È dal 2010 che Eloisa De Fermo e Stefano Papetti Ceroni conducono l’azienda della famiglia di lei. Un’impresa che risale al 1785, dove la terra in discesa verso il mare, ricca di grappoli d’uva, si lascia alle spalle due giganti come Maiella e Gran Sasso.
Con questa coppia nasce un ambizioso e romantico progetto di recupero che vede il restauro di un vecchio casale degli anni ’40 con annessa cantina. Qui si producono prevalentemente pecorino, chardonnay e montepulciano oltre a seminativi e uliveti.
Visitiamo i vigneti con Paolo, da 7 anni in azienda: uomo scrupoloso e di poche parole, ci accompagna in una passeggiata atipica, quasi poetica, che ricorda la sua vita errante. Genovese con dimora in Toscana, innamorato di terra e natura, si divide tra Marche e Piemonte. Con un suolo che è tra i più apprezzati nella regione, questa è forse l’unica tenuta a non avere un allevamento a pergola:
guyot e cordone speronato dimezzano la produzione ma regalano all’uva qualità e concentrazione. Il lavoro in vigna e sul filare si riduce al minimo nella gestione del sottofila per apportare benefici contro lo stress idrico (non c’è irrigazione), con predilezione a non cimare le vigne, utilizzando sovesci ed evitando di aprire i suoli. Paolo ci racconta che ciò che determina l’annata non è tanto la vendemmia quanto la stagione del risveglio della pianta, quando tutto è terribilmente precario e la linfa scorre per ridar vita a getti fragili e delicati; poi ancora il momento in cui si dovrà fare i conti con degli sbalzi repentini di temperatura. Un lavoro in emergenza, fatto di sensibilità e intuito.
Passeggiando tra i filari la sensazione è quella di calpestare terreni incolti. Paolo, sorridendo, le chiama “vigne da querela”: facile da capire, perché sembrano lasciate a loro stesse e invece sono rigogliose e sprigionano energia, la stessa che troviamo stringendo delicatamente tra le mani un grappolo di pecorino: turgore e pienezza, espressione del singolare in armonia con il tutto. Perché nulla in natura è statico.
Dalle 3.000 bottiglie del 2010 ora se ne producono 70.000. Una crescita lenta ma costante, di cui Paolo, il “fattore moderno” come lui stesso si autodefinisce, va fiero insieme a Eloisa e Stefano.
Passando a degustare:
Concrete 2020 è un blend di pecorino e chardonnay, profuma di fiori bianchi e di frutta tropicale, snello e vibrante.
Don Carlino 2020 è un pecorino in purezza che prima fa cemento e poi passa in legno grande. Da una vinificazione attenta e senza filtrazioni o manipolazioni esce un vino teso e complesso, vivace ed emblematico allo stesso tempo. Frutto preciso del rispetto verso la natura, una chicca!
Le Cince Cerasuolo 2020. Da non confondere con un rosso estivo, questo vino trova la sua fulgida espressione in autunno. Da uve montepulciano, esprime sentori di fresia e cassis, garofano ed erbe aromatiche. Sfaccettato e trasversale, va domato: una volta raccolte luce e aria esprimerà leggiadria ed eleganza potenti.
Concrete rosso 2018. Di bellezza intensa il colore, di selvaggi profumi la matrice retronasale. Cinque giorni a contatto con le bucce sono seguiti da un affinamento in cemento dove si svelerà il terroir, meravigliosa energia che nasce da un approccio naturale alla vigna.
Prologo è un calice di corpo e densità: quando si fa roteare il bicchiere attorno al cristallo si crea una criniera selvaggia che sfodera armonia e scuote i sensi. In tipico stile De fermo per interpretazione questo Montepulciano d’Abruzzo apre la mente e libera emozioni, ricco di vita e di poesia.
soc. agr. Nicoletta De Fermo
Contrada Cordano
Loreto Aprutino (Pe)
tel. 085 828 9136