L’Italia riparte fra luci e ombre. I giornali di oggi regalano un viaggio tra i cinema e i ristoranti delle città italiane, che affrontano il secondo giorno della zona gialla sfavoriti dal maltempo ma anche dalle restrizioni imposte dal governo. A fronte di un’Italia che si rialza, c’è dunque un’altra metà del Paese che non riesce a riaccendere i motori. A livello nazionale, i dati ripresi dal Giornale parlano infatti del 46% degli esercizi senza spazi esterni e di un 15% di sale cinematografiche aperte al pubblico, con poche compagnie che hanno già programmato spettacoli. E se a Torino la partenza dei locali è andata a singhiozzo, con i ristoranti sotto i portici che hanno accennato un mezzo sorriso e altrettanti che al contrario non hanno neppure rialzato le saracinesche convinti che “aprire così non serva a nulla”, a Milano il primo bilancio è di dehors mezzi vuoti causa pioggia, con notizie migliori solo per le pizzerie e gli street food. Sul fronte veneto, il Corriere di Verona riporta la storia della barista di Padova commossa dal primo cappuccino servito a un cliente nonostante il maltempo (e l’insoddisfazione generale), ma anche dei plateatici allestiti a Treviso in tempo record (48 ore) pur di ripartire. Un avvio tiepido che si è sentito anche al Centro-Sud, dove i ristoranti hanno riscontrato le problematiche maggiori proprio nei limiti di orario, come racconta sul Corriere della Sera il caso del cameriere di un ristorante sulla spiaggia di Capo Miseno, che racconta: “Qui ci si vergogna a prenotare un tavolo così presto”. @ Il nodo del delivery è invece trattato su La Verità, dove Carlo Cambi scrive: “I ristoranti hanno il delivery alla gola. Sbaglia chi irride i gestori dicendo che non guardano al futuro (…) E allora raccontiamo che se il futuro passa da lì, per l’Italia non c’è futuro”. E a perderci sono cibo, agricoltura, cultura, vino e professionalità. @ In questo scenario c’è però anche chi sperimenta altri sistemi per dare sprint alle riaperture. A Bolzano i ristoranti restano accessibili anche al chiuso grazie al “Corona Pass”: presentando un test negativo, il vaccino o l’attestato di guarigione dal Covid, i clienti possono tranquillamente mangiare all’interno dei locali. E sono già stati distribuiti 8 mila pass. “Con questo sistema - spiega la Provincia - possiamo avere una mappa della situazione in tempo reale. E’ un buon metodo per prevenire focolai e nelle prossime settimane potremmo estendere il servizio ad altri tipi di attività”. (E perché non è possibile anche altrove??? NDR)