Devo a Lucrezia, giovane maître del ristorante Piazza Esedra di Pesaro, questa degustazione avvincente di Bianchello del Metauro dove ho trovato felicissime conferme, ma anche alcune novità.
La degustazione è avvenuta alla cieca, per una quindicina di campioni che hanno messo in mostra la versatilità di questo vino, frutto di uve autoctone biancame più altre aggiunte.
Ora il
Bianchello del Meaturo “Albaspino” 2020 bio di
Fattoria VillaLigi di Pergola è stato una rivelazione e un gran ritorno per me (bravo Stefano Tonelli). Ha colore con una leggera tendenza all’ambrato ma al naso note diritte di albicocca e frutta fresca e poi una bella mineralità. Il sorso è pieno, ampio, fresco e filigranoso con un finale sapido e leggermente amaricante. Della serie: il Bianchello che vorrei!
Notevole è stata poi la scoperta dell’azienda
Bruscia di San Costanzo con il
Bianchello del Metauro “Túf” 2019 color oro brillante e note quasi di incenso con inclinazione balsamica. In bocca è quasi dolce la sua avvolgenza e senti il miele. Speziato e con ritorni di frutta esotica sotto spirito, questo è un Bianchello complesso che ti conquista con la sua freschezza.
Di Sante di Fano, col
Bianchello del Metauro Gazza 2020, è la terza azienda che ci ha presentato un vino che aveva colore paglierino e note citrine assai marcate. È sempre pieno come gli altri e la sua freschezza è ampia.
Notevole il campione di
Roberto Lucarelli, azienda biologica di
Cartoceto, che è stata già top Hundred proprio con
Le Ripe. E qui avverti quella piacevole nota di albicocca del primo campione, e poi quella trama che mostra anche i tannini oltre a una freschezza verticale, in divenire. L’avvolgenza fresca chiude il sorso con una nota sapida marcata. Sempre un gran campione Lucarelli.
Chiudiamo infine con
Terra Cruda, azienda emergente di
Fratterosa che non conoscevo. Il suo
Bianchello “Boccalino” 2020 ha una propensione fruttata piacevolissima: è diretto, disteso, con lievi note sulfuree e finale amaricante. Bravo!
Passiamo poi a due campioni considerati
outsider.
E uno di questi è di
Giuseppe Vitali di Fano ed esattamente il
Bianchello del Metauro Superiore "Gessara" 2019 che lo scorso anno premiammo fra i Top Hundred. Ha colore giallo oro, al naso un frutto dolce con il suo mallo; in bocca è disteso, elegante, dall’acidità vibrante. Ecco un grande bianco, complesso, che smentisce il diminutivo insito nel nome del vino.
Quindi il
Marche Bianco 2019 “Guerriero del Mare” di Guerrieri di Piagge – azienda ecosostenibile – ha note aromatiche spiccate e un che di polvere da sparo.
Il campione 2018 di
Bruscia, il
Bianchello del Metauro superiore "Lubàc" ha colore oro antico che vira all’ambrato. Senti note di frutta secca, un che di zafferano ma un intenso miele di castagno. È un gran bel sorso che finisce secco.
Il
Rocho 2019 di
Lucarelli è un Bianchello Superiore che ha colore paglierino verso l’oro ed è brillante. Senti note animali e fruttate e poi la pienezza tipica dei migliori Bianchello. Notevole anche questo.
Abbiamo poi fatto una verticale di tre campioni della
Tenuta Cà Sciampagne di Urbino che produce con metodi senza compromessi. Il 2020 ha un colore di bella tessitura. Senti note balsamiche e un’acidità espressiva. È invece alta la volatile del campione del 2019, dove spiccano frutti esotici e zenzero, mentre il terzo campione fa riemergere l’albicocca ed è molto secco, fascinoso e allappante.
E poi due brut. Il primo,
Conte Giulio, brut dell’azienda
Bruscia di San Costanzo, ha colore brillante oro, con note animali ed è speziato ricco, fragrante con un’acidità caratteristica. È un Bianchello metodo classico 2015. Ma come lavora bene questa azienda!
Il secondo brut di
Terracruda è un metodo classico di
Bianchello del 2016, che sta 36 mesi sui lieviti, ha colore oro più intenso e un’acidità erbacea. Anche questo è ricco, di bella struttura. Bravi!
E Infine un
passito,
Ambreo di Grifoglietto, prodotto da
Fattoria VillaLigi. Un vino dal colore ambrato, profumatissimo, tanto da sembrare un vermut con erbe officinali e rabarbaro in primo piano. In bocca è dolce, placido e la freschezza insita nel Bianchello non lo rende stucchevole, ma assolutamente diritto, fresco con note minerali evidenti.
Questa degustazione è stata esaltante, per certi versi, perché ha riaffermato sia la versatilità del Bianchello sia l’attualità e la grandezza di questo bianco marchigiano su cui merita scommettere. I produttori di oggi, da conoscere, stanno lavorando veramente bene.