La Notizia

07.07.2021

Addio città, torno a vivere nelle Langhe. Complice lo smart working degli ultimi mesi, in tanti hanno riscoperto il piacere di vivere nei paesi. Il fenomeno è evidenziato dalla presidente provinciale di Fimaa Cuneo, Simona Trucco, che su Repubblica Torino individua Barolo e Grinzane Cavour tra i centri più ricercati e spiega: “Le persone recuperano piccole palazzine, magari casali rurali o case storiche. In alcuni casi si tratta di acquisti finalizzati a realizzare strutture ricettive o della ristorazione, ma buona parte della domanda è sostenuta anche da chi cerca una casa in cui vivere”. @ Ma nelle Langhe anche la terra può essere un affare. Tra le colline care a Cesare Pavese esistono cru venduti a prezzi esorbitanti, ma anche diverse opportunità low cost. Lo rileva sempre su Repubblica il vice presidente di Fimaa Cuneo, Ezio Balocco, secondo cui “Un ettaro a Barolo costa tra 1,2 e 1,5 milioni di euro, anche se per alcuni Cru non esiste quotazione. Ma a Barbaresco un ettaro può essere venduto tra 700 mila e 900 mila euro e diverse sono anche le cifre per vitigni a nebbiolo e moscato, che vengono alienati tra i 90 mila e i 110 mila euro”. Ma oltre alla vite, le Langhe sono anche terra di nocciole, i cui terreni hanno prezzi che oscillano intorno ai 9 mila euro, quotazione che sale a 18 mila nel caso in cui il noccioleto abbia già le piante in produzione. @ Un codice di condotta per buone pratiche responsabili nel settore dell’industria, dei servizi e del commercio alimentare, con l’obbiettivo di migliorare le prestazioni in termini di sostenibilità ambientale e favorire la transizione ecologica. E’ quello pubblicato dalla Commissione Europea come primo step della strategia Farm to Fork che ha già incontrato l’interesse di 65 portatori tra associazioni e singole compagnie. Per l’Italia hanno aderito Barilla, Coop Italia e Ferrero. (Italia Oggi) @ Di alleanza fra città e campagna parla invece Paolo Massobrio, che su Avvenire di oggi cita il caso esemplare di FattorMia, il portale dedicato all’adozione di un produttore agricolo che consente, tramite un abbonamento annuale, di veder crescere la propria pianta o animale per poi recarsi in azienda a ritirare i prodotti. “Sembra un gioco - scrive Massobrio - ma è un sistema che crea un’alleanza fra città e campagna, trasformando il consumatore in co-produttore. E’ sempre la comunanza degli obiettivi che permette di superare i problemi”. Per leggere l’articolo completo clicca qui.

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