Marc Veyrat guida la guerra alle “stelle”. Lo chef francese, che lo scorso anno aveva visto il suo rinomato ristorante (La Maison des Bois in Alta Savoia ndr) declassato dai critici della Rossa da tre a due stelle, non ha digerito l’amaro boccone ed è passato all’attacco denunciando la guida Michelin. Nel corso dell’udienza svoltasi ieri, gli avvocati delle parti hanno potuto dibattere; i difensori di Veyrat chiedendo che la guida possa specificare in modo esplicito le motivazioni della sua scelta e, più in generale, quali sono i metodi di valutazione applicati, quelli della guida spiegando che “In un Paese dove vige la libertà d’espressione, non si deve giustificare una critica gastronomica come non lo si farebbe per un film” e definendo la disputa “Un processo delle vanità a una persona che non sa perdere”. Intanto, in attesa di conoscere la sentenza prevista per il 31 dicembre, c’è chi fa la conta dei colleghi dello chef che già prima di lui avevano mosso delle rimostranze nei confronti delle scelte applicate dalla guida: da Joel Robuchon, che negli anni Novanta rinunciò ad essere chef per la troppa pressione, a Bernard Loiseau, che si tolse la vita. Più recenti invece sono le contestazioni mosse dal giapponese Jiro Ono e dal coreano Eo Yun-gwon, senza dimenticare l’italianissimo Gianfranco Vissani, protagonista sui giornali delle scorse settimane. Su La Stampa l'approfondimento di Leonardo Martinelli.