È bene indicarlo fin da subito. Qui si viene esclusivamente per gustare piatti di selvaggina da pelo. Fino a due mesi fa, infatti, prima di aprire ai clienti di ogni ordine e grado, la locanda era riservata esclusivamente ai cacciatori della locale riserva di caccia. E il perché è presto detto. Ci troviamo nella storica “Casa di Caccia” ottocentesca della famiglia Garrone di Genova, incastonata nell’azienda faunistico-venatoria Cascina Emanuele di Grondona, a ridosso dell’Appennino Ligure-Piemontese.
Un territorio incontaminato che si estende per 2.200 ettari, a cavallo tra la Valle Spinti e la Val Borbera, riserva di caccia e casa di flora e fauna selvatica. Gli ambienti, caratterizzati da un design ricercato, si declinano su tre livelli differenti (una trentina i posti a sedere), ognuno dei quali caratterizzato da
salette intime e raccolte.
Sulle pareti, fanno capolino decine di fotografie in bianco e nero e a colori di battute di caccia e di trofei ad esse relative, oltre alla presenza di qualche animale selvatico imbalsamato.
La materia prima è ovviamente il frutto delle battute di caccia stagionali – al pari di verdure e ortaggi coltivati in loco – e viene trattata con sapienza e bravura dal giovane
chef Giacomo dell’Aglio, studi all’Alma ed esperienze significative sulle navi da crociera e da Andrea Berton a Milano.
In sala, invece, c’è un’altra giovane presenza rassicurante e gioviale,
Giulia, che declina a voce il menu del giorno.
Unica pecca registrata, la proposta dei vini che manca di ispirazione e di una precisa linea guida (anche territoriale). Considerato il menu esclusivamente di cacciagione, ci si aspetterebbe una maggior ricerca di referenze precise in grado di esaltare le portate.
In occasione della nostra visita, la
carne di daino è stato il filo conduttore dell’intera serata.
A partire dal
piatto di salumi a km 0, dove erano presenti anche salumi di suino provenienti da un produttore di fiducia della vicina Savignone, definita nell’800 “La Perla dell’Appennino”. E faceva capolino anche una squisita
torta di verdure che meriterebbe un piatto a sé per la sua bontà.
Tra i primi, la proposta prevede gustosi
taglierini fatti in casa conditi con succulento brasato di daino
in alternativa a
tortelli ripieni dello stesso brasato (la pasta era un po' troppo spessa)
un’ottima
polenta con lo stesso condimento.
Il secondo è un vero trionfo di sapori e di cotture (perfette) della carne di daino. E qui il plauso allo chef è d’obbligo. A partire dal prelibato
filetto, quindi il saporito
cosciotto e infine il
carrè. Serviti con patate al forno e verdure bollite. Probabilmente una salsa delicata di frutti di bosco non ci sarebbe stata male…
Si prosegue su livelli alti con i dolci: imperdibile la “Torta della Bruna”, sottile torta di cioccolato preparata da generazioni nella famiglia Garrone (simile alla torta Tenerina), in alternativa ad un ottimo
creme caramel con scaglie di cioccolato.
Si starà davvero bene in questa locanda!
C’è anche un menu degustazione a 25 € (antipasto, primo, secondo, un calice di vino della casa) e la locanda dispone inoltre di 4 accoglienti camere dove pernottare.
Una nota che non guasta: quando siamo arrivati c’erano due piccoli daini sul ciglio della strada; quando siamo rientrati il branco di daini adulti che ci ha attraversato la strada era di venti esemplari (ma fossi in loro, starei ben lontano dalla Locanda del Daino, no?)
La Locanda Del Daino
Grondona (Al)
via Oratorio, 33
tel. 01431434935
Aperto: da martedì a sabato dalle 19 alle 23
domenica dalle 12 alle 15 e dalle 19 alle 23
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