Il videogioco per fare il vino e la guerra al vino annacquato

10.05.2021

Dal Piemonte arriva il primo videogioco per gestire un’azienda vinicola. Si chiama Hundred Days e riproduce tutti i passaggi e i tecnicismi della produzione vitivinicola con l’obiettivo di creare una propria etichetta di vino senza banalizzarne il processo. Sviluppato da Broken Arms, un giovane team piemontese con sede ad Acqui Terme, prevede che i giocatori gestiscano un’azienda vinicola intraprendendo tutte le operazioni classiche che ogni viticoltore svolge: dall’analisi del terreno alla scelta del vitigno da piantare, fino alle attività di marketing. @ “Il vino senza alcol è annacquato”. In Italia è partita la rivolta contro le regole della Ue che con la nuova Pac in vigore da gennaio aprirebbe la strada ai vini parzialmente senza alcol, anche Dop e Igp. Sono in corso le trattative tra Parlamento e Consiglio europeo e per Coldiretti: “La proposta prevede di autorizzare nell’ambito delle pratiche enologiche l’eliminazione totale o parziale dell’alcol con la possibilità di aggiungere acqua”. Ma l’Ue precisa: “La proposta non contiene alcun riferimento all’aggiunta di acqua nel vino”. E l’europarlamentare Paolo De Castro rassicura: “Nessuna norma potrà essere imposta ai viticoltori, perché la scelta finale su un’eventuale modifica del proprio prodotto rimarrà nelle loro mani, con i necessari cambiamenti dei rigidi disciplinari interni di produzione”. (Corriere della Sera) @ Sul tema intervengono anche il presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella che, infuriato, su QN commenta: “L’Europa insulta la nostra cultura. Se serve una crociata si attacchino allora ai superalcolici”, mentre Carlo Petrini su La Stampa scrive: “Il discorso che si sta facendo a Bruxelles è complicato e di duplice lettura. Da un lato abbiamo dei prodotti che nulla hanno più a che fare con il vino di partenza perché si sottrae l’alcol per creare delle bevande indirizzate a un pubblico non certo affezionato al vino di qualità, e qui sarebbe giusto che il distinguo anche dal punto di vista del nome sia ben chiaro e preciso per non trarre in inganno il consumatore. Dall’altro parte, invece, parliamo di dealcolazione parziale, una pratica tecnicamente possibile che ha senso fino a un certo punto, perché ammicca a certe fette di mercato proponendo un vino che è pompato tra i filari e spompato in cantina. Non sarebbe meglio a questo punto praticare un’agricoltura più attenta e rispettosa per trovare in vigna il modo di ottenere una minore gradazione alla radice?”. E sull’aggiunta di acqua aggiunge: “Diciamo chiaramente che è una frode, non certo pericolosa per la salute, ma finché non cambia la legislazione questa cosa non è ammissibile né proponibile”. @ Sul Corriere della Sera il vicepresidente di Italian Wine Brands, Simone Strocchi, rivela i progetti della società vitivinicola, risultato della fusione di Giordano vini e Provinco, che per prima si è quotata in Borsa e oggi ha una public company con un flottante vicino all’80%. “Nel 2021 - annuncia - sarà centrale la strategia per aggregare nuovi marchi”. Con una spinta sui conti del canale digitale. @ Assolto in secondo grado per non aver commesso il fatto. Si è conclusa con il ribaltamento della sentenza da parte della Corte di Appello di Torino la vicenda giudiziaria che nel 2017 travolse il produttore vinicolo Mario Giribaldi, titolare dell’azienda omonima di Rodello, accusato di “Alterazione della denominazione di origine del vino Barolo per non aver rispettato il disciplinare di produzione”. (La Stampa)

X

Cookie Policy

This page uses third-party cookies to offer personalized content