È il primo summit del Baratuciat, il vitigno originario della Val Susa che ha trovato casa nel Monferrato e, per dirla con le parole di Paolo Massobrio, che lo scoprì 16 anni fa ad Almese, scrivendone sulla Stampa “Sta nascendo un fenomeno simile a quello del Timorasso nel tortonese”. Paolo Massobrio che insieme a Gianpiero Gerbi condurrà la masterclass con 12 campioni è entusiasta, dopo gli assaggi preparatori svolti in anteprima la scorsa settimana nel castello che ospiterà produttori e appassionati. “Il vitigno mostra una straordinaria versatilità, come tutti i grandi a bacca piemontesi. C’è la versione spumantizzata con il metodo classico che beneficia dell’acidità (notevole il campione che proviene dalla Val di Susa) e c’è quella passita, decisamente interessante, voluto proprio da un produttore di Camino. In mezzo si ha l’interpretazione secca che segue due strade: una che esalta la varietà dell’uva, con le sue note fruttate caratteristiche, l’altra che vira sulle fermentazioni a lungo contatto con le bucce, per arrivare a un colore orange, dove emergono le speziature”. Sarà interessante domenica conoscere le sfumature di quella che si presta ad essere una novità assoluta in una terra, come il Monferrato, storicamente dedita ai vini rossi.
Il titolo scelto dagli organizzatori della giornata è «Baratuciat, vitigno in cam(m)ino tra Valsusa, Langhe e Monferrato». Quindici le aziende partecipanti: Agricola Dellavalle, Camino; Agricola Sulin, Grazzano Badoglio; Azienda Agricola Agriforest di Bosio G., Almese; Azienda Agricola Ametlier, Susa; Azienda Agricola Summer Wolff, Montaldo di Cerrina; Azienda Agricola Vitivinicola Cavallero Lorenzo, Vesime; Azienda Vitivinicola Prever, Villarbasse; Azienda Vitivinicola Reha, Reano; Cantina Hic et Nunc, Vignale; Cantina Sperimentale “Bonafous”, Chieri; Cascina Iuli, Montaldo di Cerrina; Enrico Druetto, Alfiano Natta; Isabella Vini 1712, Murisengo; Poderi Ruggeri Corsini, Monforte d’Alba; Scovero Andrea, Costigliole d’Asti.
Tutti i testi e gli studi sul Baratuciat sono stati fatti dagli ampelografi piemontesi Anna Schneider e Stefano Raimondi (IPSP-CNR).
Nessun sinonimo vero e proprio, anche se, nelle zone ove era tradizionalmente presente, i viticoltori locali ne ricordano varianti del nome anche piuttosto distanti, come “Bertacuciàt”, o “Berlu ‘d ciàt”. Si sono trovati riferimenti storici locali, risalenti alla fine del 1800, per un “Berlon ‘d ciat bianco”. La prova della sua presenza nell'area compresa tra la Bassa Valle di Susa e la pianura limitrofa è rappresentata da un documento redatto dalla Commissione ampelografica della Provincia di Torino inserito nel Bullettino Ampelografico del 1877, dove al fascicolo VIII viene citato un vitigno indicato come Berlon ‘d ciat bianco, presente in piccole proporzioni nel comune di Villarbasse.
Il Baratuciat oggi
Attualmente il vitigno si ritrova in ceppi sparsi nei vecchi vigneti dei comuni di Villarbasse, Buttigliera e Almese ed è stato oggetto di un lavoro di studio e caratterizzazione sia agronomica che enologica. L’analisi con marcatori molecolari del DNA non ha evidenziato alcuna corrispondenza genetica con altri vitigni dell’Italia nord occidentale. Una certa vicinanza genetica è invece emersa tra Baratuciàt e Cascarolo, un vecchio vitigno di uva bianca che pare geneticamente importante per l’evoluzione dell’assortimento varietale piemontese. Anche se la somiglianza organolettica che rilevò Massobrio ad Almese 16 anni fa era con il sauvignon
Caratteristiche agronomico-produttive
Il Baratuciàt, vitigno dal precoce ciclo vegeto-produttivo, presenta un elevato vigore e una produttività media; generalmente richiede una potatura lunga per via della scarsa fertilità delle gemme basali. Tuttavia non è particolarmente esigente dal punto di vista dell’ambiente e delle pratiche colturali da adottare: il germogliamento, che avviene piuttosto precocemente (circa contemporaneo al vitigno Arneis), lo espone al rischio di gelate tardive, pertanto se ne consiglia l'impianto in terreni ben esposti e non soggetti al fenomeno dell'inversione termica, abbastanza frequente nelle vallate alpine. Il Baratuciàt è piuttosto resistente alle principali patologie fungine, mentre in primavere piovose e fredde può andare incontro al fenomeno della colatura, benché in genere la produzione risulti costantemente buona. Talvolta il vigore può essere eccessivo e, soprattutto in giovani impianti, l'entrata in produzione risulta essere ritardata.
Caratteristiche enologiche
È un’uva dotata di una spiccata acidità e per questo si adatta molto bene alla produzione di basi spumante. Il vino si presenta generalmente di colore giallo paglierino con gradevoli tonalità verdi, ma la tendenza al colore oro cresce con la maturità. Ha un profumo intenso caratterizzato da note prevalenti di mela verdi e ananas, pesca di vigna e alloro e con peculiari sentori di eucalipto e fieno. Al sapore il prodotto risulta molto interessante, di struttura importante, equilibrato e con buona dotazione acida.