La cultura fa bene al vino e il libro dedicato alle donne di Langa

01.06.2016

Il mecenatismo fa bene al vino. E’ il risultato cui sono giunti il Consorzio del Gavi e il Cestit, promotori di uno studio denominato “Wine Food&Arts, in Italia” da cui è emersa l’importanza di adottare l’arte e la cultura per promuovere vino e territorio. Secondo il rapporto - presentato in occasione di Valore Forte Gavi for Arts - le aziende vitivinicole che investono in un nuovo packaging o in etichette d’autore percepiscono un aumento del prodotto che raggiunge il 40%, mentre guadagnano fino al 60% in immagine aziendale, che raggiunge il 92% se si investe in produzioni culturali, arti performative e eventi multidisciplinari. (Italia Oggi) @ C’era una volta Robert Parker. Il temuto critico enologico del mondo, wine writer americano in grado (dicono) di decidere il destino di un vino con un tratto di penna, è stato snobbato dai vignobles bordolesi, riunitisi nei giorni scorsi per il rito annuale delle Vents en Primeur 2015. Pare infatti che il critico, impossibilitato a partecipare all’evento enologico, si sia fatto sostituire dal braccio destro Neal Martin. Che a Bordeaux non non è stato calcolato da nessuno. (Italia Oggi) @ Si intitola "Labour of Love" ed è il libro che l’autrice Suzanne Hoffman ha dedicato alle donne del vino delle Langhe. “Qui ho conosciuto famiglie la cui origine è radicata nella terra da tantissime generazioni - ha dichiarato l’autrice - Ascoltare le loro narrazioni è stato affascinante, soprattutto perché sebbene fossero le donne il collante delle famiglie, nel periodo delle guerre esistevano dei veti sociali che impedivano loro di emergere. (…) Ma dagli anni Ottanta il mondo del vino ha cambiato mentalità e si è tinto di rosa. E proprio su questo ho voluto incentrare il mio libro”. (La Repubblica) @ Tanti auguri a Claudio Sadler. Il celebre chef dell'Osteria di Porta Cicca festeggia i suoi primi 30 anni di alta ristorazione e in un'intervista su Repubblica a cura di Mariella Tanzarella racconta: “Milano ha fame di sapori internazionali" e a proposito dell'Osteria aggiunge: "Volevo solo un locale carino e semplice sui Navigli, dove le insegne non erano molte. Poi arrivò un telegramma e tutto cambiò”. (La Repubblica)

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