Cos’è stato il 2020 nel mondo delle aziende di riferimento del settore lattiero-caseario italiano? E soprattutto quali sono le prospettive per il prossimo futuro? L’Osservatorio del Golosario proverà a dare una risposta a questa domanda intervistando i protagonisti, per cogliere spunti, riflessioni e dati.
Le vacche da latte delle Fattorie InalpiSiamo partiti da
Moretta nel Cuneese e da un’azienda in particolare,
Inalpi, che si è sviluppata rivolgendosi tanto all’operatore quanto al consumatore. Una strategia che nel difficile 2020 ha dato buoni frutti.
“L’anno si è chiuso con un fatturato di 174 milioni di euro, perfettamente in linea con il 2019” ci spiega il
presidente Ambrogio Invernizzi “che ha visto due fenomeni in particolare: la divisione dell’Horeca in forte difficoltà per le chiusure di bar e pasticcerie (con punte negative del 60%) e, al contrario, la crescita nei supermercati con un +25%. Abbiamo assistito a un vero e proprio boom di alcuni prodotti come la mozzarella per fare la pizza che ha confermato il traino del lievito protagonista di una caccia serrata da parte dei consumatori durante il primo lockdown. A segnare una deciso aumento dei consumi (+300%) il burro chiarificato che solitamente tra i consumatori faceva segnare un già ottimo +5% annuo”.
Il burro chiarificato InalpiAnche in questo caso la spiegazione si può rintracciare nel cambio di abitudini portato dal primo lockdown e dall’utilizzo in casa di prodotti fino a questo momento rimasti ancora in una nicchia di mercato.
“Un fattore importante perché chi ha preso confidenza con un prodotto come il burro chiarificato potrà continuare a usarlo anche nel prossimo futuro”.
Il presidente di Inalpi Ambrogio InvernizziLa fotografia dei
prodotti per Ho.Re.Ca. è esattamente ribaltata:
“La panna ad esempio che nel 2019 era un prodotto in costante crescita, con una media di vendita di 100 tonnellate a settimana oggi non arriva ai 60 nonostante le pasticcerie abbiano riaperto, segno che i consumi sono ancora distanti dall’era pre-Covid”.
In una situazione di incertezza, c’è però un driver su cui puntare: la
sostenibilità.
“Sviluppo della filiera in questa ottica e investimenti” - spiega Invernizzi - dando seguito a progetti su cui Inalpi lavora da tempo.
Se il 2019 è stato l’anno del nuovo protocollo di
filiera corta e certificata del latte piemontese, che ha visto un’attenzione particolare all’utilizzo delle risorse idriche ed energetiche, al benessere animale e alla tutela dei diritti umani e dei lavoratori, il 2020 è l’anno che ha visto il varo di un piano quinquennale basato proprio su questi elementi che a loro volta si ispirano ai
Sustainable Development Goals contenuti nell’Agenda 2030 dell’Onu. Un percorso che passa per il
riutilizzo dell’acqua per i lavaggi, per gli impianti di cogenerazione e biodigestione dei fanghi e
premio di filiera a chi utilizza energie rinnovabili. Questa politica ha portato già oggi a un risultato di primo piano: il 78% degli allevamenti nella filiera costituita da cooperativa Compral, Inalpi e Ferrero utilizza energia rinnovabile e l’obiettivo più prossimo è il raggiungimento del 100% dei conferenti nel giro di un anno. All’orizzonte però ci sono traguardi ancora più ambiziosi come la certificazione Carbon e Water Footprint.
La Fonduta Reale realizzata da Inalpi in collaborazione con Giampiero Vivalda dell'Antica Corona Reale di CervereUna
rivoluzione green che si accompagna comunque a una
costante innovazione anche
di prodotto, dal lancio della fonduta realizzata in collaborazione con lo chef Giampiero Vivalda dell'Antica Corona Reale di Cervere, fino alle fettine aromatizzate o ancora all’ingresso nel mercato degli yogurt bio grazie all’accordo con Ars Food nel Biodistretto della Val Vara che ha permesso il lancio del marchio Biobontà di Inalpi.