Generazione Amarone, giovani e agricoltura

28.01.2019

La Valpolicella saluta la “generazione Amarone”. Nella zona vinicola del Veronese, negli ultimi 6 anni le aziende Under 40 sono aumentate del 91% e quelle over 60 sono diminuite del 27%. Un ricambio impetuoso, guidato da giovani audaci e ispirati come nel caso di Noemi Pizzighella, da tre anni al timone della cantina Le Guaite di Noemi, che sarà tra i protagonisti di Anteprima Amarone in programma dal 2 al 4 febbraio al Palazzo della Gran Guardia a Verona. Luciano Ferraro sul Corriere della Sera di sabato. @ Ma oltre al vino, i giovani riscoprono anche la terra. Stando ai numeri di “Giovani Impresa Coldiretti” sono oltre 70mila gli Under 35 interessati a un futuro nell’agricoltura, con 56mila imprese guidate da giovani in tutta Italia. Ma resta il nodo dei fondi UE: per la Corte dei Conti l’utilizzo dei fondi europei per il sostegno al ricambio generazionale in agricoltura e l’imprenditorialità giovanile “E’ ancora insoddisfacente. E gli effetti restano incerti”. (Corriere della Sera di sabato) @ Sull’onda di questa tendenza, l’Assemblea dì Coldiretti Giovani Impresa che a Roma ha eletto alla presidenza Veronica Barbati, è stata anche l’occasione per premiare le imprese più innovative, scelte tra le 560.000 aziende agricole italiane guidate da Under 35. Tra i premiati Gloria Merli, che ha avviato un allevamento di alpaca di cui utilizza la lana per produrre tessuti anallergici, Claudio Natile, che ha puntato tutto sulla canapa e Emanuele Nobile, il “grande fratello dei pascoli” che controlla a distanza le sue mucche. (La Repubblica) @ Ma non è tutt’oro quello che luccica. Nonostante l’avanzata dei giovani in agricoltura, sono ancora molte le Regioni, Sicilia in testa, che rifiutano a un esercito di Under 35 gli aiuti per aprire un’attività agricola. Eppure l’Unione Europea finanzia i piani di sviluppo rurale. Che non vengono utilizzati. L’affondo di Attilio Barbieri su Libero. @ Tutti pazzi per il bisonte. Protagonista di film western e saghe dei pellerossa, la sua carne torna sulle tavole degli italiani, anche grazie alle sue notevoli proprietà benefiche. A produrla è Massimiliano Gatti, il primo allevatore italiano autorizzato a commercializzarne la carne. Per ora possiede 14 capi, ma conta di raddoppiare presto il numero.

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