Forse non tutti sanno che tra le eccellenze di Montalcino c’è anche lo zafferano, qui coltivato fin dal Medioevo: tanti i mercanti che percorrevano la via Francigena per aggiudicarsi la preziosa spezia.
Nel corso della storia, inoltre, abbiamo una importante testimonianza scritta che unisce le due eccellenze locali; nel 1857 Clemente Santi, farmacista, il padre del Brunello di Montalcino, vinse il premio alla prestigiosa esposizione agraria Toscana con lo “Zafferano del suolo montalcinese” che fu particolarmente apprezzato per qualità e profumo.
Già nell’antichità allo zafferano erano attribuite anche qualità terapeutiche e veniva usato per preparare unguenti disinfiammanti e cicatrizzanti.
Oggi allo zafferano, ricco di vitamine, fibre vegetali, minerali, e più carotenoidi, delle carote, sono riconosciute proprietà antiossidanti, di protezione delle membrane cellulari e di rafforzamento del sistema immunitario.
Nel terzo millennio, a proseguire con orgoglio questo legame indissolubile tra i due “ori rossi” della Val d'Orcia, c’è invece una intera famiglia, quella dei Maccari.
Gianni, manager ed enologo di vaglia della cantina Ridolfi, top Hundred del Golosario, nonché produttore in proprio di una nicchia di Brunello di Montalcino (500 bottiglie) con l’azienda agricola di famiglia, la moglie Donatella e i giovanissimi figli Viola, laureanda in Economia e Commercio, e Filippo, laureato in Enologia, hanno infatti acquisito una affermata realtà locale dedita alla produzione di zafferano, Pura Crocus. C’è anche spazio per il lato emozionale, dato che il loro nonno già coltivava per passione lo zafferano in questa terra d’elezione.
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