Iniziamo dal mio paese, Masio e da quella trattoria Losanna che è una sicurezza. Ancor più dopo aver trovato in sala Pejo, con la sua simpatia, pronto a servire gli agnolotti iconici, creati su ricetta della mamma di Franco Scarpetta. Per me era imperdibile la pasta e fagioli (nonostante il caldo fuori), mentre tutti hanno poi voluto il loro invitante vitello tonnato. Sempre una sicurezza. Anche nel bere!
(via San Rocco, 40 - tel. 0131799525)
Anche a Diano è arrivata la pizza gourmet o contemporanea che a dir si voglia. Siamo in una minuscola piazzetta, comoda per il vicino parcheggio, all’entrata del centro storico. Ci sono due trattorie di pesce (di cui quella di fronte collegata con la pizzeria) e questo localino con i tavoli all’aperto, dove arriva una pizza veramente gustosa, croccante, anche grazie alla farina Petra. Una pizzeria da ricercare, che fa la differenza. Prendete la prescinsêua e cotto oppure acciuga del Cantabrico e stracciatella.
(piazza G. Pisani – tel. 0183682281)
Se passeggiate per il centro di Diano e verso mezzogiorno vi viene fame, fate come noi e andate dalla Titta. Già il fatto che ha un banco dove vende pomodori e frutti di stagione è un indizio. Pensavate di mangiare solo un piatto? Provate! Dopo le crocchette di baccalà, maionese all’aglio e salsa piccante, magari vi viene voglia degli gnocchi di patate con pesce spada, pomodorini e polvere di capperi oppure le lasagne di crêpes con pesto, patate e fagiolini. Ma potevo rinunciare al coniglio alla ligure disossato con crema di patate e timo? Certo che no. E poi le polpette della nonna al sugo di pomodoro? Ci sono poi il fritto misto, la zuppetta di cozze, il calamari ripieni con le zucchine trombetta. I dolci? Sorpresa.
(via Cairoli, 42 – tel. 0183493257)
È una cascina conventuale di fine ‘600 questo ristorante che rende viva una contrada. Luca Calcagno è il nuovo chef che firma un menu che è un invito di tre percorsi di degustazione. Alla carta i miei assaggi: il cannolo salato con crema di robiola, flan di porro e polvere di caramello (discreto), lo gnocco ripieno di formaggio con ragù di mucca (un po’ greve), la faraona disossata e speziata con patate nocciola e scalogno stufato (buono), il trancio di trota salmonata con crumble di salvia e salta tzatziki e coste (nella norma), per finire col morbido al gianduja con caramello salato e crumble di nocciola cristallizzata (ghiotto). Il servizio complessivo era un poco indaffarato e non offriva grandi scelte di vino a bicchiere (anzi per tagliare corto ho preso una bottiglia, che non voglio ricordare). Avevamo aspettative diverse a leggere la nostra guida.
(via Archisa, 28 – tel. 3290098008)
Questo locale è in un parco dei divertimenti, in un’area di Imola che si sta riqualificando. Nel giardino si mangia all’aperto e sovente la musica accompagna la serata. Il locale all’interno, spazioso, offre buone proposte di carne alla griglia e qualche spunto interessante. I passatelli asciutti con fonduta di parmigiano e tartufo per esempio oppure il maialino affumicato; il trancio di ombrina cotto senza impegno però anche no. Non mancano le tagliatelle al ragù bolognese, ma anche dei curiosi cappellacci al ragù pugliese con spuma di pecorino. L’offerta dei vini vi renderà felici, perché ci sono delle chicche davvero interessanti a ben vedere. Sul resto, mi vien da chiedermi: chi ha detto che quantità e qualità non vanno mai a nozze?
(piazzale Lager Nazisti, 5 – tel. 3489061576)
È sempre un’esperienza andare a trovare Mariangela Susigan nel suo tempio di Caluso. Passano gli anni, ma questo luogo resta una sicurezza, arricchito da dehors (plurale d’obbligo) di vario genere, ma soprattutto da un orto sempre più grande che rende la sua cucina originale. E trovate nel menu piatti come l’antica zuppa di ajucche o i ravioli di faraona, caramello di cipolla, vermouth, tarassaco a arachidi salate. Attenzione, fra i secondi, a 30 euro c’è sempre il fritto misto della tradizione, che è una bandiera, ma anche il reale di fassone alla brace con salmoriglio di erbe forti o il sontuoso capretto d’alpeggio rifinito sulla brace ai legni di vigna. C’è il piatto del pescato oppure l’anguilla laccata al miele di castagno e polentina di erbe con cappuccio fermentato. Che dire? Una cucina coronata che ha mantenuto i piedi per terra, anche sui prezzi amici cari: qui mai superano, anche se potessero, i 30 euro. (E allora certi fenomeni che a Torino o nel Roero ti chiedono almeno 150 euro senza fare un plissè, chi sono?).
(corso Torino, 9 – tel. 0119832249)
A questo posto, dove ci sono stato ben due volte a pranzo nel giro di un mese, sono affezionato. E’ un locale polifunzionale (fra l’altro hanno anche un altro ristorante a Padenghe sul Lago - Miralago) che funziona dalla colazione fino a sera. Ci sono le pizze ottime realizzate con la farina Petra, con anche una sezione gourmet di 4 proposte (fantastici anche i loro panettoni); c’è la dispensa dei prodotti, fra cui alcune chicche del Golosario (una su tutte il caffè di Gianni Frasi) e poi un menu che accontenta tutti. Qui tutto è a vista e anche la scelta dei vini è molto interessante. Il servizio in sala è solerte (e ce ne fossero di situazioni che ti accolgono lasciandoti quel senso di relax). Hanno due menu degustazione di carne e di pesce a 30 euro (avete letto bene!), il pane è fatto da loro sempre con le farina Petra. Potete scegliere dal “banco del gusto” dove servono gnocco fritto, salumi e formaggi selezionati ma anche cruditè di mare oppure alla carta. Il mio tris di carpacci era veramente buono e anche la tartare di asparagi bianchi della prima volta. Quindi gnocchi di patate bio di Cascina Cavalta con stracciatella pugliese e zest di limone del Garda ma anche il risotto limone e gamberi, fino ai ravioli di pesce o agli spaghetti di mare. Che gioia poi trovare un piatto come il pollo con olio al rosmarino, accato al branzino in crosta di quinoa, un ghiotto fritto misto di pesce, oppure la Salamare che è la loro insalata col salmone rosso, capesante, calamari, gamberi grigliati. Chiudete coi cannoncini alla crema riempiti sul momento o il “nostro” gelato. Ma ci sono altre 10 proposte dolco: sognate. Saranno Radiosi!
(via Monsignor O. Romero, 69 – tel. 3317596597)
Era una sosta radiosa della nostra guida e dopo la visita non posso che riconfermare. Intanto il luogo, che ha una terrazza ben coperta (e fresca) che dà sui vigneti di nebbiolo da Barbaresco. E poi la gentilezza della signora in sala Ilaria Santarelli, davvero brava, che porta in tavola i piatti di uno chef talentuoso Christian Naso.
Anche a questo locale sono affezionato, avendolo provato varie volte e ognuna con uno chef diverso. Fu la mia prima uscita del 2020 dopo il periodo del Covid. Al mio ritorno di inizio luglio, il bel tempo mi ha portato a pranzare sulle terrazza, davanti alla montagna. Il maitre Philip Cusumano è un grande professionista; ma anche il giovane, nuovo cuoco Mamadou Gueye sa il fatto suo e mi ha reso felice.
Che felicità tornare sui nostri passi, in questo ristorante famigliare che mostra passione da ogni dettaglio. La cuoca, autodidatta bravissima, ha sposato la leggerezza, le verdure dell’orto, persino i fiori, nel segno di meno carne e più natura. Rosa D’Agostino ha una mano bellissima in cucina; Marino Fenocchio, il marito, è un maître perfetto, che ti fa assaporare la luna che illumina il monte di fronte, nella valle del Pennavaire, anche grazie alla sua competente selezione di vini.
Chiudiamo il mio excursus con un ristorante che vado a provare con gli amici, ogni anno, da 21 anni. Ma quest’anno, causa malattie di stagione, Piero Bertinotti non c’era, per cui la cucina era sotto la responsabilità di Francesco, il nipote, figlio di Paola, che è uscito solo alla fine per servire lo zabaione.