Alcuni distillati, dopo una buona cena, sono quasi meditativi; un rhum agricolo, un calvados, un armagnac o un grande whiskey e perché no? un buon sigaro sono, per chi li sa apprezzare, fra i grandi piaceri della vita.
Il Génépy, il liquore valdostano per eccellenza, è un piacere diverso. Che tu l’abbia bevuto con gli amici dopo una giornata di sciate sulla neve, che ti sia stato offerto in Valle come unico digestivo possibile dopo un pranzo pesantissimo a base di polenta e fontina, questo nettare profumato dal sapore unico, tipicamente alpino, che ti racconta storie di scalatori, cacciatori, contrabbandieri è difficilmente confondibile.
É ottenuto con la macerazione in alcol di fiori di artemisia, l’aggiunta di sciroppo di zucchero ed ha una gradazione che varia dai 30 ai 42 gradi; i fiori da cui si ottiene crescono selvatici sulle Alpi Occidentali, abbarbicati alle rocce oltre i 2.000 metri e la raccolta è vietata per cui, chi ne ruba qualche piantina, produce tre o quattro bottiglie che tiene in serbo per gli amici più cari, tirandole fuori con aria furtiva e soddisfatta.
Quest’idea di bevanda artigianale proibita e preziosa, dalle proprietà corroboranti e digestive, da offrire dopo grandi fatiche o lauti pasti, è rimasta anche se il fiore viene legalmente coltivato a 1.500 metri. Insieme al rigoroso rispetto della tradizione dei produttori che non permette grandi produzioni, ne ha fatto un liquore molto amato in Piemonte e Val D’Aosta, ma praticamente sconosciuto altrove. Il più importante produttore di Génépy della Val d’Aosta è oggi
Nicola Rosset, titolare della
Distilleria Saint Roch. È un uomo sulla sessantina dai modi affabili e la sua storia, unitamente a quella della sua famiglia, vale proprio la pena di essere raccontata.
La sua radice è quella dei Grapat, i distillatori itineranti
Mi perdonerete se vi porto indietro nel tempo ma, come spesso accade in Italia, il successo ha radici antiche. Dobbiamo volare in Valle Spluga, in provincia di Sondrio, nel borgo di Campodolcino dove un ramo dell’antichissima famiglia ebrea dei Levi, fin dal 1600 si dedicava alla pratica quasi alchemica della distillazione. Per oltre tre secoli, durante la vendemmia e la vinificazione, da queste valli, i “grapat” emigravano temporaneamente nelle zone viticole di Piemonte e Valle d’Aosta con il carretto e la distilleria mobile, a trasformare le vinacce in grappa. Molti finivano per fermarsi e impiantare delle attività fisse.
Così fece ad Aosta Guglielmo Levi che, verso la fine dell’800, nell’antico quartiere di Sant’Orso, fondò la sua distilleria dove cominciò a produrre grappa, raccogliendo vinacce dalle cantine valdostane.
La figlia di Guglielmo, Natalina Levi sposò Cesare Rosset unendo così la tradizione dei “grapat” a quella più stabile degli agricoltori. Nel 1968 Natalina e Cesare, per l’aumento della richiesta, fondarono a Quart, appena fuori Aosta le Distillerie Saint Roch, ora portate avanti dal figlio Nicola Rosset.
“Mi piaceva accompagnare nonno Guglielmo in distilleria così, alle mie narici di bambino, il profumo delle vinacce esauste dopo la distillazione, era sempre segno di allegria”.
Quest’allegria, visione di lungo periodo e volontà forte di promuovere i valori del territorio sono la cifra dell’attività di Nicola, un uomo che riesce a portare avanti le iniziative più diverse senza dover mai rinunciare a niente di quello in cui crede.
Figlio di due diverse tradizioni, quella dei “grapat” da parte di madre e quella agricola paterna, ha saggiamente messo alla base di tutto l’azienda agricola Terroir Rosset che produce vini di altissimo livello da vitigni autoctoni (su tutti il bianco Petit Arvine e il rosso Cornalin) da cui le vinacce per la grappa, fiori per il Génépy, lamponi per i distillati di frutta, zafferano che, combinato all’artemisia, dà vita ad un amaro indimenticabile.
“Abbiamo 15 dipendenti, quasi tutti giovani, che in inverno lavorano in distilleria e d’estate nell’azienda agricola. Non abbiamo assunto lavoratori stagionali, perché vogliamo garantire ai giovani un reddito tutto l’anno e anche perché, chi arriva a distillare partendo dal lavoro dei campi, capisce meglio la qualità”.
La volontà di mantenere tutte le tradizioni familiari ha portato alla scelta di produrre con tre marchi:
Saint Roch è il nome della distilleria e di una serie di liquori tra cui quelli a base di artemisia,
Levi che produce una spettacolare linea di grappe da monovitigno e di distillati da infuso, tra cui un London Gin da solo ginepro alpino pluripremiato (ed effettivamente è un unicum di assoluta piacevolezza che si può bere anche semplicemente in purezza, come sono solito fare).
E infine
Ottoz, il marchio del più antico produttore di Génépy che, dopo anni di forte concorrenza, ma anche di rispetto e collaborazione, è stato acquistato da Saint Roch e romanticamente tenuto in vita.
I fiori di Artemisia vengono coltivati da 1.500 a 1.700 metri in modo assolutamente naturale e con pacciamatura; il
Génépy Ig viene da infusione idroalcolica e affinamento per sei mesi in vasche d’acciaio il
Génépy Blanc, più delicato e adatto alla miscelazione, prodotto con sospensione delle piante per lunghi mesi nella botte senza mai toccare l’alcol.
Entrambi hanno la freschezza di un bagno estivo in un torrente alpino.
Soc. St. Roch
Loc. Torrent de Maillod, 4
Quart (AO)
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saintroch@saintroch.it
tel.0165774111