L'Italia punta sugli under 30 e l'agricoltura guarda a Nord

09.12.2015

L’Italia è ancora frenata e in letargo, tuttavia dai giovani arrivano i segnali di ripresa. E’ la fotografia contenuta nel 49° Rapporto Censis, ripreso diffusamente sui giornali del weekend,che però mette in luce alcuni dati positivi: una crescita dei risparmi, un importante incremento del turismo (a partire dal 2000 + 33%). Dallo scorso anno in ripresa anche i consumi di beni durevoli (auto, mobilio) e in molti investono sulla casa. La “meglio gioventù” però esiste ancora: proprio il Censis - sottolinea Repubblica - fotografa come gli under 30 siano capaci di ibridarsi (ovvero mettere insieme tradizione e innovazione) e molti di loro abbiano intenzione di avviare una start up nel prossimo futuro. Nuova frontiera dell’italian style è il cibo. Aumentano take away (+ 37%) e ristoranti(15,5%), diminuiscono ferramenta e macellerie. “L’Italia è in letargo? Datele (e dateci) invece un progetto vero da gustare” è il commento di Paolo Massobrio su Avvenire che sottolinea proprio la capacità di sviluppare un progetto vero come punto di svolta nella crisi. @ Ma a crescere è anche l’agricoltura che vede un aumento dell’occupazione del 6%. Gli assi di sviluppo sono alloggio, ristorazione, vini e sport e oltre un’azienda su due svolge tutte e quattro le attività. (La Stampa di domenica) @ La pubblicità local è quella che piace di più. il nuovo sentimentalismo fatto di dialetti, piccoli paesi e volti di persone normali premia le vendite. E’ quella che Il Giornale di lunedì identifica come “sindrome del Palio”. @ L’agricoltura si sposta sempre più a nord. Gli ulivi superano il 46° parallelo e arrivano in provincia di Sondrio mentre in Sicilia si piantano con successo avocado e banane. Lo dicono gli agricoltori riuniti a Parigi per il summit sul clima. (La Stampa di domenica) @ Ma i problemi del clima emergono anche dalla portata del Po che si è quasi dimezzata e gli esperti già parlano di crisi dell’ecosistema fluviale. (Repubblica) @ Cambierà la legge sull’etichettatura, dopo la procedura d’infrazione avviata dalla Ue. Nel nuovo disegno di legge europeo infatti si considerano come ingannevoli le informazioni non chiare sul “paese di origine e luogo di provenienza dell’alimento o l’origine del suo ingrediente primario”, rendendole di fatto più gravi. Contemporaneamente cambia però la definizione di made in Italy e, secondo lo schema di legge del governo, cade l’obbligo di italianità integrale per la trasformazione, produzione o allevamento così come per la materia prima agricola coltivata o allevata. Resiste però l’obbligo di mettere in chiaro l’origine dell’ingrediente primario. (Italia Oggi)

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