Ha scosso gli animi e fatto molto discutere la notizia del 19 gennaio sul ristoratore romano che ha affisso un cartello in cui dichiarava “A causa di episodi spiacevoli dovuti alla mancanza di educazione, in questo locale non è gradita la presenza di bambini minori di 5 anni”. E non può tacere chi, come i soci del Club Papillon, crede nel valore della famiglia che si riunisce intorno a una buona tavola e condivide tutti gli anni quotidianamente un testo come Adesso, 365 giorni da vivere con gusto che viene presentato dall'autore Paolo Massobrio come il libro per la famiglia, che non ti abbandona mai perché il gusto l'hai scoperto lì. E infatti la discussione a più voci, che include genitori, educatori e ristoratori amici del Club Papillon è stata vivacissima e piena di spunti.
All'inizio c'è stata divergenza tra chi pensa che A quel ristoratore occorrerebbe semplicemente togliere la licenza e chi invece simpatizza con il ristoratore perché … si è solo difeso davanti alla maleducazione imperante.
Poi è nata una riflessione di carattere sociale sul ...paradosso della nostra società: da una parte aumentano i locali dove si espone il cartello 'i cani sono benvenuti', dall'altra si fa strada nei fatti l'idea che i bambini rompono le scatole... Anche perché: Il cane che entra al ristorante difficilmente sarà il futuro... quel bambino che rimane fuori dall'uscio probabilmente si!
Queste riflessioni introducono l'argomento che …al netto della maleducazione di alcuni bambini, frutto dell'educazione dei genitori, occorre riportare la piazza al centro del paese!... L'attenzione si sposta quindi sull'occasione perduta di vedere una famiglia riunita intorno al tavolo a gustare qualcosa di buono in armonia e rispetto del mondo che la circonda: un'occasione per educare i bambini al gusto e alla socialità insieme.
La responsabilità di questa perdita? Ricade principalmente sui genitori spesso inadeguati ad educare: molte famiglie italiane che a casa rincorrono i figli piccoli per dargli da mangiare e li imboccano davanti alla tv. I genitori, com'è giusto, non vengono quindi assolti, anche se gli viene riconosciuta l'attenuante che ... far star fermo un bimbo è come far correre un vecchio: quindi una cosa impossibile! Tutti concordi quindi che quando i bimbi non sanno stare a tavola in un contesto sociale è frutto di svogliatezza e scarsa capacità educativa da parte dei genitori. Tutti d'accordo sul fatto che non bisogna cedere ad abitudini sbagliate come l'abuso a tavola di televisone, ipad e smartphone per far stare bravi i bambini.
Ma emerge lentamente anche il tema della latitanza di un progetto educativo che coinvolge l'intera società... E si va verso la direzione che, senza sollevare ristoratori o genitori dalle loro responsabilità (perché anche i genitori hanno bisogno di crescere e poche cose fanno crescere come l'assunzione di responsabilità) non esonera nessuno dal partecipare a un progetto educativo di socialità e armonia rivolta ai più giovani. Amici la questione vera è che manca "l'adulto" capace di trasmettere una proposta educativa e di vita vera e bella. Siccome quindi la discussione è di quelle che meritano di andare avanti a lungo, la concludiamo con la considerazione un po’ provocatoria, e non banale, che il vero dramma per un popolo è quando In trattoria non si canta più e... l'educazione dei figli degli altri non ci interessa più.