alla 'Merica e già negli anni Venti portare i suoi vini nel mondo. E’ una storia d’altri tempi, di monferrini tenaci che credono, già allora, nella Barbera. Oggi a più di un secolo di distanza alla guida di questa azienda c’è la quarta generazione e ha il volto delle sorelle Clementina e Giulia, che hanno voluto creare nella casa padronale della loro tenuta uno splendido Relais con ristorante d’autore. E venire qui è forse il modo migliore per conoscere i loro vini che oggi sono una gamma ampia, ricca, perché ai vini di questa proprietà si sono aggiunti quelli di altre aree vitivinicole, dalle Langhe al Roero alla zona di Gavi. Però per raccontare Cossetti preferiamo partire dal centro, dal cuore, quei vigneti di Castelnuovo Belbo (At), dove alberga la Barbera. C’è la Picca, una Barbera del Monferrato 2014 frizzante che vuol rappresentare la coté gioviale di questo vitigno. E’ il vino dell’incontro, da bere in estate fresco, da frigo: color rubino, profumi vinosi e floreali accentuati, una bella acidità che lo rendono perfetto con il salame crudo. La Barbera d’Asti “Venti di marzo” 2013 è un vino di carattere, un cru che ha visto le uve arrivare al punto ideale di maturazione prima della vinificazione e del successivo affinamento in acciaio. Il colore è classico rubino, al naso sono nette, quasi da manuale, le note di ciliegia e prugna. In bocca sono ancora le caratteristiche del vitigno a emergere e quasi fatica a domare l’acidità viva. Crescono gli anni di invecchiamento per un vino che vuol rappresentare la storia di questa azienda: la Barbera d’Asti La Vigna Vecchia 2012. Il nome racconta già il vino: vigne vecchie ovvero basse rese e acini che concentrano le sostanze. Poi un utilizzo saggio delle botti: prima quelle grandi poi un passaggio in barrique di secondo vino. Il colore si scarica, il rubino scivola nel granato. Il naso si fa più complesso: la frutta matura, emerge il profumo fine, elegante, della violetta accompagnato da un pizzico di pepe. Ma è lì, nel bicchiere, che la Barbera La Vigna Vecchia mostra il suo carattere: ampio, morbido e ancora fresco, di estrema piacevolezza. Ultimo assaggio per il Nizza 2009. Un percorso diverso, un più lungo affinamento in legno e di seguito in bottiglia. Colore granata e profumi più evoluti, con la percezione di speziatura e idrocarburi. Nel bicchiere è un vino ampio, caldo, di grande morbidezza. E’ un vino da invecchiamento, che muterà ancora nei prossimi anni. Siamo all’altra estremità di quel viaggio, cominciato dalla barbera frizzante estiva, che racconta Cossetti. E che può proseguire con almeno altri due assaggi: l’Albarossa, vitigno autoctono, da poco riscoperto che sembra poter dare grandi risultati (anche commerciali) nel prossimo futuro (e Cossetti sta puntando molto su questo vitigno con nuovi impianti) e il Moscato d’Asti, che proprio sulle colline affacciate sul Belbo trova una delle sue migliori espressioni (e il cru “La vita” rende onore alla complessità aromatica di questo vitigno). Ultimo ma non ultimo un vino che è particolarmente caro a Paolo Massobrio, ossia il Grignolino d’Asti 2014, che lui ricorda nel lontano 1985, fresco di diploma di sommelier, ad una cena a casa sua con personaggi illustri. Oggi questo Grignolino continua ad avere i racconti di un vino ricco di espressioni tipiche: dal tannino alla freschezza acidula. Da conoscere, come tutti gli altri vini.

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