Mandrarossa è una linea sartoriale. E’ un progetto, una firma. Se vi esaltano le sbavature, le disarmonie, allora forse è meglio smettere di leggere. Perché fare una degustazione di questa linea della Cantina Settesoli (tel. 0925 77111) di Menfi (un colosso del vino siciliano, da 6000 ettari) è un piacevole viaggio nel vino rifinito nel dettaglio, come un capo d’alta moda.
Le etichette sono pulite, in primo piano c’è il nome della contrada (almeno in una parte di queste) e l’annata su campo bianco in un’etichetta preziosa, più spessa del normale, che già introduce a una ricercatezza. Il nostro ultimo assaggio è stato di un bianco - il Sauvignon Blanc Urra di Mare - e di due rossi: il Petit Verdot Timperosse e il Nero d’Avola Cartagho. I primi due fanno parte della linea monovarietali, ovvero due vitigni internazionali, vinificati in purezza, su terreni particolarmente vocati per quel tipo di uve con la connotazione del sud della Sicilia, quindi brezza marina, terreni sabbiosi di medio impasto. Il territorio intorno a Menfi è stato completamente mappato, per ogni particella è stata scelta l’uva che potesse adattarsi meglio. Ora i vini: colori da manuale, profumi netti, puliti, perfettamente equilibrati.
Il Sauvignon Blanc Urra di Mare 2015 nasce in terreni con una prevalenza d’argilla, che digradano verso il mare, in una posizione ideale per godere dei freschi venti serali che nel bicchiere si traducono in freschezza e sapidità. I profumi varietali sono esaltati dalla vinificazione in acciaio e l’affinamento in bottiglia. Nel bicchiere si presenta di un colore paglierino scarico, al naso è fine, lascia prevalere i fiori bianchi, gli agrumi e appena accennata una nota di bosso. In bocca dà il meglio, con sapidità, freschezza, una mineralità ben presente e sul finale il ritorno delle note agrumate.
Sempre nella linea dei vini territoriali troviamo il Timperosse, il vino più celebrato di questa cantina. Nasce da uve petit verdot nell’omonima contrada con clima più secco e terre sabbiose. E’ un microclima ideale per queste uve che godranno di una vinificazione in acciaio e un successivo affinamento in bottiglia per pochi mesi. Abbiamo assaggiato il campione 2014. E’ pronto, nel senso più puro della parola come cercano di spiegare nei corsi da sommelier. Di colore rubino intenso, al naso è eleganza, con la frutta rossa ben percepibile, le sfumature di erbe aromatiche che lo rendono ancor più piacevole. In bocca è una carezza: tannino setoso, giusta freschezza, medio corpo. Estremamente piacevole.
Infine l’ammiraglia della cantina: il Nero d’Avola Carthago 2012, da uve nero d’Avola in purezza, maturato un anno in barrique prima di passare in vetro. Di colore rosso porpora brillante, al naso è ancora una volta la pulizia a spiccare. Netti i profumi di marasca, frutta di bosco che lasciano poi spazio alla frutta secca e al mallo di noce. In bocca è caldo, armonico, con un tannino ben presente ma levigato. Finale lungo con il ritorno delle note di frutta secca. Un vino che rende onore alla classe del Nero d’Avola.