Il piatto dei dogi, dieta mediterranea e crisi del grano

22.05.2017

Un piatto portafortuna che incantò anche i dogi”. Così su La Verità di sabato Morello Pecchioli descrive il risi e bisi, il piatto tipico della tradizione veneta già apprezzato negli opulenti banchetti dogali, in particolar modo nel pranzo che il Serenissimo Doge offriva il 25 aprile ai rappresentanti delle potenze accreditate in laguna. @ Dieta mediterranea? Un’illustre sconosciuta. Questa, almeno, la conclusione cui sembra giunto uno studio dell’Università di Bologna e presentato al congresso nazionale della società italiana per la Prevenzione Cardiovascolare svoltosi a Genova, secondo cui 6 italiani su 10 non conoscono la dieta mediterranea né la piramide alimentare. “Un problema trasversale - si legge - che riguarda tutti i ceti sociali, a prescindere dal livello di istruzione e dalla condizione economica”. @ Ma in tema di alimentazione, è da leggere l’approfondimento del Corriere della Sera sulle proprietà delle fragole, frutti “multitasking” che riducono il colesterolo, i trigliceridi e la glicemia. “Inoltre - spiega la nutrizionista Carla Favaro - i loro composti bioattivi ad alta efficacia antinfiammatoria e antiossidante spiegano l’ampio spettro d’azione”. @ Ma di salute si parla anche su QN di domenica con un’intervista ad Arrigo Cicero, il presidente della società italiana di Nutraceutica che spiega ad Alessandro Malpelo il potere curativo e disintossicante delle piante. “In una società che invecchia e richiede di mantenere una performance elevata, l’alimentazione ricca di nutraceutici può fare la differenza. (…) Ma occorre affidarsi al medico o al farmacista: per quanto non facciano male, anche queste sono sostanze che l’organismo deve assimilare nel modo giusto”. @ Dall’alimentazione al tema dell’ambiente con due notizie che fanno riflettere. Da un lato il progressivo innalzamento delle temperature, che nelle isole Svalbard, in Norvegia, sta mettendo in pericolo la cosiddetta “Arca dei Semi”; l’inverno più mite del solito ha iniziato a sciogliere il permafrost provocando infiltrazione nel bunker artico dove sono custoditi 500 milioni di semi, ovvero il patrimonio vegetale dell’umanità. (Repubblica) Ma a livello globale, i cambiamenti climatici incidono negativamente anche sullo stato di salute del grano. Secondo uno studio delle università americane di California, Davis e Cornell, entro la fine del secolo si ridurranno di un terzo i raccolti di grano e orzo. Un problema che non risparmia neppure l’Italia, dove secondo le stime del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura n.d.r) in un anno si è perso l’8,7% degli ettari seminati.Produrre grano non è più remunerativo - commenta il presidente di Copagri Franco Verrascina - Dopo il crollo delle quotazioni dello scorso anno, anche le previsioni per questa campagna sono in perdita”.

X

Cookie Policy

This page uses third-party cookies to offer personalized content