E’ uscita ieri la sessantesima edizione della Guida Michelin, senza novità di rilievo ai vertici: nessun nuovo tre stelle (che rimangono otto). A colpire è la mancanza di massimi riconoscimenti a Milano, la città che il prossimo anno ospiterà EXPO: solo due le novità con Andrea Berton e Haruo Ichikawa. Tra le new entry, spiccano anche Il Cambio di Torino, guidato da Matteo Baronetto, a pochi mesi dalla riapertura e una bottega del gusto storica, tra le prime ad abbracciare la ristorazione: Damini di Arzignano (Vi), premiata già 4 anni fa sul palco di Golosaria e che quest’anno salirà nuovamente tra i Pionieri del Golosario (a questo link il pezzo apparso sul Golosario.it qualche giorno fa, dedicato alla storia di questa macelleria). Finalmente il riconoscimento di una stella anche a un’altra scoperta della Guida Critica Golosa (edizione 2008): la Gallina di Gavi (Al) con lo chef Massimo Mentasti (nella foto lo scorso anno a Golosaria durante uno showcooking). Sulla Stampa di oggi Rocco Moliterni intervista il direttore della guida Michelin Sergio Lovrinovich che si difende dall’accusa di essere ingenerosa con l’Italia: “L’Italia seconda per numero di stelle al mondo - dice - ma quando attribuiamo le tre stelle sentiamo la responsabilità di dire che il ristorante vale un viaggio anche da Hong Kong o dal Giappone”. “Stelle di gomma come i muri” ha commentato ieri Paolo Massobrio sul Golosario, in un concetto poi ribadito la sera stessa, ospite alla trasmissione Decanter "La Guida Michelin prosegue la sua lenta politica di contenimento della cucina italiana: pochissimi due stelle (appena 2: ridicolo) nessun nuovo tre stelle. (E Pino Cuttaia quanto deve aspettare?)”commenta ancora Massobrio in un fondo di ieri su IlGolosario.it. "L’immagine consegnata dalla Guida Michelin, argomenta Federico Francesco Ferrero sulla Stampa, è quella di otto campioni (tre stelle) che non riescono a formare una vera squadra ma manca un’idea davvero nuova e moderna intorno cui “fare sistema”.