Mangiare bene in aeroporto? Si può. Seguendo gli esempi del ristorante Carles Craig al Prat di Barcellona, o l’Airplane Food firmato da Gordon Ramsay al Terminal 5 di Heatrow, anche gli aeroporti italiani hanno detto addio ai tristi panini al formaggio per salutare locali di nuova concezione dove gustare piatti di tutto rispetto oppure un pasto…servito a tempo. Qualche esempio? L’Open Bistrò di chef Antonello Colonna al T1 di Fiumicino, cui recentemente si sono affiancati anche il ristorante Assaggio, con la supervisione di Christina Bowermann, e Attimi di Heinz Beck, che grazie ai menu da 30, 40 o 60 minuti offre ai clienti la possibilità di scegliere in base al tempo che hanno prima della partenza. (Il Giornale di sabato) @ Dai ristoranti a tempo alla prima pizza arrivata al Nord. Su Libero di sabato Vittorio Feltri racconta la storia della pizzeria di Mario Donzelli, la prima aperta nella sua Bergamo. E scrive: “Era il 1951, un napoletano aprì a Bergamo il primo locale che la serviva. Nessuno l’aveva mai assaggiata. Ma conquistò tutti”. @ Consorzio dell’Asti vs Prosecco. Non semplici “gelosie enologiche”, ma il timore che la Doc Asti tipologia Secco, il cui disciplinare è stato approvato dalla Commissione tecnica del ministero dell’Agricoltura, possa rubare al Prosecco veneto un’ampia e importante fetta di mercato. Un rischio concreto, che ha portato i veneti a mettere le mani avanti facendo rilevare come la Commissione tecnica abbia in realtà proposto degli emendamenti al testo del disciplinare presentato dal Consorzio dell’Asti. Ma per ora tutto tace, e come gli stesso veneti hanno ammesso: “Non resta che attendere di verificare come il nuovo disciplinare dell’Asti verrà declinato ed eventualmente applicato”. (Avvenire) @ Novità in vista per il Nebbiolo. Dopo la levata di scudi contro l’ipotesi di creare una denominazione Piemonte Nebbiolo, osteggiata dai produttori di Langa e Roero che avevano considerato l’operazione al ribasso, il Consorzio della Barbera d’Asti e Vini del Monferrato ci riprova con una nuova denominazione: Monferrato Nebbiolo Doc. Ad annunciarlo è stato il presidente del Consorzio, Filippo Mobrici: “Abbiamo individuato un’area più limitata rispetto alla precedente, e abbiamo immaginato un disciplinare più rigido e virtuoso, per allontanare ogni sospetto di voler creare un prodotto di basso livello”. La proposta è già stata presentata alle organizzazioni interessate, mentre il progetto la prossima settimana sarà discusso anche dal CdA del Consorzio e, se accolto, presentato al Comitato vitivinicolo regionale e nazionale. (La Stampa)