+ 125% rispetto allo stesso mese del 2020. Questo il dato di maggio relativo alle esportazioni di formaggi italiani negli Stati Uniti, che porta il nostro Paese alla vetta della classifica del settore caseario nel mercato USA.
Un risultato raggiunto grazie all’accordo sulla sospensione per cinque anni dei dazi del settore agroalimentare firmati in primavera con il Presidente Joe Biden, che ha riportato nelle casse dell’agroalimentare italiano mezzo miliardo di euro su un mercato strategico come quello gli Stati Uniti, che è il primo sbocco extraeuropeo del made in Italy alimentare.
Gli Usa di Trump, infatti, avevano imposto tariffe per 7,5 miliardi di dollari contro l’import dalla UE, bersagliando con aliquote del 25% una serie di prodotti che andavano dal vino francese ai formaggi italiani. L’associazione di agricoltori Coldiretti ha evidenziato, in una nota, che le tariffe Usa erano costate finora una perdita di mezzo miliardo di euro in esportazioni, a danno di specialità del Made in Italy come Grana Padano, Gorgonzola, Asiago, Fontina e Provolone, ma anche salami, mortadelle, crostacei, molluschi agrumi, succhi, grappe e liquori come amari e limoncello. La Ue aveva risposto con dazi per 4 miliardi, aggredendo a sua volta segmenti esterni all’aviazione come le moto Harley Davidson e il whisky Bourbon.
In particolare, oggi è un successo per il settore caseario: l’applicazione dai dazi, nel 2020, aveva portato le esportazioni di formaggi italiani negli Usa a una diminuzione del 17% in volume e del 19% in valore (70 milioni di euro in meno), trend riflesso dall’inizio del 2021, con una graduale ripresa a partire dallo scorso marzo, quando la prima sospensione dei dazi ha giovato al comparto, che verso gli Stati Uniti indirizza il 10% delle sue esportazioni mondiali. I numeri, inoltre, rivelano che nei primi cinque mesi dell’anno gli Stati Uniti hanno ritirato 13.635 tonnellate di formaggi italiani, il secondo risultato migliore negli ultimi sei anni, dopo il 2019.
Dopo cinque mesi di aumenti, a maggio si sono invece ridotte drasticamente le importazioni di burro, scese del -30% rispetto a un maggio 2020 eccezionale, quando i numeri erano probabilmente sostenuti dal lockdown e dal conseguente aumento del consumo casalingo. Tuttavia, nei primi cinque mesi dell’anno l’import di burro, nel suo complesso, è aumentato dell’8%, con il 77% del volume totale proveniente dalla Ue.