Ottimi assaggi anche la settimana passata, nel vorticoso lavoro per individuare i TOP HUNDRED 2023, che avranno una definizione con la finale del 16 luglio e l’annuncio del 15 settembre. Ma un premio sarà anche finire fra le cantine del Golosario 2024, che saranno indicate al vastissimo pubblico dei nostri lettori. Ecco le anticipazioni.
Siamo in uno dei cru storici della Barbera, Vinchio. Anzi, scendendo ancor più in profondità nel territorio, siamo nella frazione Noche, una delle più amate dallo scrittore Davide Lajolo. Quest'azienda agricola, come molte di qui, nasce a inizio Novecento, più specificatamente nel 1929, quando Pietro Roseo, classe 1904, impiantò i primi vigneti a barbera. Da allora la strada fatta è tanta e l'azienda pur restando a conduzione famigliare ha ampliato in maniera netta non solo la proprietà ma anche i vitigni coltivati.
Il Brut Prima Bolla è un metodo charmat che ci è piaciuto fin dal primo sorso: semplice, gradevole, con un naso che ricorda la pesca. In bocca è mediamente fine con una bella sapidità e la giusta freschezza. Il Piemonte Chardonnay “Legàmi” 2022 ha colore paglierino, al naso c'è la frutta esotica, ma senza essere esuberante. In bocca ha acidità e una punta di sapidità che si accompagnano in un sorso vellutato. Il Piemonte bianco Viognier Vittorio 2022 ha colore paglierino brillante, al naso spiccano i fiori di arancio tipici del viognier piemontese, che in bocca virano sulla nota dolce che dà rotondità al sorso, che viene ravvivato dalla spada acida. E ora la Barbera d'Asti "Tanto che bevo canto" 2021 che meriterebbe un premio già solo per il nome. A noi però è piaciuta anche per il naso molto speziato, ematico, con profumi marcati di incenso e un sorso altrettanto speziato. Più Barbera, ovvero più attinente a quello che è il nostro modello di riferimento, la Barbera d' Asti Superiore "Tanto che bevo leggo" 2020, che ha nel naso rivela tanto la rosa quanto la mandorla e in bocca è setosa, lunga, con la bella acidità che ci aspettiamo sempre da questo vino. Una Barbera di razza, che ci fa capire come qui questo vino sia di casa.
La Tenuta nasce nel 1974 dalla passione dei genitori, Leonelli Marino e Donini Bruna, mentre oggi sono i figli a gestire l'azienda, che si estende su una superficie di quasi quattordici ettari, caratterizzata da vigneti storici curati con dedizione da circa cinquant’anni. In vigna praticano l'agricoltura biologica mentre in cantina vinificano con metodo ancestrale e metodo charmat. Il Pignoletto vino frizzante bianco ha colore paglierino velato, per la presenza dei lieviti, che si percepiscono tanto al naso - dove è anche presente con forza la parte citrica - e in bocca. Per un vino che nonostante le sue asperità, riesce a interessare. Il Lambrusco Gasparossa di Castelvetro Rosè si presenta di uno splendido colore rubino brillante, al naso c'è la freschezza della frutta rossa e del fieno. In bocca è pieno, fragrante, tannico: un Lambrusco capace di legare la piacevolezza dello spumante con la ruvidità che ci si aspetterebbe da questo vino. Ma di questa cantina già avevamo assaggiato un esemplare Lambrusco, che ricordiamo con grande piacevolezza.
Una cantina già premiata con il Top Hundred nel 2019 per la Tintilia del Molise che ora torniamo a riassaggiare in alcuni campioni che non conoscevamo. Della loro ampia produzione segnaliamo l'ottimo Terre degli Osci Sauvignon "Passo alle Tremiti" 2022 con un naso che rende onore al vitigno, grazie alla combinazione tra le erbe aromatiche (origano) e gli idrocarburi.
Maria Letizia Allevi e suo marito Roberto Corradetti fondano questa azienda agricola puntando sul metodo biologico applicato a una produzione completa che contempla anche olio e pasta. Un'azienda agricola poco conosciuta, ma che ha tutte le carte per giocare una partita ad alti livelli nell'ambito della viticoltura marchigiana. Due i vini che ci hanno colpito: il Marche Rosso 2020 “Isra”, che nasce dall'unione del biotipo marchigiano bordò e la grenache. Ha naso profondo, minerale, di pietra e peperone. In bocca è pieno, potente, con un tannino levigato, quasi setoso. Molto buono anche l'Offida Rosso 2020 “Mida”, da uve montepluciano, che ha naso speziato e un tannino marcato che nel finale si esprime in una nota amaricante. Molto lungo.
La storia di quest'azienda vitivinicola è un po' quella di tanto Monferrato: una cascina acquistata dal fattore (il famì in dialetto piemontese) che così ha dato inizio a un'attività costruita anno dopo anno con il sudore della fronte. Tuttora c'è la nuova generazione della famiglia Robbiano che se ne occupa: Federico in cantina, Daniela in agriturismo. Al dolcetto delle origini si sono affiancati gli altri vitigni tipici del territorio e la produzione ormai può contare su una serie di etichette collaudate.
Il Monferrato bianco "Due Gocce" 2021, blend di cortese e sauvignon, ha un bel naso intenso, speziato, in bocca è pieno con l'aromaticità che vira al dolce. Originale, autentico e allo stesso tempo decisamente contemporaneo, il Piemonte Cortese 2022: di colore paglierino con riflessi verdolini, ha naso floreale e agrumato, che evoca lime e bergamotto. In bocca ha corpo, acidità viva, segno che questo vitigno - spesso bistrattato oltre i confini della sua enclave d'elezione (Gavi) - ha ancora molto da dire. Il Dolcetto di Ovada Costa 2022 è il vino che hanno nel cuore e nelle mani: si sente alla prima olfazione. Il naso è quello tipico, con la frutta rossa matura e l'amaretto. In bocca è decisamente tannico, astringente, asciutto come ci si aspetterebbe da questo vino. L'Ovada Poggio Rosso 2021 è il Dolcetto che ha messo i muscoli con il naso che amplia le note di amaretto e un corpo che in bocca non sembra trovare il giusto equilibrio. Più compiuto e soddisfacente l'Ovada Mongiardin rosso riserva 2019, un vino che ha nel naso il suo territorio: c'è il sottobosco, l'incenso ma anche quella sensazione di terra, che ti fa sentire lì, all'ombra del castello. In bocca è tannico, pieno, equilibrato.
La Cantina Produttori Bolzano è una delle realtà cooperative di riferimento in Alto Adige. Anche in questo caso parliamo di una realtà che da sola avrebbe materiale per ben più di un articolo dedicato. Duecentoquarantaquattro conferitori, un lavoro pazzesco sulle microvinificazioni e sui singoli vigneti. Oggi il risultato si può leggere in un vino come l'Alto Adige Sauvignon “Mock" 2022 che nasce dalle viti allevate nell'omonimo maso. Al naso la tipica nota lascia spazio alle erbe aromatiche: qui c'è la freschezza della salvia e della menta che prende piede via via che trascorrono i minuti. In bocca ha corpo, finezza, una acidità decisamente lunga. Un vino molto elegante che nel retrogusto può contare sulla piacevolezza della menta. L'Alto Adige Pinot Nero riserva "Thalman" 2020 è un'interessante interpretazione di pinot nero che al naso ha la frutta secca - in particolare la castagna essiccata - e i piccoli frutti del vitigno, mentre in bocca gioca sull'equilibrio e su un tannino diffuso.
Il Metodo Classico Extra Brut 2019 della Cave du Mont Blanc di Morgex e La Salle. Spumante decisamente ambizioso da uve priè blanc, si presenta avvolto dal suo vestito migliore un bel colore oro brillante, al naso prevalgono però le note di sottobosco, foglia bagnata e spezie. In bocca ha una discreta finezza.