Secondo l’ONG internazionale Save the Children, con 5000 yen si possono sfamare 6 bambini per 1 settimana nella parte est dell’Africa mentre, sempre secondo il sito italiano della stessa organizzazione con 42 euro (circa la stessa cifra) si può comprare una tela cerata per offrire un riparo temporaneo a 3 famiglie siriane. E’ il parametro monetario della solidarietà per i bambini che soffrono la fame nei paesi poveri o per chi ha perso la casa e la famiglia nei vari conflitti. Ma anche in Giappone e in Italia c’è chi ha perso la casa e la famiglia per il terremoto e, per loro, quanto e come è necessario il nostro aiuto?
Stavo conversando via Facebook con una signora in Giappone quando lei ha improvvisamente passato la nostra conversazione alla chiamata telefonica. Sono rimasta un po’ imbarazzata perché sapevo che lei stava parlando da un ospedale. Cliccando “rispondi” mi è arrivata la sua voce. “Ascolta, non puoi posticipare un po’ la scadenza? Tra circa un mese saremo nel periodo di Pasqua e questo faciliterà la colletta.” Io piuttosto ero preoccupata della sua salute. “Non preoccuparti! Bisogna mettersi d’accordo in fretta per questo tipo di cose. Tra l’altro così ti ho potuta sentire.” Nonostante fossero passate le 10 di sera in Giappone, la sua voce era sorridente. Mi era capitato solo una volta, come lavoro, di accompagnarla in giro per l’Italia per qualche giorno, ma la nostra simpatica corrispondenza era sempre continuata. Al mattino dopo, quando mi sono svegliata, ho trovato un suo nuovo messaggio in cui mi diceva di aver già parlato con qualche persona. Aveva fatto tutte queste comunicazioni sempre dal suo letto di ospedale. In collaborazione con Ryoritsushin ho iniziato la colletta Dal Giappone per Camerino, nelle Marche, ma quello che ha scatenato tutta questa storia è stato il racconto del nostro Paolo Massobrio san per Ryoritsushin, prima di Natale del 2016, sul torrone prodotto a Camerino nella provincia di Macerata, dove il terremoto ha fatto molti danni. “La festa, quando è vera, non può dimenticare il dramma di chi cerca e vuole il ritorno alla normalità.” Queste sono state le parole di Paolo in chiusura dell’articolo. Purtroppo il terremoto aveva distrutto anche molti archivi fotografici per cui ci mancavano le foto del paese e questo ci stava creando dei problemi lavorativi per la pubblicazione.
Tuttavia, dopo qualche giorno, il mio maritone mi ha inoltrato proprio le fotografie che ci servivano. Gli ho chiesto scherzosamente con quale magia fosse riuscito a farmele avere e lui mi ha risposto che, telefonando a un dirigente della provincia di Macerata, era stato messo in contatto con don Mariano Blanchi, parroco di Santa Maria di Camerino, una delle chiese più belle e più danneggiate. Questi, a sua volta, era andato alla sua chiesa distrutta, nella zona in cui era vietato l’accesso e, cercato il suo PC tra le macerie, era riuscito a recuperare alcune foto da mandarci. Mio marito, con emozione, aveva aggiunto che il parroco aveva fatto questo perché si era convinto che le foto spedite in Giappone sarebbero state di aiuto alla gente del paese.
Abbiamo iniziato la colletta a metà di febbraio e fino a oggi è stata raggiunta la cifra di 250.000 yen (all'incirca 2.000 euro). Un piccolo grande risultato ottenuto grazie agli amici giapponesi, come quella signora all’ospedale, che hanno saputo pensare con affetto a una piccola cittadina del Centro Italia di cui, fino a quel momento, non avevano mai sentito pronunciare il nome.
Anche in Giappone, l’anno scorso, la zona di Kumamoto è stata gravemente colpita da un terremoto e anche lì c’è gente che ha perso tutto. Tra l’altro, la notizia sul terremoto è stata diffusa in Italia ma, della necessità di aiuto alle persone, non si è quasi parlato. Quindi ho pubblicato la richiesta di aiuto insieme a “Ryoritsuhin” senza troppe aspettative. Invece non sono stati pochi quelli che sono corsi all’ufficio postale per fare il bonifico, trovando tempo durante le ore di lavoro, anche alcune delle musiciste di Compagnia Musicale Nadeshiko che ormai sono delle amiche per i lettori del Golosario. Hanno condiviso l’annuncio su Facebook la rivista “Italiazuki (Amo l’Italia)” e una sarta che era venuta una volta ad acquistare i tessuti a Biella. Per di più, inaspettatamente, ci hanno dato una mano molto importante alcune chiese cattoliche in Giappone come la Chiesa Cattolica di Shukugawa, di Hyogo, la Chiesa Cattolica di Saku, quella di Nagano e, a Tokyo, la Chiesa Cattolica di Shimoigusa e di Himonya. Il parroco di quest’ultima, Don Achille Loro Piana, un salesiano di origine biellese, si è anche prestato affinché la Fondazione Don Bosco di Tokyo mettesse a disposizione il suo conto corrente per la raccolta.
A fine aprile, abbiamo avvisato Don Blanchi di Camerino della nostra iniziativa, chiedendogli se avesse qualche idea sull’utilizzo giusto di questa cifra. Lui mi ha risposto senza esitazione. “Sì, ce l’ho. Conosco delle famiglie che stanno facendo fatica anche ad arrivare alla fine della giornata. Vorrei usarne la maggior parte dividendola fra di loro.” Poi ha aggiunto, ma con molto imbarazzo questa volta, “Poi se mi permettete… la nostra chiesa tira avanti in un posto provvisorio ma, in realtà facciamo fatica anche noi a pagare le bollette di luce e gas. Posso usarne solo una piccola parte per questo?” Mi ha fatto ricordare con commozione le parole di Paolo. Siccome l’Italia è un paese piuttosto ricco, diventa più difficile trovare il parametro della solidarietà per questa parte terremotata. Ma crediamo che arriverà un giorno, senz’altro, in cui i bambini potranno di nuovo sognare il loro futuro senza preoccupazione e vedremo lo sguardo sereno degli adulti illuminare il loro viso.
In chiusura di questo articolo vorremmo ringraziare con tutto il cuore tutti Voi, amici giapponesi che ci avete dato una mano. Grazie anche per le vostre parole di affetto e di vicinanza.