Futuro nei bistrot, storie di chef e la carta realizzata senza alberi

03.10.2016

Il futuro dei grandi cuochi è nel bistrot? Forse”. Lo scrive Maurizio Bertera, che sul Giornale di sabato racconta come anche l’Italia stia facendo propria la passione per i locali di alta qualità ma dall’ambiente informale. Una tendenza d’Oltralpe che ha convinto anche i nostri chef; a partire da Claudio Sadler, che nel 2007 lanciò Chic n’ Quick sui navigli milanesi, e passando per il Calandrino degli Alajmo a Rubano. Senza dimenticare gli Spazio (a Roma e Milano) di Niko Romito, il Pissacco di Andrea Berton o, sempre a Milano, il nuovo bistrot del Mandarin Oriental di Antonio Guida. @ Ma in tema di chef è da leggere anche l’intervista a Filippo La Mantia, il cuoco “autodidatta” con un passato da fotografo, che oggi a Milano guida un ristorante con il suo nome che celebra la cucina siciliana. E che su La Stampa confida: “Sono un autodidatta prestato alla cucina, lontano dalla razza degli chef”. E aggiunge: “Gli show culinari hanno creato stress, ansia da prestazione. Ha ragione Fiorello: ora la tv ha la gastrite”. @ Per fare la carta non servono più alberi, ma mais, arance e bucce di uva. Sul Corriere della Sera di oggi i progetti dell’azienda veneta Favini che, partita dalle alghe della laguna di Venezia, oggi riesce a utilizzare per la produzione di cellulosa (fino al 25%) gli scarti della lavorazione di altre filiere agroalimentari. @ Dagli chef alla storia di Carlo Marenda, il 34enne di Alba che due anni fa ricevette in dono dal trifolau Giuseppe Giamesio i due cani da ricerca Emy e Buk, con la preghiera di impegnarsi - dopo la sua morte - a preservare il territorio di produzione dei tartufi. Oggi, quell’esortazione è diventata un progetto raccolto nella piattaforma di cowdfunding www.breathetruffle.freradeltartufo.org con l’idea di raccogliere online 50mila euro per ripristinare le aree di produzione del tartufo. L’iniziativa, che sarà presentata il prossimo 8 ottobre alla Fiera del Tartufo Bianco di Alba, ha già raccolto 10mila euro. (Corriere della Sera) 

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