La storia del Moscato secco in Piemonte è fatta di (pochi, pochissimi) alti e qualche basso. Sostanzialmente, però, è una storia senza cavalieri, o meglio, senza fuoriclasse capaci di portare all'attenzione del mercato questa tipologia di vino, difficile, per quella punta di amaro che resta lì, al termine della vinificazione. E forse perché nella storia del Moscato d'Asti c'è solo ed esclusivamente il dolce come sta a testimoniare la fatica che la tipologia dell'Asti secco impiega per avere un posto al sole.
Oggi, però, a provare una strada nuova è una pattuglia di giovani, agguerriti, produttori: Simone Cerruti, Guido Vada, Gabriele Saffirio, Fabio Grimaldi, Francesco Bocchino ed Emanuele Contino a cui si sono aggiunti in un secondo momento Luca Amerio e i fratelli Cerruti. Si sono riuniti in un'associazione, Aroma di un territorio, e hanno registrato un marchio esCAMOtage per identificare un Moscato secco ottenute da basse rese in vigna, vigneti ben esposti allevati a guyot, gestione del suolo attenta all'ambiente. Per farlo hanno scelto di evocare nel nome una località mitica del Moscato (la collina di Camo, insieme a Sant'Antonio a Canelli e a Moncucco di Santo Stefano Belbo) capace di evocare da un lato Pavese, che la vedeva al confine del suo territorio, e dall'altro i leggendari sorì, cioè quei vigneti in forte pendenza con vigne solitamente vecchie e esposte a Sud che danno il massimo da quest'uva.
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