Auguri a Braida. La cantina fondata da Giacomo Bologna che ha rivoluzionato la Barbera festeggia 60 (30+30) vendemmie con una serie di novità annunciate stamane su La Stampa: dal bosco di roveri impiantato dai figli Raffaella e Beppe per lasciare ai nipoti il legno per costruire le botti da destinare all’affinatura a “Cascina San Bernardo”, il wine resort inaugurato nel 2018 dove fare accoglienza e degustare in relax. E poi la scommessa di due nuove etichette (una Barbera e un Pinot Nero) e un investimento in tecnologia che presto vedrà l’ingresso in azienda di una nuova macchina che serigraferà ogni bottiglia con un codice per conoscerne ogni singolo passaggio. @ Il riscaldamento globale cambia la geografia delle produzioni vinicole e l’asse si sposta sempre più verso Nord. Ne parla su Specchio Roberto Fiori, spiegando come il cambiamento climatico stia diventando il peggior incubo di alcune aree vinicole tra le più rinomate e spalancando al contempo le porte ai pionieri di nuovi territori. Basti pensare che negli ultimi anni molti Paesi senza una grande tradizione vinicola sono entrati a far parte della famiglia del vino: Russia, Canada, Giappone e Polonia, ma anche la Svezia, dove 100 ettari di vitii resistono al grande freddo. @ Un nuovo packaging per vino e bevande 100% riciclabile e biodegradabile. E’ quello della linea E-bottle messa a punto da Smurfit Kappa Italia, che ha come prodotto di punta il sistema “Save the Bottle” realizzato con il 72% di carta riciclata e il 44% di materiale in meno rispetto ai prodotti simili. (La Stampa) @ Il Tavernello “conquista” la Formula 1. La scuderia romagnola Alpha Tauri impiegherà nel suo stabilimento l’energia termica prodotta da Enomondo, società del gruppo Caviro che si occupa di recuperare gli scarti della filiera vitivinicola. (Italia Oggi) @ Nelle campagne del Saluzzese ritorna il gelso nero. Il merito va a un frutticoltore di Lagnasco, Mauro Mellano, che ha deciso di sperimentare questa coltura sotto altre forme. “Ho piantato a gelso tre giornate piemontesi di terreno a ridosso della collina di Saluzzo - racconta su La Stampa - Con il supporto della facoltà di Agraria abbiamo cercato di ottimizzare la produzione, rispettando la coltivazione biologica. (…) Nel frutteto manteniamo le piante a tre metri e mezzo per favorire la raccolta delle more”.