Un tempo gli gnocchi enivano serviti in una versione dolce e speziata che prevedeva, come condimento, burro, zucchero, cannella e formaggio.
La speziatura e la dolcificazione appartenevano in fondo a gusti e abitudini alimentari, imperanti sin dal Medioevo. Anche il burro è significativo in quanto gli gnocchi erano cibo di vigilia, carnis priva, nel bianco del cibo richiamava la purezza ascetica della penitenza tanto che si consumano in modo rituale in scadenze fisse come il Giovedì Grasso, la vigilia di San Giovanni, nel solstizio d’estate e per San Michele, appunto, il santo “pesatore delle anime”, come si evince da una certa iconografia che lo rappresenta con una bilancia in mano.
Che si tratti di gnocchi classici o conditi come volete, è forse il caso di ripristinare questa usanza, anche solo per scaramanzia, visto che "Chi ca magna gnòchi par San Michièle, el gavrà schèi in bissaca tut’ l’ano", ovvero “chi ha da mangiare gnocchi per san Michele, avrà in tasca quattrini per tutto l’anno”.
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