La via degli autoctoni, locali multitasking e cibo come cultura

22.09.2017

Nel Franciacorta arriva l’Erbamat. Si tratta di un’uva autoctona vendemmiata per la prima volta quest’anno da Berlucchi, che potrà entrare (per il 10%) nel Franciacorta (escluso il Satèn). “Matura da metà settembre a ottobre - spiega l’enologo Arturo Ziliani - un mese dopo lo Chardonnay e il Pinot Nero: si propone quindi come una delle risposte franciacortine al cambiamento climatico”. @ E di vino scrive anche Luciano Ferraro, che questa settimana sul Corriere della Sera riporta la storia del Gavi prodotto dalla cantina di Piero e Paolo Broglia, il bianco piemontese ammirato e acquistato in tutto il mondo, un po’ meno in Italia. @ Caffè con barbiere, librerie con orto e pasticcerie con boutique. Sul Venerdì di Repubblica la guida di Leonardo Perruca ai locali del mondo in cui è evidente l’impronta dei designer. E dove si entra per un motivo e si resta per altri cento. @ Tutto da leggere, su Sette, è poi il reportage di Irene Soavi sui locali storici in cui pranzavano le redazioni dei giornali. Dal Rodrigo di Bologna, ritrovo dei cronisti del Resto del Carlino, al Giusti di Torino, che accoglieva la nera della Stampa. Dai pub della londinese Fleet Street al Rigolo di Milano,  aperto nel 58 dai fratelli Sivaldo e Silvano Simoncini che per decenni ha fatto la storia del Corriere della Sera. @ “Scrivere bene di cibo significa occuparsi di cultura”. Sam Sifton,  editor del New York Times riporta sul Corriere della Sera la sua idea di food writing: “Cucinare e mangiare - spiega - sono atti culturali e devono essere considerati come tali. (…) Il tema del cibo oggi ha raggiunto un posto nel firmamento culturale, insieme alla letteratura, all’architettura, alla danza e al teatro”.

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