La nostra disponibilità ad aspettare rivela il valore che diamo all’oggetto che stiamo aspettando.
(Charles Stanley)
Aspettare, ovvero l’arte propria sia del 2020 che del Natale. Quest’anno il tempo dell’attesa è stato il più duro di tutti: abbiamo aspettato a dare un nome a un male che colpisce tutti, a uscire di casa, in fila fuori dal supermercato, davanti a uno schermo.
A Natale, solitamente, aspettare è un piacere del quale si gode ogni giorno: tra un cioccolatino e l’altro del calendario dell’avvento si ricevono pacchi, biglietti, si telefona agli amici lontani. In queste settimane, queste due occasioni per fermarsi e prevedere cosa può accadere, si sovrappongono e germoglia la sfida di questo dicembre: rendere l’attesa piacevole - nonostante le sue difficoltà -, colorarla per viverla senza pesantezza, tenere a mente il fine ultimo di questi momenti che sembrano sprecati. Perché sì, quando si aspetta, lo si fa per qualcosa. Noi, abbiamo aspettato per la nostra salute e quella di chi ci circonda, e anche questo è Natale.
Ma come ravvivare l’atmosfera, colorare la casa? Il colore è espressione di vita allo stato puro e si ottiene facilmente, partendo dalla quotidianità: guardando un film in compagnia (dal vivo o in videochiamata), spegnendo la televisione durante i pasti per accedere lo stereo e ascoltare musica, conducendo un avvento personale per scegliere ogni giorno la “cosa più bella” accaduta (può essere anche semplicissima: bere un caffè con un’amica, trovare parcheggio senza dover aspettare, giocare con il proprio animale domestico…), telefonando a chi non si sente da tempo, preparando qualche piatto più elaborato, sorridendo allo specchio la mattina amandosi.
Tutto questo e molto, molto altro è colore.