Addio a molti cibi tradizionali per colpa dell’effetto serra. Un nuovo rapporto Onu ha calcolato che fino al 2030 le condizioni resteranno stabili, ma il progressivo aumento di temperatura, solo due decenni dopo, nel 2050 porterà a un drastico calo dei raccolti. Meno 20% dei raccolti di frumento, - 7% di mais (a ogni grado di temperatura in più) e di conseguenza meno mangime per gli animali, - 25% per il raccolto di fagioli e rischi anche per la produzione di prugne e ciliegie. I mari più caldi potrebbero far saltare i cicli riproduttivi di salmoni e merluzzi e la maggiore acidificazione creare problemi per gamberi e molluschi con la conchiglia. Ma un pianeta più caldo significa anche più mosche e zanzare, ed anche funghi e parassiti che stanno colpendo duramente cioccolato e caffé. Infine, come già ampiamente detto, cambieranno le latitudini del vino che si spostano a nord con conseguenze disastrose per California e Australia. “Non basta ridisegnare la mappa delle coltivazione - commenta Petrini su Repubblica- bisogna puntare sugli alimenti che raffreddano il pianeta” ovvero ottenuti secondo pratiche ecosostenibili.